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Articolo di Marco Bettelli

Non v’è dubbio alcuno che i politici (alcuni tardivamente, ma con recenti new entry, che hanno destato la sorpresa di alcuni opinionisti e della pubblica opinione) abbiano capito l’enorme potenzialità che offre la Rete in termini di incremento del consenso elettorale. Tutti fanno a gara nell’avere il sito più intrigante, il profilo Facebook più accattivante, la pagina Twitter più pungente, il blog più sfizioso.
Nel campo virtuale, Beppe Grillo – dismessi i panni del comico di professione – gioca praticamente “in casa”, dimostrando di essere una spanna avanti gli altri; non poteva essere altrimenti, dal momento che il suo blog è tra i più seguiti al mondo già da anni e può contare sulla consulenza del controverso “guru” Gianroberto Casaleggio, imprenditore milanese, uno dei massimi esperti del ramo in circolazione.

La potenzialità di Internet è davvero enorme: oltre a fare conoscere le idee, i programmi (pochi, generici e mutevoli, per la verità) anche a chi non segue per scelta una televisione ormai sempre più grigia e monotona, con i soliti visi e i soliti talk show, ha dalla sua la capacità di attrarre proprio quei mass media tradizionali (la televisione appunto, la radio, i giornali, il Televideo), che riportano quotidianamente in tutte le salse i proclami ivi esposti dai politici, direttamente o dai loro staff (similmente a quanto accade coi personaggi dello spettacolo). Dietro il tecnologico Mario Monti, presidente del Consiglio uscente, si scorge la regia di Mario Sechi, ex direttore de Il Tempo, uno dei tanti giornalisti candidati alle prossime elezioni, alcuni contro il parere degli ex direttori (si pensi agli strali scagliati da De Bortoli contro il giornalista economico del Corriere Mucchetti).

La mente corre all’immagine, un po’ impacciata, del professore bocconiano, affiancato da una collaboratrice, dietro un pc portatile pronto a rispondere in diretta ai tweet della gente. Al suo debutto “twitteriano” molti si sono confusi e hanno fatto le loro richieste allo “pseudo Monti”. L’account ufficiale ha fugato gli ultimi dubbi, specificando addirittura quando interviene l’ex rettore della Bocconi e quando invece i suoi collaboratori. Anche un conduttore ed opinionista come Bruno Vespa, restio fino a poco tempo fa a sbarcare sul Web, ha ceduto (anche lui consigliato?), ostentando su Twitter un sorriso, contrapposto allo sfondo, dove campeggia una foto in cui mostra un atteggiamento più aggressivo durante la sua nota trasmissione in seconda serata, Porta a porta. Per rimanere in tema di giornalisti candidati alle prossime politiche, eccone uno che ha con lo strumento appena descritto un rapporto un po’ più problematico, a causa di continui litigi coi follower (o presunti tali): Minzolini, ex direttore el Tg1 ed editorialista di Panorama. Considerati i tanti “cinguettii” che affollano i profili degli esponenti politici, la strada che si segue è generalmente quella dell’ignorare la maggiorparte delle osservazioni proposte, soprattutto i commenti mordaci e le critiche. Quanto alle offese, che non mancano, si può sempre rimediare cancellandole con un click , fino all’estrema misura del bloccare il “seguace” impertinente.

Dalla web politica alla satira il salto è più breve del previsto: se, infatti, uno vuole rendersi davvero conto non solo dei programmi (e degli slogan) elettorali, ma avere un’idea dei personaggi del mondo politico – soprattutto dei loro limiti -, non deve fare altro che seguire il comico del momento, Maurizio Crozza. Nella sua breve apparizione di apertura del programma Rai Ballarò e nello show teatrale trasmesso da La7, in cui si cala “Nel Paese delle Meraviglie”, si possono distinguere i tratti salienti che caratterizzano i personaggi politici. Dal Berlusconi beffardo al Bossi pensionato, passando per il Bersani con le battute tipiche della bonomia emiliana, fino al recente Maroni monocorde, corrucciato ed immusonito (a causa di un Senatur “tutore” invadente) e all’Ingroia stanco e indolente.

