Così la morte, il più terrificante di tutti i mali, non è nulla per noi, perché quando esistiamo la morte non c’è, e quando viene la morte, non ci siamo noi.Epicuro
Nessuno di noi vuole essere quello o quella che muore, ma ciascuno di noi vuole essere quello che vive, quella che vive. Eppure in tanti, ancora oggi, si chiedono quale sarà, dopo la morte, la propria sorte, e quale sarà la sorte dell’universo in cui ciascuno di noi abita. Le risposte a questi quesiti sono innumerevoli, soprattutto se si considerano i diversi “dati” cui sono giunte le diverse concezioni di pensiero relative al destino ultimo della vita. Ma cos’è la morte? La fine di una vita terrena? O l’inizio di una vita ultraterrena? Domande angosciose, che sin dalla notte dei tempi, hanno tormentato gli esseri umani, in ogni epoca storica. A cercare di dare delle risposte a questi “terribili” interrogativi, ci sono state le religioni, i miti, le leggende, la scienza, la filosofia e la letteratura nel tentativo di allontanare, scongiurare e esorcizzare quell’immagine del nulla assoluto “che sembrava spalancarsi davanti all’uomo, al termine della sua esistenza terrena, quando la morte veniva considerata un “territorio inesplorato dal cui confine non torna indietro nessun viaggiatore“.
Tutti i popoli, di tutti i tempi, hanno riflettuto interrogandosi sul destino ultimo dell’essere e come in passato, ancora oggi, c’è chi crede nella resurrezione dei corpi con premio dei buoni e castigo dei malvagi; c’è chi crede nell’immortalità dell’anima e la vita nell’aldilà; c’è chi crede nell’assorbimento dell’individuo nello spirito universale; c’è chi crede nella catarsi dopo la morte terrena; c’è chi crede che quando una persona muore lo spirito si separi dal corpo, ma essa continui a vivere proprio com’era prima; c’è chi crede nell’esistenza degli spiriti e chi è certo di sentirli e di comunicare con loro. Ma come spiegare la nascita di quella scienza “lo spiritismo” sin dai suoi inizi, tanto criticato sia da parte degli scettici, sia da parte dei religiosi cattolici e protestanti? Lo spiritismo, come dottrina filosofico-religiosa, si basa sulla convinzione che gli spiriti non siano altro che le anime disincarnate degli uomini. Per tale dottrina, le testimonianze e le esperienze riferite dagli esseri umani, sulle possibilità di una vita dopo la morte, non sono affatto “strani fenomeni”. Alcuni uomini parlano di esperienze di pre-morte, di incontri con i fantasmi e di apparenti comunicazioni con i morti, altri hanno la pretesa di avere poteri misteriosi come la capacità di leggere il pensiero, predire il futuro, ottenere informazioni da luoghi lontani senza l’uso di canali sensoriali noti. Che si voglia credere o meno a tali credenze, una cosa è certa, esse sono una parte importante della condizione umana.
Per circa 130 anni, gli parapsicologi hanno studiato in modo sistematico questi fenomeni senza mai riuscire a convincere di ciò la comunità scientifica. Secondo la parapsicologia esiste una dimensione ultraterrena, esistono gli Spiriti guida e la sensitività. Certo per dei lettori non esperti di temi esoterici della spiritualità, questo argomento potrebbe essere superficialmente confuso con il territorio della magia e della fantascienza; ma in realtà c’è una vasta letteratura che racconta dei “contatti” con il mondo ultraterreno, tutt’altro che oscura e misteriosa. Procediamo per gradi in questo nostro discorso, cercando di indicare i risultati che diversi studiosi hanno raccolto nei loro studi e nella loro analisi sui fenomeni psichici e su questo oscuro “continente” che sembrerebbe acquistare, contorni meno incerti. Per la parapsicologia, gli episodi di reincarnazione, gli sdoppiamenti, le bilocazioni, i messaggi medianici, i ricordi di persone che – sia pure per un tempo brevissimo – hanno abbandonato quello che chiamiamo mondo dei vivi e mondo della materia, non sono più liquidati come ciarlataneria, ma sono analizzati e fatti oggetto di studio e di riflessione. Alla base c’è la convinzione che non ci si possa interrogare sul senso della vita ignorando la morte; vita e morte sono due esperienze fondamentali, comuni a tutti gli uomini e strettamente connesse, non scindibili.
