Ho sempre pensato al fascino del mar mediterraneo visto sotto tutti i suoi angoli. L’ho immaginato come un grande teatro dove le storie si sono moltiplicate, le civiltà si sono scontrate e incontrate, dove le leggende si sono raccontate, dove le madri hanno visto i loro mariti partire, i propri figli morire, dove le guerre si sono fatte, le spie si sono incontrate, le merci si sono scambiate, le lingue si sono arricchite, le parole si sono mischiate senza confini né visti.
In fondo dipende da che punto di vista si guarda questa culla delle civiltà. Se guardo il mare dal porto di Sidi Bou Said non è lo stesso di come lo guardo da Cagliari, o da Gozo o da Nizza sembrano mari diversi eppure si tratta della medesima risorsa. Ho letto su cronache del Medioevo che i siciliani portavano a pascolare il bestiame nei prati tunisini attraversando questo mare. Ho letto di storie d’amore tra cristiani e musulmani nel Cinquecento separati da un mare. Ho indagato di storie di riscatti di schiavi italiani a Tunisi nel Seicento presi in quel mare infestato dai corsari e i pirati.
Mi piace immaginare le storie dentro questo spazio pieno di misteri e di leggende e mi piace immaginare il Mar Mediterraneo come la pancia gravida di una madre che mette al mondo ogni singolo secondo una storia da millenni di civiltà. Il mare è ciclico ed è soggetto a ritmi e umori come una donna, è paziente come una madre in attesa ma quando si arrabbia perde il controllo di sé stessa, è protettivo, geloso questo mare come una donna. E poi il Mediterraneo è affabulatore, fonte di ispirazione, tesoro di racconti di favole e di leggende più belle come quella di Ulisse atteso dalla sua Penelope, oppure di Didone che attraversa le onde per costruirsi una nuova vita. Ognuno di noi ammirando il mare non può impedirsi di fare un pensiero o di sperare in un sogno o di confidarsi o semplicemente di liberarsi piangendo, gridando o ridendo.
Tutti i popoli di questo mare sono uniti da un’unica madre straordinariamente generosa ma anche vendicativa perché portatrice di memoria collettiva e individuale. Il mare non dimentica quando soffre. In questo medesimo mare se un sentimento nasce si scatena e divaga ovunque sulle sue coste. E in questi ultimi mesi che il mar Mediterraneo è protagonista di rivolte e di rivoluzioni non si potrebbe non pensare che l’onda prosegui come sta succedendo ora o come altri avevano escluso qualche mese fa.
C’è un detto tunisino che dice il mare è traditore non ti puoi mai fidare fino in fondo di esso, perché in ogni momento può trasformarsi, come d’altronde imprevedibile è l’essere umano.