Cagliari (ITALIA)
Cagliari, città capoluogo dell’isola di Sardegna, ospita il festival dal lontano 1980, trent’anni di grande jazz. La prima edizione vede protagonisti artisti come: Art Ensemble of Chicago, Chick Corea, Don Cherry quartetto, e artisti sardi agli esordi come Antonello Salis che in quella, e in molte altre occasioni, suona con Don Moye.
Nato come Jazz in Sardegna, ha ospitato nei palchi della Fiera campionaria e del primo Teatro Massimo, i più importanti musicisti della scena mondiale. Ogni anno con un occhio alle novità, ogni anno con la consapevolezza della qualità da offrire ai sardi, che nonostante la condizione di isolani, potevano godere e apprezzare per alcuni giorni l’atmosfera newyorchese o europea, africana o brasiliana.
Il festival jazz più importante della regione, ha dato lo spunto per la nascita di altri importanti festival come Time in Jazz, di Berchidda, organizzato dal grande trombettista Paolo Fresu, Ai confini tra Sardegna e jazz di Sant’Anna Arresi, organizzato dall’instancabile Basilio Sulis, e ancora il festival Musica sulle bocche di Santa Teresa di Gallura, organizzato dal sassofonista Enzo Favata. Tutti esempi di festival che hanno saputo creare cultura musicale di qualità.
Nel 2004 Jazz in Sardegna comincia la sua nuova fase con il progetto European Jazz Expo.
Il jazz diventa spunto per unire diverse arti e creatività: diventa musica sperimentale, pop, rock, si unisce con l’Europa continentale, con quella del nord, con quella mediterranea, con l’Africa. Il jazz unisce diversi mestieri: musica e arte, musica e vino, musica e teatro, musica e letteratura, musica e tradizioni, musica e turismo, musica e sapori. Questo connubio è di volta in volta rinnovato nelle proposte e nei protagonisti, una strada che produce continuamente ottimi risultati.
La musica jazz ha dato la possibilità di superare confini geografici e culturali impensabili in altri campi. Un approccio molto positivo, che ha contribuito alla creazione di un laboratorio continuo, di una sperimentazione senza sosta tra diverse arti, tra diverse professionalità. Un mondo che è vissuto fino al 2009 separato dalla città, nella Fiera campionaria che per una settimana diventava un villaggio musicale, un’esperienza unica di diverse proposte culturali e musicali in uno stesso spazio. Si entrava in una città delle arti, separata dalla città reale: una città con i suoi ritmi, con le sue piazze, con i suoi sapori, con le decine di concerti quotidiani. L’offerta di spettacoli e concerti in contemporanea costringeva il pubblico a decidere il proprio personale percorso. Ogni scelta presupponeva la rinuncia ad un altro spettacolo alla stessa ora in un altro palco, a volte scelte difficili ma fatte sempre con la consapevolezza di essere protagonisti, anche come spettatori.
Ecco, se dovessi dare una definizione, un’immagine del festival, direi che il festival rende lo spettatore protagonista attivo, non solo il “consumatore” dei concerti, ma creatore di percorsi musicali: a ciascuno il suo. L’incontro con le persone, la passeggiata da un palco all’altro, l’appuntamento con amici per gli spettacoli da vedere in compagnia, la pausa per stuzzicare qualcosa e poi ripartire per l’avventura musicale. Tutte queste esperienze sono nate in un posto facile da usare, facile da fruire una volta entrati negli spazi della fiera, ma esteticamente non gradevoli e soprattutto lontani dalla città vera e propria.
In tutti questi anni, in cui il festival è cresciuto, ha seguito i cambiamenti culturali che si manifestavano altrove, e ne ha creati di nuovi ed originali, la città non rispondeva con altrettanta solerzia, piuttosto con strabiliante inerzia. La città è rimasta ferma per moltissimi anni, solo negli ultimi dieci anni si è visto un miglioramento nell’estetica e vivibilità dei quartieri storici e del centro città. Questi lavori continui di abbellimento cittadino sono solo un primo passo per aprire il capoluogo sardo alla fruizione vera da parte del turismo di qualità, quel genere di turismo che apprezza l’arte, le bellezze storiche, le proposte eno-gastronomiche e la buona musica. Tutto è legato in un percorso ideale, in un itinerario che il visitatore può costruirsi da solo, giorno per giorno consultando le offerte culturali della città.