Ora che ci penso bene, anche per Heidegger “l’interpretazione esistenziale della morte precede ogni biologia e ogni ontologia della vita”; e lo stesso Jung ci ricorda che “per la salute mentale sarebbe bene poter pensare che la morte non è che un passaggio, una parte di un grande, lungo e sconosciuto processo vitale. Vi è qualcosa di insano nella resistenza che noi le opponiamo e che toglie alla seconda metà della vita il suo scopo“. Verso la metà degli anni Novanta, le pubblicazioni dello psichiatra Ian Stevenson su molti casi di reincarnazione, diedero nuova spinta al desiderio comune di avere delle risposte sul senso della vita e della morte. Dalle sorelle Fox in America, ad oggi, molta strada si è fatta sullo studio dei fenomeni medianici. In America ebbe ampia risonanza la medianità di J. Robert. In Brasile viene ricordato vivamente Chico Xavier. In Italia, diversi Cerchi Medianici sono fioriti in tempi a noi vicini: Cerchio I’Fior, Cerchio Firenze’77 con il compianto medium Roberto Setti, Cerchio Evolvenza seguito dal Prof. Vitaliano Bilotta.
In Italia, è il Prof. Ernesto Bozzano, ad essersi dedicato allo studio e all’analisi del fenomeni psichici. Fu uno dei primi studiosi a cercare di darsi, nei suoi studi, una metodologia scientifica, sia pure embrionale rispetto agli standard moderni, in un campo in cui pullulavano (e anche oggi pullulano) truffatori e avventurieri di ogni risma. Per i 150 anni dalla sua nascita, avvenuta il 9 gennaio 1862 a Genova, la Rivista trimestrale “Luce e ombra” luglio settembre 2012, ha dedicato l’intero fascicolo alla sua vita. Bozzano, morì a Genova il 24 giugno 1943 a 81 anni. Partii da posizioni positiviste, giungendo a ritenere certe sia la sopravvivenza alla morte fisica che l’esistenza di un mondo spirituale.
Nel libro “La crisi della morte” il Bozzano si confrontò con una duplice sfida; utilizzò le rivelazioni trascendentali per descrivere le impressioni provate dai defunti all’ingresso nel mondo spirituale e nei primi momenti di permanenza nella nuova vita, per poi analizzare, trovarne le concordanze, sia la veridicità delle rivelazioni trascendentali come mezzo di comunicazione, sia la veridicità delle informazioni veicolate.
Sempre in Italia, il Prof. Giorgio Di Simone nel 1973 pubblicò il “Rapporto dalla Dimensione X”, giunto nel 2007 alla sua 15° edizione. Un imponente lavoro svolto sulla fedele trascrizione di insegnamenti molto elevati, venuti per decenni da una fonte extra-umana. Non inutili e vuote parole, come tantissime ne sono venute prima e dopo di allora, ma parole, idee e concezioni dalla ferrea logica, accompagnate da una struttura razionale a prova di contestazione dialettica. Un libro il cui contenuto logico-dialettico è, a tutt’oggi, in grado di rispondere alle più complesse domande che un essere umano, intellettualmente e culturalmente preparato, sia in grado di porsi, pur nella inevitabile limitatezza del linguaggio umano.
Illuminante può essere la lettura de “Il sorriso di Giano” in cui l’autore, Dott. Corrado Piancastelli, rivela di essere lui il medium ed introduce e accompagna il lettore nel suo mondo interiore, rivelando quali e quanti legami, continui e indissolubili esistano tra lui e Andrea (l’Entità A), questa invisibile Ombra che fin dagli anni della sua adolescenza lo accompagna ovunque. Queste le parole dell’Entità A: “Il mondo, senza il discoprimento della natura interiore è un mondo destinati ad autodistruggersi.” Nel 1944, attraverso lo stesso G. Di Simone, prese contatto col nostro mondo una grande personalità spirituale, nota sotto lo pseudonimo di “Symbole”, che già si era manifestata dal 1928 al 1937 attraverso la potente sensibilità paranormale della Sig.ra Jeanne Laval. Symbole comunica in lingua francese con Di Simone e nello stesso tempo con Veronique Vavon e da quel momento si attua un nuovo processo definito bi-direzionalità dell’insegnamento trascendente. Dal Gruppo spirituale formato grazie all’attivo e volenteroso impegno di “Thierry”, spirito alla ricerca della verità, giungono moltissime domande e richieste di ‘spiegazioni’ sui temi- base dell’essere e della sua coscienza. Tutto questo, mentre “normalmente” gli insegnamenti sia metafisici che spirituali ci sono giunti e ci giungono grazie alla “missione” di pochissimi Maestri spirituali, di epoca in epoca storica.
