Om Officine mediterranee
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Valderice (ITALIA)

Dall’1 al 4 settembre 2011, si è svolto a Valderice, in provincia di Trapani “OM Officine Mediterranee, Sentieri di Musica, Teatro, Danza e Parole dei Popoli del Mediterraneo”.

OM, acronimo di Officine Mediterranee, sinonimo di multiculturalità. Ogni azione umana ha una direzione, un verso. Om ha segnato l’inizio di un percorso che può creare un nuovo universo culturale nell’area mediterranea, anzi un “pluriverso” di significati e di incontri. La manifestazione ha dato la possibilità di creare uno spazio comune, di far incontrare persone provenienti da culture diverse, che per quattro giorni hanno convissuto in un’armonia speciale.

Il programma di OM era ricco di eventi: al mattino, per 4 giorni, i giornalisti ospiti sono stati accompagnati alla scoperta dei luoghi della valle dell’Agro-Ericino. Erice, Selinunte, Segesta e Mothia, sono state mete di escursioni guidate e raccontate, così come San Vito lo Capo, che ospita una bellissima spiaggia bianchissima dove si può gustare il miglior Caldofreddo della Sicilia.

Nel pomeriggio, nel giardino della pineta San Barnaba, si sono svolti seminari sui temi più importanti riguardo la multiculturalità. La sera, per la gioia del palato, l’appuntamento con la gastronomia del territorio. “A cena con l’artista” ha visto alternarsi quattro chef, che hanno presentato il piatto tipico della zona, il cous cous, condito con frutti di mare, segno che la mescolanza delle culture è già realtà. Il tutto accompagnato dal Nero d’Avola!

L’amministrazione comunale, attraverso la proposta e la volontà dell’assessore alla cultura, ha messo in pratica quella che si chiama “politica culturale”. Valderice ospita le quattro giornate di Om con una generosità e una preparazione ottima, soprattutto tenendo conto che questa del 2011 è stata la prima edizione. Valderice ha invitato la nostra redazione, e tanti importanti giornalisti. Giancarlo Roversi, solo per fare un esempio, direttore di numerose riviste che spaziano dall’enogastronomia alla scoperta del territorio italiano. Era presente la Rai con una redattrice di Si viaggiare, ma ancora Mediterraneo sat con Carmen Attardi, Niccolò D’aquino di americaoggi, e tanti altri.

Un’organizzazione che ha saputo creare una sinergia di forze ed entusiasmo non comune nel territorio italiano. Un’accoglienza che sicuramente rimarrà nel posto migliore della memoria. Il calendario era ricchissimo di eventi, incontri, concerti, pezzi di teatro memorabili come quello di Moni Ovadia, che ha ricordato la difficoltà di capire le religioni e la facilità di cadere nella trappola del fondamentalismo di ogni specie. Considerare l’altro come potenziale amico e non nemico, è un punto di vista che costa fatica, ma è una strada che vale il rischio di correre.

Il Mediterraneo ha creato l’humus della civiltà europea così come la conosciamo oggi, ma stranamente oggi i popoli delle due sponde si ignorano, “così vicini e così lontani”. Ci volevano le rivolte per accorgerci che esistono ragazzi e ragazze, uomini e donne che abitano i paesi arabi, e non solo pozzi di petrolio!

Hanno affascinato le parole di Giampiero Mughini, nella prima serata del festival, come sempre originale e tagliente. La seconda serata ha visto protagonisti sul palco il professor Buttita, e Moni Ovadia in un bellissimo dialogo sulle tante Sicilie. Il sabato, terzo appuntamento di Om, sul palco dei seminari Mons. Domenico Mogavero “Seminario sull’intercultura nella specola del mondo cristiano dialoga con il Prof. Silvio Mazzarese che presenta il “Seminario sull’intercultura nella specola del mondo laico”.

Il preside dell’Università di Trapani, docente di alto profilo culturale, dialoga con il nuovo vescovo di Mazzara del Vallo, mente molto aperta sui problemi dell’integrazione culturale. Una discussione che ha toccato momenti di alta speculazione, dove il laico scientifico e razionale incontra il religioso, che per ruolo deve dare speranze. In questo caso i ruoli si sono confusi, il vescovo Mogavero, si è distinto per la freschezza delle sue idee e accettazione delle difficoltà terrene, ma anche per la sua accettazione dei gusti terreni (vedi l’abito liturgico disegnato da Armani). Una bella discussione pubblica e pacifica, come non siamo purtroppo più abituati a sentire. La sera uno spettacolo che ci riporta alle origini della cultura occidentale, l’antica Grecia e suoni di Evi Evan in concerto: tutta la tradizione greca in musica.

