Il 16 e 17 luglio 2016 è tornato Mundi – Forum internazionale della solidarietà e della responsabilità sociale organizzato dall’associazione “Salvatore Calabrese Onlus”. MUNDI, nato nel 2013 da un’idea di Serena Palazzo, responsabile del progetto, e Luca Calabrese presidente dell’associazione “Salvatore Calabrese Onlus”, apre ogni anno una finestra sulla conoscenza di culture diverse nell’alveo di una società multietnica, cercando di andare oltre gli stereotipi, promuovendo in questo modo il valore e il rispetto delle differenze.
Il tema del viaggio culturale della quarta edizione, ospitato nel centro storico di Campi Salentina, è stato Crocevia Balcani. Affollatissimo, il Festival ha richiamato persone da ogni dove, incuriosite a conoscere qualcosa dei Balcani che tutti noi abbiamo imparato a identificare con la sua meravigliosa arte, musica, storia e tradizione, ma anche con i drammi collegati con la passata guerra e con le attuali migrazioni.
La perfetta organizzazione di Serena Palazzo e la straordinaria direzione artistica di Luca Calabrese hanno regalato nei due giorni di manifestazione un po’ di bellezza balcanica in Puglia grazie al linguaggio dell’arte. Mostre, concerti, reading poetici, racconti di storie vissute, cucina e viaggi sono state le ricette di questo evento.
“I Balcani rappresentano una realtà ricca di iniziative culturali attraverso le quali i popoli che qui convivono provano a riscattare il loro recente difficile passato con più o meno successo. Il forum prevede il contributo di chi, per ragioni ed esperienze differenti, si è confrontato con queste realtà sociali e culturali anche molto eterogenee producendo da questo confronto varie proposte, in campo artistico, gastronomico, musicale, teatrale, ambientale fornendoci così una visione molto variegata dei popoli balcanici”.
Qua l’intervista a Luca Calabrese di Giacomo Toriano, a cura di Gabriele Torsello, Andrea Di Salvatore, Matteo Miccoli, Giulia Torsello (coordinamento Anna Monteverdi e Alessandro Bronzini).
Così l’Associazione, che ha ospita nella kermesse di due giorni tra gli altri, anche organizzazioni come Save the children, Viaggiare Balcani, propone un’immagine alternativa dei Balcani, oltre gli stereotipi, anche una nuova idea di turismo consapevole, di impegno sociale, di solidarietà.
Toccante la mostra fotografica Idomeni, dal nome della terra greca di confine; nel marzo 2016 Idomeni rimane in bilico dopo la chiusura della frontiera con l’Europa e lascia migliaia di rifugiati in mezzo al fango. A raccontare questo dramma con la sua fotocamera è il fotoreporter romano Piero Marsili Libelli.
Bello sentire le parole di poeti albanesi, croati, sloveni, serbi (raccolte da Monica Genesin, esperta di letteratura e lingua albanese dell’Università del Salento che ha collaborato alla manifestazione) recitate nella notte magica e ventosa di Campi Salentina.
Anche il Teatro è stato rappresentato: dalla Slovenia, appositamente per il Festival è arrivato Tomi Janežic,regista teatrale sloveno, docente dell’Accademia per il teatro, Radio, Film e Televisione (AGRFT) di Lubiana. È anche uno dei fondatori e direttore artistico dello Studio per la ricerca sull’arte della recitazione che gestisce le sue attività per lo più a Krušče Workcenter, in Slovenia. Tomi Janežič ha lavorato nella maggior parte dei paesi dell’ex Jugoslavia, le sue prestazioni hanno fatto il giro di decine di festival internazionali in Europa, in Russia, negli Stati Uniti. Con lui nella conversazione “I BALCANI DOPO I BALCANI” moderata da Monica Genesin, Persida Lazarevic, slavista dell’Università di Pescara; Melita Richter, scrittrice e sociologa croata.
L’amore per i Balcani trapela dalle parole di Elisabetta Tiveron che li ha attraversati con una Panda alla ricerca delle tradizionali ricette culinarie, scoprendo gesti antichi, accoglienza d’altri tempi, e un’umanità segnata, raccogliendo il tutto in uno splendido volume che ha presentato. Ancora, il romanzo-reportage di Onofrio Pagone “Io non ho sbagliato” su uno dei terribili viaggi della speranza di una donna a bordo di un camion container dalla Romania. Emozionante il racconto di Bledar Torozi che ha racconta il suo viaggio per nave che lo ha portato dall’Albania in Italia
Straordinario l’intervento a metà tra opera visiva e performance di Luigi Presicce, artista internazionale poliedrico, di origine salentina, che basa il suo lavoro sulla realizzazione di performance che uniscono teatralità e ritualità in un costante riferimento alla cultura e all’iconografia popolare. I suoi tableau vivant, fatti di pitture o sculture letteralmente ‘viventi’, vivono di immaginari resi manifesti in dialogo e connessione con simbologie più oscure e legate all’esoterismo e alla massoneria. Nel suo apprezzato tableau vivant “Nel nome del padre e del figlio, senza Spirito Santo”, per un solo spettatore alla volta nella chiesa di San Giuseppe Patriarca fa un riferimento esplicito a Picasso e ai suoi Arlecchini in un’analisi allegorica sulla trasmissione dei caratteri ereditari da padre a figlio e sulla ricerca di una figura guida.
Un duo artistico speciale è quello composto da Davide e Daniele Rampello. Davide è regista televisivo tornato all’originale passione per l’arte e per la direzione artistica di spettacoli teatrali: con il figlio Daniele, attore hanno interpretato testi di Ivo Andric, Luan Starova, Vlada Urosevic, Virgil Muci.
Un mare di persone hanno ascoltato e ballato sulle note del trombettista Cesare Dell’Anna in un quintetto speciale composto da Meli Hajderaj (voce), Ekland Hasa (tastiere), Gino Semeraro (chitarra), Antonio De Marianis (batteria), tra sonorità jazz, tradizione musicale del Sud Italia e musica balcanica.
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