“L’Anticamera di Dio” del 2007 descrive la folla di anime che spesso non comprende dove si trova e perché. Attraverso il canale medianico della signora Vavon, che riceve le richieste di aiuto e di spiegazioni, G. Di Simone si ritrova a dover spiegare loro come lo stato di momentaneo confusione sia spiegabile con l’evoluzione di ciascuna anima che dovrà lavorarci su con l’aiuto di altre anime a ciò predisposte. Giorgio Di Simone conclude il ciclo “Symbole” con il suo ultimo libro “La Connessione Divina” di non facile approccio ed il cui senso mi sembra essere racchiuso nelle seguenti parole della personalità spirituale che si firma “Arcangelo”: – Non esiste che un mondo, quello spirituale! Il mondo fisico, quello della Terra, degli altri pianeti, nell’infinito di tutte le galassie, sono una rappresentazione del mondo spirituale, dell’infinita sostanza di Dio che dà la densità dei mondi materiali, quella che colpisce così duramente gli spiriti “non realizzati”. C’è il mondo spirituale e ci sono quelli materiali che rappresentano quello spirituale: “la “materializzazione” dello spirito, della Volontà di Dio. Gli spiriti del Cielo fanno sì che le loro menti creatrici diano la “densità”, abbassando le loro vibrazioni spirituali. Allora, ecco qui, creazioni materiali in tutte le manifestazioni della Mente di Dio. E’ così che la materia si ‘spiritualizza’ quando voi, sulla Terra, vi evolvete… Ma è lo spirito che si ‘materializza’ per le necessità che voi conoscete, attraverso l’incarnazione, per l’evoluzione, per consentire allo spirito di riconoscersi. E’ un po’ come se il mondo della Terra fosse l’inverso del mondo spirituale. Dio è la quintessenza unica della Sua propria ‘materia spirituale’. Dio è la divina ‘aureola’ dello Spirito, in tutte le sue manifestazioni. Ma tu lo sai bene che è impossibile dare un’Idea di Dio. Un’Idea, ma come? In che senso? Con quale valore rappresentativo per voi, spiriti ‘imprigionati’ nella materia? E’ la Sostanza informe di tutte le forme, è la sostanza eterna in un punto finito. Nell’eterno infinito ci sono questi ‘punti di Dio’ , la sua Essenza che si diffonde, riversandosi negli eteri vibratili di onde sferiche…Sì, Dio: Egli è l’Impossibile, l’Inammissibile, Egli è lo ‘sfumato’, l’indistinto nella precisione delle idee, cioè delle rappresentazioni che voi date di Lui”.
In questo breve frammento, estratto da una conversazione con un’Entità, sembrerebbe assistere quasi ad un discorso filosofico cartesiano sulla distinzione tra la res cogitans e la res extensa , sulla nota e seria questione metafisica del dualismo mente /corpo, su cui, al giorno d’oggi, si pongono ancora molti problemi. Forse dovremmo supporre, come faceva Cartesio che la mente necessiti un trattamento speciale, visto che alcune sue proprietà non sembrano essere spiegabili in termini scientifici. Quanti danni ha creato Cartesio! Eppure lui stesso parla, cambiando definitivamente direzione, alla fine della sua vita, in un suo scritto “Le passioni dell’anima”, di certi “spiriti animali” che attraverserebbero il nostro corpo, i nostri nervi, che funzionerebbero da messaggeri per i nostri sensi, mediando l’interazione mente-corpo. “Mente (anima) e corpo non sono separati come capitano e nave, ma sono intimamente legati e addirittura mischiati. Esisterebbe un punto privilegiato dove mente e corpo interagiscono: la ghiandola pineale”.
