Sabato 2 marzo al teatro T.Off di Cagliari, è andato in scena con un discreto successo di pubblico lo spettacolo “Nossa senhora das flores”, titolo ripreso da un’opera di Jean Genet, ma non ha nulla a che vedere con l’opera del regista francese. Lo spettacolo è portato in scena da Francisco Camacho, uno dei più grandi danzatori e coreografi contemporanei portoghesi.
Nostra signora dei fiori, opera del 1993 prodotta dalla compagnia portoghese Eira, è stata è stato rivisitata dal coreografo durante la sua residenza artistica al T.Off. La nuova edizione riprende vita a Cagliari, alla luce dei cambiamenti ventennali del mondo e dell’artista, inaugurando la rassegna Opere sommerse, diretta da Simonetta Pusceddu.
Lo spettacolo si avvale della bellissima musica medievale diretta da Jordi Savall, musica che naturalmente porta con se una componente mistica.
L’opera di teatro danza ha ricevuto negli anni gli elogi di tanti critici, in patria come all’estero. Ne parla João Manuel de Oliveira, ricercatore sulle differenze di genere e femminismi, come il “requiem per le certezze”. Per cercare di capire il senso di questo lavoro bisogna partire da qui: il corpo e la sua sessualità espressa non porta con se certezze. Il movimento di continua ricerca che Francisco porta avanti, senza mai perdere di intensità, senza rinunciare mai a donarsi completamente, è un’indagine impietosa delle nostre convenzioni, e convinzioni.
Affronta se stesso, il suo corpo, lo indaga e lo interroga. A tratti con ironia, altre volte con la tragica consapevolezza che il corpo, anch’esso, può essere una prigione. Uomo, donna, signora con un vestito da sposa, o signore con un bell’abito bianco elegante. Due vestiti che stanno stretti, che opprimono in qualche modo la ricerca, dal basso della terra si orienta al cielo.Una danza armoniosa, a tratti difficile e sincopata. Una danza convulsa, ossessiva, una sorta di black out fisiologico, un corpo finito che all’improvviso danza in un assoluto piacere dei sensi, misterioso e osceno. Una danza che rivela un passato non lineare, un racconto spezzato e ricucito in fretta.
Lo spettacolo è una collezione di molte esperienze, un nuovo approccio alla danza stessa: un nuovo linguaggio, un nuovo paradigma concettuale. Mischiare i generi è un modo per presentare una figura ambigua: la figura diviene uomo, donna, bambino, dando vita ad una nuova performance di “genere”. Francisco Camacho non parla del suo spettacolo, ne scrive ancora meno. Ci lascia intendere che l’opera deve essere riscritta e rivissuta dal pubblico, non c’è modo di racchiudere in una spiegazione la forza vitale del corpo dell’artista. L’esperienza che lui fa ogni volta che mette in scena Nossa senhora das flores è unica, e altrettanto diventa l’esperienza di chi lo guarda.
Certo, vent’anni fa l’argomento era di scottante attualità, soprattutto in un paese come il Portogallo in cui la cultura era estremamente maschilista e tradizionalista, sicuramente retaggio della parte peggiore della cultura mediterranea, ma anche dalla lunghissima dittatura salazarista, conclusasi solo nel 1974. Oggi si ripropone in una veste nuova, per ricordare la frammentazione dell’uomo moderno, la progressiva eliminazione di confini certi.
Francisco Camacho ha studiato danza alla scuola di Companhia Nacional de Bailado e al Ballet Gulbenkian. Si è perfezionato a New York, allo Studio di Merce Cunningham e al Lee Strasberg Theatre Institute. Ha danzato con molti coreografi in Portogallo e a New York, in Europa e Canada.
Il calendario al T.Off continua con la rassegna Opere sommerse, organizzata dalla coreografa Simonetta Pusceddu. Rassegna che nasce per dare rilevanza ad opere coreografiche inedite. Ogni spettacolo in calendario è oggetto di una residenza artistica rivolta agli autori coreografi finalizzata a promuovere lo scambio e la mobilità degli artisti favorendo collegamenti tra arte, individui e comunità.
La compagnia Tersicorea, organizzatrice della rassegna, viaggerà con i suoi lavori Durlindana e Odor di Cipria in Portogallo e in Tunisia.
Info: www.tersicorea.it