Scritto da Madlen Namro
Andrew Colaruotolo vestito a festa uscì davanti casa. Quella sera c’era un’atmosfera magica. La gente usufruiva delle promozioni festive andando di negozio in negozio, i bambini si compiacevano della prima neve mentre i cani latravano rincorrendo i ciclisti.
Andrew, fumando nervosamente una sigaretta, con lo sguardo cercava il taxi tra le macchine sfreccianti per la strada. Quando finalmente arrivò, vi salì con attenzione per non sgualcire il cappotto. Il suo viso era stanco ma tranquillo. Non riusciva a credere che nel volgente alla fine 1978 fossero successe così tante cose nella sua vita.
Non ascoltava il resoconto dello speaker alla radio che stava raccontando dell’albero di Natale illuminato da migliaia di lucette, il quale come ogni anno si trovava in piazza Rockeffeller Center. Niente di strano; da quando abitava qui non lo interessavano né gli eventi sportivi né quelli culturali.
Dal finestrino osservava solamente le vetrine dei negozi, dei ristoranti e delle banche con le luci lampeggianti.
“E su!” strillò il tassista alla macchina del fornitore che stava dinanzi a loro. Andrew sorrise sicché vide un camion della sua ditta.
Gli rivenne in mente come fin dall’età adolescenziale avesse voluto mettersi in proprio. Chiuse gli occhi e con la memoria arrivò al giorno in cui tenendo in mano il diploma in architettura, tutto d’un tratto decise di piantare una vigna tutta sua su due ettari proprio al centro di Monroe Country.
Nei suoi prodotti voleva mantenere il sapore del vino che beveva nella natale Gaeta, un paese di pescatori del Mediterraneo. I territori che stavano tra Napoli e Roma si adattavano perfettamente alla coltivazione di vari tipi di frutta e verdura. Quando i suoi fratelli piantavano le olive o gli agrumi, lui si occupava delle viti e della produzione del vino. La sua Casta Larga era conosciuta come Vineyard, dove cresceva l’uva della più alta qualità. Purtroppo la seconda guerra mondiale gli impedì la viticoltura costringendolo ad emigrare per cercare i mezzi di sopravvivenza. Di giorno lavorava faticosamente come muratore e di notte studiava la lingua inglese con assiduità.
Proprio qui, negli Stati Uniti, era intenzionato a vivere, metter su famiglia ed avverare i suoi sogni. Infatti in fondo al suo cuore voleva produrre vini: bianchi, rossi, dolci, secchi, frizzantini. Di tutti i tipi.
Il tassista interruppe le sue riflessioni dichiarando che erano arrivati. Andrew pagando la corsa pregò il conducente di tenere il resto. Salutò e scese orgoglioso. Entrò nell’edificio in cui come ogni anno si teneva la cerimonia della consegna dei premi vinicoli annuali. Gli ospiti che si trovavano nella hall lo salutavano calorosamente e con riverenza. Dopo un po’ di tempo il sindaco della città annunciò il nome del vincitore annuale del Wine Award ’78. Andrew salì sul podio emozionato e quando gli applausi cessarono disse:
“Molti di voi sicuramente non credono che esista qualcosa come l’American Dream. E invece sì. Sono venuto in America da un piccolo paese italiano e desideravo, sudandomi il pane, produrre i miglior vini che possano trovarsi sulle vostre tavole. La mia fatica è stata ricompensata. Avete apprezzato con amore il White ed il Red Estate. Sono vini il cui compito è di farvi riflettere sulla vostra vita e sui vostri sogni. Vi ringrazio con tutto il cuore di questa medaglia d’oro e vi auguro un buon Natale”.
Nella sala si sollevò un applauso. Andrew respirava con affanno. Stava fremendo. Sapeva che non poteva dormire sugli allori. Doveva lavorare. Doveva ingegnarsi. Doveva continuare a realizzare i propri sogni. Pensò: “La fortuna sorride ai sognatori” e maestosamente fece un brindisi con gli altri.