Finalmente, ciò che il laboratorio Eje ha creato all’interno della fiera campionaria, della “città della musica”, è stato recepito dalle varie anime della cultura cittadina. Si può uscire dalle mura della fiera per aprire e vistare la città, i suoi teatri, il suo parco più grande: Monte Claro. La musica diventa uno dei percorsi possibili, che fa in modo di creare itinerari più ricchi per chi vive a Cagliari, e per chi arriva a vistare la “città del sole”. Non si tratta di intrattenimento per il turismo di massa, si tratta di esperienze di viaggio, di conoscenza artistica, di cultura.
Le tre giornate di novembre 2010, si sono svolte in diversi punti della città: Auditorium del conservatorio, Teatro lirico, e gli spazi del Thotel, tutti luoghi raggiungibili a piedi l’uno dall’altro. Le scelte artistiche del cartellone sono sempre di altissima qualità. Si attraversano come sempre diversi generi e diverse esperienze culturali.
Iniziamo con le pecche notate dal pubblico: la mezz’ora abbondante di presentazione letteraria prima dell’inizio dei concerti non sempre era apprezzabile. Le due dimensioni culturali (musica e letteratura) non sono sempre direttamente collegate, si rischia di sacrificare il ruolo dello scrittore che presenta il suo lavoro a vantaggio dei musicisti. Forse sarebbe meglio organizzare la presentazione dei libri in una sala diversa.
Una strepitosa prima serata all’Auditorium del Conservatorio con la Francesco Bearzatti band, una miscela esplosiva di tecnica e ritmo che ha contagiato tutti, come pezzo forte Lee Ritenour, un monumento della musica Jazz con più di 30 anni di carriera, ha confermato la sua statura di chitarrista e si è meritato gli applausi della serata.
La seconda serata ha visto una poco ispirata Chiara Civello, che ha diviso la critica degli spalti. Approvazioni ispirate e secche stroncature da parte dei jazzofili esperti che hanno visto un’invasione di campo da parte di una cantante fondamentalmente pop nel regno del Jazz. L’artista italiana, famosa e apprezzata negli Stati Uniti, Brasile o nord Europa, non raccoglie nel suo Paese le meritate critiche. Forse lo stile personale della conduzione del concerto ha spazientito il pubblico, forse lo stile così internazionale, così “global” non riesce ad arrivare agli uditori “local”. Ogni concerto, si sa, è diverso dall’altro: a volte si suona benissimo e non si è apprezzati e viceversa. Il pubblico cagliaritano poi è sempre stato difficile: non perdona mai, neanche i grandi artisti.
La serata si è chiusa con dei capolavori della musica jazz italiana, ossia: Antonello Salis, Gavino Murgia, Hamid Drake, Paolo Angeli. Si tratta di un quartetto che potrebbe far saltare i teatri, tanta è l’energia dei ragazzi come il mitico Salis, che dedica il disco che presentava, ad un’amica scomparsa. Un concerto che rendeva onore alla musica, alla passione, alla vita!
La terza e ultima serata chiude il festival con nomi importanti come David Samborg e Joey De Francesco, o la notevole esibizione di Marc Ayza che ha stupito piacevolmente chi assiste da anni al classico concerto jazz. Ayza spiazza tutti con campionamenti e suoni al naturale, con fantasie contemporanee e strumenti da manuale. Il concerto finale, diciamo, conclude con un classico super musicista, apprezzabile e stimabile, ma appunto un classico-sperimentale.
Tre giorni di assaggio del programma di European Jazz Expo della primavera 2011, che vedrà sui diversi palchi della città decine di concerti, spettacoli, reading.
Per maggiori informazioni: http://www.jazzinsardegna.it/