La notizia non tanto rassicurante è che l’enfatizzazione dei loro limiti corrisponde nalla maggioranza dei casi proprio al loro comportamento abitudinario, non lasciando intravedere altre caratteristiche positive (che, in effetti, in generale non si riscontrano, purtroppo…). Allo spettatore divertito (ma, al tempo stesso, sconsolato, col pensiero rivolto alla realtà) non rimane che farsi altre sane risate con il panorama politico al gran completo offerto da “Gli Sgommati” su Sky e Cielo. E constatare amaramente che di veri punti di forza, nella nostra classe politica, ce ne sono davvero pochi.

Per averne ulteriore conferma il telespettatore non deve fare altro che attendere lo spazio riservato in chiusura di Servizio Pubblico (La7) – condotto da Michele Santoro – a Vauro. Da alcuni anni sodale compagno nel programma del conduttore, le sue esilaranti vignette bersagliano i più noti esponenti di ogni colore politico, mettendone in evidenza vizi e difetti e, soprattutto, le loro proverbiali “castronerie” (che ben li identificano nell’immaginario collettivo).

Nelle tavole di Vauro, stilisticamente perfette, non c’è scampo neanche per i protagonisti del centrosinistra e della sinistra cosiddetta radicale, pur appartenendo egli dichiaratamente a quest’ultima area. Naturalmente, la parte politica più colpita rimane quella avversaria. Pertanto, invocando la par condicio, il lettore di centrodestra – e pure quello imparziale – potrà rifarsi e sbizzarrirsi con le vignette in prima pagina di giornali quali Libero e Il Giornale, che nell’ultimo mese stanno particolarmente prendendo di mira la discesa (anzi salita, come da lui definita) in campo del senatore Monti, a causa del rischio di una futura alleanza di governo col centrosinistra. Vignette a cui si contrappongono ovviamente quelle della stampa “democratica” (nel senso di Pd) e comunista e di quella di simpatie “grilline” (M5S).

E se non bastasse la satira politica, ecco contrapporsi specularmente una sorta di “politica satirica”: il presidente del Pdl, Silvio Berlusconi -definito con il rassicurante Cavaliere dalla stampa di parte, Caimano, invece, dall’avversa-, quattro volte premier, che sbeffeggia il competitor Pierluigi Bersani, segretario del Pd, imitandolo durante un comizio, quasi meglio di un comico; anzi, comico egli stesso. Un cabaret politico fatto dagli stessi politici, insomma, che rischia di soppiantare i comici di professione, i quali ormai possono vivere di rendita, semplicemente riportando alla lettera le “sparate” dei personaggi interpretati (già grosse di loro…).

D’altronde, dopo la sbornia carnevalesca, cosa meglio dei carri allegorici a sfondo politico (e dell’assurdo divieto di sfilare le due settimane precedenti il voto, alla stregua dei sondaggi) può ricordarci che eravamo nel pieno di una campagna elettorale da Terza Repubblica (nei toni e nei fatti molto più simile alla Seconda, se non addirittura alla Prima)?!

A tacere dell’edizione del Festival di Sanremo, che ancor prima della sua messa in onda ha suscitato un vespaio di polemiche e malumori tra i partiti, rischiando addirittura di essere posticipata a dopo le elezioni, per i timori facilmente intuibili del controverso mondo politico.

“Se i nostri politici sono quello che sono, un po’ è anche perché noi stessi elettori italiani non brilliamo in civismo e senso etico”. Ci volevano le parole di un altro comico, Claudio Bisio – sbarcato dal palco di Zelig a quello di Sanremo 2013 – per focalizzare la reale situazione della politica e della società civile del nostro Paese.

E se proprio uno volesse scovare le menzogne e contraddizioni degli attuali e futuri rappresentanti del popolo italiano, non deve fare altro che connettersi a YouTube, come il “caso” Oscar Giannino (leader e fondatore di Fare per Fermare il Declino) insegna, a proposito del suo titolo accademico vantato pubblicamente, ma mai conseguito, poi smentito con un sofferto mea culpa dal diretto interessato. Di fronte a tale evidenza, il malinteso inizialmente avvalorato da Giannino si sarebbe trasformato nella classica toppa peggiore del buco.

Nonostante le “prove” offerte dalla Rete, c’è comunque chi ha ancora avuto il coraggio (vantandosi pure) di smentire continuamente le proprie dichiarazioni, contando sulla possibilità dell’elettore disavveduto e sprovveduto (anche di mezzi informatici).

Il cittadino avveduto, del resto, ha sicuramente “smascherato” tali situazioni, regolandosi di conseguenza una volta all’interno della cabina elettorale.

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