Il quarto giorno, domenica quattro settembre 2011, si chiude il festival con la presentazione del nuovo libro della scrittrice italo irachena Michelle Nouri, che ha parlato del tema “Io, Tra Oriente e Occidente”. Ospite della serata anche una principessa marocchina che ha gentilmente partecipato alla discussione sui diritti delle donne e sull’integrazione culturale. La serata si chiude in bellezza con il concerto di Nour Eddine e “l’Orchestra della Primavera Araba”. Uno spettacolo grandioso che ha fatto ballare molti ascoltatori!

Tutti i dibattiti sono stati moderati da giornalisti siciliani molto bravi, che hanno saputo condurre le discussioni in modo professionale e imparziale.

La manifestazione festeggia la sua prima edizione con grande successo di pubblico e di visibilità, è dedicata alle diverse realtà della cultura mediterranea, alle molte vite che il Mare nostrum ci dona ormai da millenni. Pensata e creata nella piccola comunità di Valderice, Sicilia nord occidentale. In quel lembo di terra che si affaccia alla Sardegna, sua isola sorella. La Sicilia è isola nel Mediterraneo e del Mediterraneo, isola che eredita e mescola le moltissime tradizioni che la circondano. Attualmente il termine inglese per descrivere questa situazione è melting pot, mescolanza. Ma la realtà esisteva prima dell’invenzione del termine!

Parafrasando internet e le tag clouds, possiamo elencare le parole simbolo di questa bellissima manifestazione: incontro, dibattito, dialogo, armonia, pesce, cous cous, sapori, colori, Tunisia, Marocco, Algeria, Siria, Italia, Sicilia, Sardegna, politica, bellezza, principessa, humor inglese, insularità e isolanità, centro e provincia, speranza, futuro, gentilezza, profondità, mare, medioevo, colline, ville barocche, dolcezza, amicizia, emozioni, professionalità, ospitalità, comprensione, eleganza, dive e sorrisi, letteratura e storie, itinerari geografici e umani. Serietà e spirito di comunanza.

Informazioni su alcuni ospiti

Salomone “Moni” Ovadia

è un attore teatrale, drammaturgo, scrittore, compositore e cantante italiano.

Nato a Filippopoli (Plovdiv), in Bulgaria, si trasferisce quasi subito con la famiglia a Milano. La sua è una famiglia di ascendenza ebraica sefardita, ma di fatto impiantata da molti anni in ambiente di cultura yiddish e mitteleuropea. Questa circostanza influenzerà profondamente tutta la sua opera di uomo e di artista, dedito costantemente al recupero e alla rielaborazione del patrimonio artistico, letterario, religioso e musicale degli ebrei dell’Europa orientale.

Ovadia si laurea in Scienze Politiche all’Università Statale di Milano. Contemporaneamente al suo percorso accademico muove i primi passi artistici sotto la guida di Roberto Leydi, con cui inizia la sua carriera di cantante e musicista nel Gruppo dell’Almanacco Popolare, guidato da Sandra Mantovani. Nei primi anni settanta è fondatore del Gruppo Folk Internazionale, poi Ensemble Havadià, dove suona il violino, la chitarra e la tromba, col quale realizza gli album Festa Popolare, Il Nonno di Jonny, Le Mille e una Notte e (già col nome di Ensemble Havadià) Ensemble Havadià e Specchi. Suonando questo nuovo (per l’epoca) genere musicale, che oggi potremmo definire folk-progressivo, gira i maggiori festival europei di musica folk. Insieme agli Stormy Six anima la cooperativa l’Orchestra, primo esempio di etichetta indipendente italiana. Oltre a spettacoli teatrali Ovadia ha nel proprio curriculum anche partecipazioni a film e programmi televisivi.

Giampiero Mughini

Nato a Catania da madre siciliana e padre romagnolo (di Marradi, nella Romagna toscana), Mughini si forma nel capoluogo etneo dove fonda e dirige, a partire dal dicembre del 1963, la rivista “Giovane Critica” che, insieme ai “Quaderni Piacentini”, accompagnerà il sorgere del ‘68. Nel frattempo si laurea in lettere e lingue moderne, con specializzazione in lettere francesi presso l’Università di Catania. Nel gennaio del 1970 si trasferisce a Roma, dove risiede attualmente, quindi segue la carriera di giornalista iniziando a muovere i primi passi nel quotidiano Paese Sera. È tra i fondatori del periodico il manifesto (1969), ma l’abbandona dopo soli tre mesi per incompatibilità con i colleghi. È stato direttore responsabile del giornale del movimento politico Lotta Continua. Farà parte in seguito della redazione del quotidiano Reporter.

Negli anni ’80 matura la decisione di separarsi dagli ambienti di quella sinistra che ha segnato quasi vent’anni della sua militanza politica. Lo fa nel suo stile, in modo clamoroso, molto schietto, con un pamphlet dal titolo: “Compagni Addio”.

