Il quartiere, in bilico fra il mondo e microcosmo, si collocava un tempo fra gli elementi fondanti della crescita e educazione dei bambini e dei ragazzi. Con le sue voci, i suoi odori, le sue professioni e i suoi colori delineava i suoi abitanti, li rispecchiava e li accompagnava dall’età adulta alla morte, come un universo in cui infinite strade, percorse a tratti insieme, a tratti da soli, nascevano e si esaurivano in esso.
Con la globalizzazione, il veloce e inesorabile aumento del traffico cittadino e degli impegni di un individuo che non lavora per vivere ma vive per lavorare, il quartiere perdeva la sue centralità, diventava spesso dormitorio, forse rifugio dopo estenuanti giornate, sovente campo estraneo in cui cercare spaesati la farmacia di turno. Come sempre accade per alcune cose, ecco l’inversione di tendenza, le strade un tempo abbandonate, i muri scrostati o le stanze vuote, subiscono la piena della nostalgia umana. E il quartiere si ripopola.
È il caso di Villanova a Cagliari, fra i quartieri più suggestivi nell’area del Mediterraneo, nato intorno al XIII secolo ai piedi del versante est del quartiere di Castello, senza dubbio il palcoscenico naturale per la variegata natura umana, per il verde degli alberi e l’odore del caffè che dai locali pubblici si espande e serpeggia benigno fra i muri delle case, nella strade rivestite di pietra grigia e nei negozi sfiziosi e insoliti, dotati di un afflato borghese.
A sottolineare questo aspetto il corto Living Villanova (clicca qui), ideato e creato da Illador Films (Massimo Gasole), con la collaborazione di Love Retrò, Bar Florio e Electric Storm Tattooing, e i dettagli fashion di Ici Pici (suo il quadernetto raffigurante Frida Kahlo che funge da fil rouge nella storia), Imm Bijoux e El Rana.
Il concept è semplice, Villanova è uno dei quartieri, incastonati fra il nuovo e l’antico, dove è possibile fare una passeggiata, prendere fiato e assaporare la vera Cagliari. Non lontana dal mare, ma distante dalla folla delle spiagge, dall’Antico Caffè, ai piedi del Bastione di Saint Remy, passando per l’antica via Sulis (S’Arrughixedda), proseguendo verso la Chiesa di San Giacomo, con il suo campanile, costruito nella seconda metà del 1400 e parzialmente danneggiato durante il bombardamento di Cagliari da parte dei francesi nel 1793, questa parte del capoluogo sardo offre un assaggio di vita, shopping e artigianato capaci di soddisfare i turisti più esigenti.
Susseguirsi di sipari, luoghi, angoli: il vecchio panificio, ora ammantato dai colori di Crisa, è attualmente un laboratorio d’arte a tutto tondo, una barberia con le sue antiche sedute e il profumo della Brillantina, due maestri del legno e le paste deliziose di Manuel alla fine di via San Giovanni. Arte e sapori trovano a Villanova il giusto contesto, come conferma anche Alice Tolu, designer e titolare della boutique Love Retrò, che da anche il nome alla factory da lei creata: «in via S.Giacomo c’è l’atelier storico del pittore Giorgio Podda e poco più avanti ha aperto da due anni circa un negozio che produce pasta fresca e tiene corsi per imparare a farla».
Compaiono dunque nel filmato, accompagnati dai rumori, rossi fiori di ibisco, primissimi piani sfocati di cassette di frutta, disposte ai lati delle case, sulla strada, cariche di piante sempreverdi, murales colorati e le attività attualmente caratteristiche del quartiere. Dal crocchiare della croccante carta usata per avvolgere gli abiti sul bancone di Love Retrò (via Sulis 26), al tipico ronzio della macchinetta per tatuaggi utilizzata dalla sapienti mani di Electric Storm Tattooing (via San Domenico, 52), passando per il cozzare attutito delle tazzine da caffè del Bar Florio (via San Domenico, 90) che trasmette l’odore del caffè e l’arabesco che da esso si alza quando, appena caldo, viene gentilmente servito al tavolino.
Alice Tolu rivela: «Il quartiere di Villanova l’abbiamo scelto per la sua storia, la sua bellezza il suo essere un paesino dentro una città. Si creano facilmente punti di ritrovo spontanei degli abitanti, il bar Florio ne è la prova. C’è proprio un senso di famiglia e di relax che Massimo Gasole è riuscito perfettamente a trasmettere. A me personalmente fa sentire una turista nella mia città, mi sembra di stare nel Marais e poi svolto l’angolo e sono a Gràcia, mix di giovani e anziani che convivono tra tradizione e innovazione».
Living Villanova, con la colonna sonora di D SONG di Bonobo (dall’album Dial ‘M’ for Monkey), descrive luci oblique, vasi ricolmi di fiori, quadri e quelle piccole e grandi coquetterie, tipiche delle attività commerciali di quartiere, che, come nel dopoguerra, dotano la città di un’intensa sfumatura che è il nerbo stesso della società civile. Un insieme di insegne, ricordi, eventi piccoli e grandi che richiamano la Passeggiata di Palazzeschi («Il mondo in miniatura./Lavanderia,/Fumista,/Tipografia,/Parrucchiere,/Fioraio,/Libreria,/Modista./Elettricità e cancelleria./L’amor patrio/antico caffè»). Quella «immensa zona di sensibilità inesplorata ed ignota», per dirla con Gabriele d’Annunzio, che è possibile sentire.