Dopo questo breve e incompleto excursus, ciò che è importante sottolineare è che la comunicazione con la dimensione dell’invisibile è ciò che comunemente viene chiamata “medianità”. Sempre in Italia, Gastone De Boni, coadiutore e successore ideale di Ernesto Bozzano e curatore della Biblioteca “Ernesto Bozzano”, scriveva che “il termine medianità sottintende la capacità di portare attraverso la nostra coscienza cerebrale, automaticamente, stimoli e dati della nostra esperienza psichica subcosciente”. Gli Americani la chiamano channeling, la capacità cioè di “incanalare”, appunto, in sé, attraverso il proprio essere, un’energia cosmica, sia essa quella dell’anima, dell’inconscio collettivo o di entità extracorporee. Lo scopo della medianità non è ovviamente quello di evocare continuamente anime che forse non sono nemmeno in grado di rispondere e che sarebbe meglio lasciare in pace, bensì quello di aprire una capacità interiore, fare cadere altre barriere tra il nostro essere e la realtà che ci circonda”. In questa ottica si può ben comprendere la condanna della Chiesa, che fino a qualche decennio fa, colpiva con la scomunica chi si occupava di spiritismo. Gli studiosi di parapsicologia e di spiritismo, concordano nel ritenere necessario un atteggiamento di cautela e distacco verso tale fenomeno e lo sconsigliano a persone psichicamente deboli. Affermano, in modo certo, che “il cammino della medianità dovrebbe portarci a varcare consapevolmente, ogni volta che lo vogliamo, i confini della materia, cambiando il piano di coscienza con un semplice atto di volontà”.
La storia del pensiero filosofico ci ha insegnato a pensare alla morte, ai suoi effetti e al suo concetto e ai limiti finiti dell’uomo, e ci ha mostrato come, ogni individuo scopre il senso dell’essere, ogni qualvolta si interroghi, dal punto di vista “esistenziale”, sul fenomeno dell’essere-per-la-fine, cosi come Heidegger suggeriva. Gli uomini pensano alla morte, alcuni ne sono turbati alla sola idea, altri ne hanno paura e alcuni mostrano verso di essa un sentimento attraverso cui si può raggiungere la serenità interiore. Mi chiedo quanti amino la propria vita quando sono vivi, quanti siano invece morti mentre sono in vita, e quanti in realtà mai sceglierebbero, in questa vita, l’immortalità. In realtà si ha paura della morte quando essa è dolorosa, mentre la maggior parte degli esseri umani la rifuggono anche solo come idea, come se fosse il più grande dei mali o come cessazione dei mali della vita.
È probabile che la fine dell’esistenza per l’uomo non sia la morte; ma la morte appare come una probabilità propria dell’essere stesso dell’uomo, l’unica esperienza, in realtà, che isola l’uomo con se stesso, alla quale l’uomo non può sfuggire. È di fronte alla possibilità del proprio decesso che l’uomo ritrova il suo essere autentico e comprende se stesso. È di fronte a questa possibilità esistenziale che l’uomo conosce il sentimento dell’angoscia davanti al nulla, e della paura davanti a ciò che rappresenta una minaccia. Sentimenti inautentici, direbbe il filosofo dell’esistenzialismo, tipici di chi vive in modo inautentico la vita. “Ciò che si pensa è che una volta o l’altra si morirà, ma per ora, si è ancora vivi. Si sa della certezza della morte ma non si è sicuri della propria. Essere per la morte significa procedere oltre le illusioni del Si e tramite un atto di libertà, accettare la possibilità più propria del nostro destino”. Dopo aver affrontato questo viaggio sulla morte, tra esoterismo medianità e parapsicologia, mi chiedo se anche i nostri “amici” filosofi, nelle diverse epoche, e Heidegger in particolare, potessero ritenersi dei medium e se, nella stesura della sua opera “Essere e tempo” Heidegger non fosse accompagnato da uno spirito guida, talmente elevato da rivelare a noi, poveri mortali impauriti, i segreti per vivere e morire in modo autentico.
Bibliografia
“Vivere e poi?” di Manuela Pompas – Ed. Rizzoli 1989 – Ed. Mediterranee
“Il sorriso di Giano” di Corrado Piancastelli
“La Connessione Divina” di Giorgio Di Simone Ediz. del Centro Studi Italiano di Parapsicologia.
Rivista Trim. “Luce e Ombra – Luglio-sett. 2012
“Essere e tempo” (Sein und Zeit), Martin Heidegger
“Le passioni dell’anima” di Descartes
Un ringraziamento speciale va a mia madre Rosa, ai suoi studi e alla sua preziosa “biblioteca esoterica”.