Collabora per alcuni anni a L’Europeo e dal 1987 a Panorama, rapporto che si conclude in maniera non conciliante nel 2005 con l’arrivo del nuovo direttore Pietro Calabrese. Scrive numerosi libri e collabora con il quotidiano Il Foglio di Giuliano Ferrara, sul quale cura per un certo periodo di tempo la rubrica quotidiana chiamata “Uffa!”.

Michelle Nouri

Nata a Praga da padre iracheno musulmano e da madre cattolica della Repubblica Ceca, è giornalista (iscritta all’Albo dei pubblicisti dal 13/11/2006) e scrittrice. Vive l’infanzia nella capitale irachena per poi trasferirsi con le sorelle, nel 1988, nel Paese d’origine della madre. Nel 1991 arriva in Italia e si dedica alla diffusione del dialogo interculturale fra le due religioni oltre ad occuparsi di costumi, società e culture dei vari Paesi del mondo allo scopo di farle conoscere e farne accettare la convivenza, demolendo quelle barriere che creano profonde spaccature e divisioni. Muove i primi passi in televisione nel 2004 in Rai, ad Unomattina dove conduce Appunti di viaggio, rubrica dedicata ai viaggi, usi e costumi nel mondo. Sempre per il contenitore mattutino di Rai1 conduce la rubrica Mille e una storia: attraverso le interviste, racconta storie di vita di persone straniere che si sono realizzate o ambiscono a realizzarsi in Italia. Passa quindi a RaiSat nel 2006 con Cinema Express, notiziario di cinema, che si occupa di festival, eventi, rassegne, libri e dvd. Vanta collaborazioni con varie testate giornalistiche. Ha raccontato la sua vicenda personale nelle due autobiografie La ragazza di Baghdad (Rizzoli, 2007) e Il cammino delle foglie di tè (Rizzoli, 2010).

 

Abderrahmane Abdelli

Nato in Algeria nel 1958, compositore e interprete, mandolista e cantante dalla voce ipnotica, Abderrahmane Abdelli. Il 1995 è stato un anno fondamentale per la carriera di questo originalissimo musicista berbero: oltre a pubblicare New Moon, la sua ultima e felicissima incisione, Abdelli ha anche tenuto due concerti nell’ambito del Womad Festival, l’ormai celeberrimo appuntamento annuale con le “musiche del mondo” voluto e creato dall’ex leader dei Genesis. Una musica che nasce dalla sorprendente fusione di culture lontane e apparentemente molto diverse: quella berbera, quella cilena e quella ucraina. Non si può comprendere pienamente Abdelli senza conoscere i Kabyl la gente alla quale egli appartiene e che, come i Tuareg, i Mzabits e gli Schleuhs, fanno parte della tribù dei Berberi, i nativi del Nord Africa. I testi di Abdelli utilizzano le stesse immagini forti e poetiche che contraddistinguono il patrimonio culturale della sua gente. E, proprio come usa fare la cultura tradizionale Kabyl, egli si esprime essenzialmente attraverso simboli. Attaccando ogni dogmatismo ed integralismo Abdelli cerca di trasmettere l’antica cultura berbera e i suoi ideali di tolleranza ed apertura al mondo e alle sue differenze. Il suo non è un messaggio politico, i valori che difende sono universali e la sua battaglia morale è condivisibile da chiunque. Gruppo composto da: Abdelli (voce, mandola); Roberto Lagos (charango, chitarra); Sepehr Arjomandi (chitarra spagnola); Jazouli Azzedine (derbouka); Rodolfo Pizarro (percussioni); Abdelmajid Makrai Lamarti (violino); Thierry Van Roy (tastiere).

Nour Edinne e l’ Orchestra della Primavera Araba

Musicista, cantante e coreografo dalle antiche origini berbere. Autore di diverse opere musicali del deserto e del Mediterraneo. Ha fondato vari gruppi musicali di musica etnica del deserto e Gnawa, fra cui il gruppo Azahara, Desert Sound, Jajouka, con i quali ha realizzato concerti sia in Italia che all’estero.

Ha inoltre collaborato, sempre con i Trancendental, per la realizzazione della colonna sonora del film “Elvjs & Merilijn” di Armando Manni.

Nour–Eddine, voce straordinaria (ma è anche al liuto, alle percussioni, alla chitarra e alla ghaytâ), è accompagnato dall’ Orchestra della Primavera Araba.

Il suo è uno spettacolo che coniuga suoni e atmosfere intrisi di profonda spiritualità con i ritmi liberatori della festosità rituale: il risultato è una trascinante cura collettiva per la mente e per il corpo.

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