Alghero-Milano
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Articolo di Lidia Santocanale

Un obiettivo, un progetto, un punto di arrivo da cui poi ripartire: queste sono le parole magiche che aiutano ad essere positivi, a darsi da fare, ad aspirare ad arrivare da qualche parte. Ognuno in base alle proprie ambizioni, aspettative e capacità, ma avere un punto di riferimento cui tendere, che motivi, che coinvolga e che emozioni, fa muovere le montagne.
Talvolta il proprio obiettivo può sembrare “piccola cosa” agli altri, addirittura può parere un passo indietro, ma così non è, perché credere fino in fondo in ciò che si fa da una forza incredibile, trasforma il negativo in positivo, e convince ciascuno di noi di poter arrivare davvero ovunque e… di valere.

Questa storia proviene dalla Catalogna nostrana, ma non è sarda doc. Questa volta è tutto al contrario: una milanese che emigra in terra sarda per amore (del marito, dei figli e di se stessa), e cerca lavoro laddove di solito il lavoro è difficile da trovare… Eppure, con la forza di volontà, la voglia di darsi da fare e… un mare di ottimismo, è convinta che prima o poi qualcosa verrà fuori dal cilindro.

Vengo da Milano, sì, e i miei primi 40 anni li ho vissuti proprio lì: con la madunina, il pirellone, il panettun. Poi ho conosciuto un militare e, dopo un periodo di viaggi e di separazioni obbligate, abbiamo messo su famiglia, lui ha smesso di viaggiare ed è stato destinato alla bella terra sarda. Proviene dal sud, come entrambi i miei genitori (il mio sangue milanese è dunque “mitigato” da quello siculo), ma ha vissuto quà e là in Italia e all’estero (anche in teatri non troppo tranquilli). Ora siamo qui, in una bella casa di campagna, con qualche migliaio di metri di terra attorno e tanti splendidi ulivi. Il vicino più vicino, è assai lontano. Il mercato più comodo è a 5 o 6 km di auto. E quando c’è vento (spesso) o piove (raro ma lo fa), gli eucalipti iniziano ad ondeggiare e a piegarsi spaventosamente, le lumachine spuntano da ogni dove (insieme a ragni, rospi e formiconi) e le mie eleganti scarpette da cittadina…se ne vanno in pensione nella scarpiera, cedendo il passo a stivaloni o scarpe di gomma. Non che mi manchino, da quando sono diventata mamma di due pargoletti la mia vita era già cambiata ma… perché tutti credono che sia traumatico spostarsi da qui a Milano e non il contrario? E’ vero, il mare ci riempie occhi e cuore, lo iodio ci inonda i polmoni, gli uccellini ci svegliano la mattina e la frutta del nostro giardino ha il sapore della frutta. E ti lamenti? No, non mi lamento affatto, ma dopo più di un anno che sono qui, e non ho sempre vissuto in campagna in semi clausura, ma nella bella cittadina di Alghero, di sardi doc ne ho conosciuti ben pochi. Non e’ poi così semplice entrare a far parte di un tessuto esistente, che si sia a Milano o ad Alghero. Soprattutto se non hai un impiego e non puoi interfacciarti con gli altri.

Eppure sono felice di essere approdata qui, per me e i miei bambini, per l’aria buona, il mare, il modo di vivere più semplice, più umano. Perché quando cammino per strada gli automobilisti si fermano e mi lasciano passare, perché al supermercato non devo affrettarmi a riempire i sacchetti una volta arrivata alla cassa, perché quando vai dal panettiere, anche se aspetti un pò di più, scambi due chiacchiere amichevoli e perché quando c’è un solo albero di limoni e il proprietario te ne regala un sacchetto pieno zeppo, ti rendi conto che hai corso, hai sgomitato e magari hai anche ecceduto nel desiderare di arrivare da qualche parte che forse, in fondo in fondo, non ti soddisfa. Sarà, come dicono, nella vita si cambia…si cresce!
Ma credo che essere a Milano o ad Alghero non voglia dir nulla se non ti appelli alle tue energie interiori. Che il cielo sopra di te sia azzurro intenso o grigio con pioggia fine fine cambia forse l’umore, sì, ma non la tua forza, la tua voglia di imparare sempre, di rimboccarti le maniche e ricominciare da zero: per te e per la tua famiglia. Tanti sardi partono da qui alla volta del continente (buffo modo di chiamare il resto del Paese), ma in tantissimi, poi, ritornano. Gli manca il mare, il cielo blu, i grandi spazi e le loro famiglie. Anche io lascio la mia famiglia di origine, i miei fratelli, le mie più care amiche. Bello sforzo, penserete, vai a stare meglio. Non è detto, me lo auguro di cuore, ma come ben si sa avere studiato prima e lavorato poi per ottenere indipendenza, sicurezza in se stessi e piena autonomia, e poi mollare tutto per intraprendere una nuova vita, a maggior ragione in tempi di crisi, che si sia milanesi o algheresi, è dura.

Ma se non si tenta, si rischia di non correre mai il pericolo di essere felici, e questo vorrei realizzare nella mia vita e in quella della mia famigliola. Il tempo potrà darmi ragione o meno, ma la forza deve venire da dentro. Sarà stimolante darsi da fare per creare qualcosa di nuovo, sarà impegnativo e molti saranno i sacrifici da affrontare. Pero’ ce la voglio mettere tutta e i risultati non potranno che arrivare. Ne sono convinta.

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