Margarida Guerreiro
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Montemurlo (PO)Contaminazioni musicali mediterranee: la 7 Sois Orkestra

L’Estate è la stagione dove la musica si diffonde maggiormente e contamina positivamente gli ambienti e le persone, attraverso i concerti all’aperto; e qui a Montemurlo, piccolo Paese del Pratese si è esibita la scorsa serata la 7 Sois Orkestra, all’interno del Festival 7 Sois 7 Luas (tradotto dal Portoghese significa 7 Soli 7 Lune), nato nel 1993 e giunto alla sua sedicesima edizione.

L’evento, sostenuto da quest’anno anche dall’Unione Europea nell’ambito del progetto Cultura2000 è costituito da una Rete Culturale di 30 città di piccola e media dimensione di 9 diversi Paesi (Capo Verde, Croazia, Francia, Grecia, Israele, Italia, Marocco, Portogallo e Spagna) e promuove progetti musicali, artistici e teatrali con la partecipazione di grandi figure della cultura mediterranea; Presidenti Onorari del Festival sono i Premi Nobel José Saramago, da cui prende spunto il nome della manifestazione in relazione ai protagonisti del libro “Memoriale del Convento”[1] e Dario Fo.

L’Orchestra è composta dai grandi maestri che compongono le tante anime musicali del Mare di Mezzo: Stefano Saletti, reatino, già fondatore dei Novalia e attualmente leader della Piccola Banda Ikona, ne dirige artisticamente la melodia composita e particolaristica che fuoriesce dai suoni del suo oud[2], dal suo bouzouki[3] e dai suoi arrangiamenti vocali, Margarida Guerreiro, splendida voce del fado[4] portoghese, ne rafforza toni e accenti, Massimo Cusato, batterista e percussionista calabrese, inserisce ritmi a volte potenti a volte leggiadri, Jamal Ouassini, violinista marocchino di Tangeri già fondatore di Tangeri Café Orchestra ed Ensemble Mediterraneo, ne apporta la sua originale melodia arabo – andalusa, il chitarrista spagnolo Miguel Angel Ramos, ne aumenta lo stile flamenco[5], accordando spiriti gitani e moreschi, il fiatista israeliano Eyal Sela ne produce atmosfere magiche e intense e il bassista siciliano Mario Rivera, già Agricantus e come Saletti proveniente dalla Piccola Banda Ikona, basa ritmicamente le intonazioni gravi.

Una vera e propria famiglia musicale che ha sperimentato, esplorandole una ad una, le culture artistiche dei rispettivi paesi mediterranei di provenienza., promuovendo lo scambio di idee e la pace.

Questa orchestra multietnica ha presentato il repertorio dei suoi sette soli linguistici e musicali, con il Rhizlane ispano – arabo riarrangiato per l’occasione, con un tradizionale tema ebraico – yemenita (Paian), con il Peiana greco antico, con la Ninna Nanna di la guerra in siciliano, una storia disperata e tormentata di una madre che culla il neonato orfano perché il padre è morto in guerra, con il Libertaçao portoghese. Ogni maestro ha portato il suo entusiasmo ed il suo bagaglio artistico culturale e tutta questa diversità si è ben amalgamata fondendosi in un unico suono, in un unico canto, che allo spettatore interessato può fare immaginare i diversi splendidi paesaggi che compongono il variegato mosaico dei paesi rivieraschi e montani mediterranei.

Ed infine il canto in sabir[6] (Melodia Antiga), l’antica lingua che univa tutti i popoli del Mediterraneo, estintasi nel Novecento ma fino ad allora parlata ed utilizzata come lingua veicolare nei porti; la riscoperta di questo idioma è senza dubbio un ritorno alle origini culturali mediterranee, che deve far riflettere e ribadire con forza che la cultura, l’arte e la musica possono dare un contributo non indifferente allo sviluppo critico in questa regione ancora oggi martoriata da conflitti e tragedie.


[1] Baltasar Mateus detto Sette-Soli e Blimuda detta Sette-Lune.

[2] L’oud, che in arabo significa legno, è uno strumento cordofono membro della famiglia dei liuti a manico corto.

[3] Il bouzouki è un antico strumento cordofono greco; nella sua forma più antica, lo strumento era tricordo, poi a partire dagli anni ’50 viene aggiunto un quarto coro e cambiano accordature e possibilità tecniche.

[4] genere di musica popolare tipicamente portoghese, deriva dal latino fatum (destino) in quanto essa si ispira al tipico sentimento della saudade e racconta temi di emigrazione, di lontananza, di separazione, dolore, sofferenza.

[5] Stile musicale e danza tipica dell’Andalusia, fortemente influenzato dal popolo nomade dei gitani, il flamenco affonda le sue radici nella cultura musicale dei Mori e degli Ebrei; Blas Infante, nel suo libro Orígenes de lo flamenco y secreto del cante jondo, supponeva infatti che la parola flamenco derivasse dall’ Hispano-Arabo fellahmengu, che significa “contadino senza terra”.

[6] Era chiamato anche Petit Mauresque (in francese piccolo moresco), Ferenghi, ‘Ajnabi o Aljamia. Il nome sabir è una storpiatura dello catalano saber, cioè sapere; lingua franca, invece, deriva dall’arabo lisan-al-farangi, cioè lingua europea; il lessico era prevalentemente italiano, spagnolo e catalano, la morfologia molto semplice e l’ordine delle parole molto libero.

 

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