Corto Maltese
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Comunicare attraverso le icone (fig. 1), immagini grafiche di grande semplicità ed immediatezza che, anche senza l’aggiunta di parole, trasmettono un’idea o un’emozione, è sempre più comune, specialmente tra i più giovani, grandi utenti di sms e e-mail, mezzi che abbisognano di una particolare velocità di espressione.

Dobbiamo prenderne atto: gli adolescenti degli ultimi anni, cresciuti in una vera e propria civiltà dell’immagine, favorita da cinema, televisione e, soprattutto, internet, mezzi di comunicazione davanti ai quali sono cresciuti, alle parole preferiscono di gran lunga le figure. Alle sette arti già conosciute, ultimamente, se ne sono, quindi, aggiunte un’ottava e una nona, entrambe molto amate dal pubblico dei giovanissimi: i videogiochi e i fumetti che hanno preso il posto dei graffiti, simbolo dalla generazione precedente che con Jean-Michel Basquiat avevano conosciuto il massimo riconoscimento dal mondo dell’arte (fig. 2).

Persino alcuni testi scolastici hanno fatto propria questa forte tendenza del mondo giovanile all’espressione figurativa e sempre più libri usati nelle classi si rifanno ai fumetti per raccontare la Storia o altre materie ritenute generalmente ostiche al fine di carpire l’attenzione e l’interesse degli studenti portandoli ad amarle.
Negli ultimi anni, sono state allestite, in alternativa alle Accademie di Belle Arti, scuole di comics o fumetto su tutto il territorio nazionale che potrebbero rappresentare uno sbocco lavorativo interessante per i giovani. Mentre concorsi anche per giovanissimi che desiderino esprimersi con questo mezzo vengono banditi, in tutta Italia (e nel mondo) musei dedicati al fumetto e mostre vengono promosse sempre più insieme a numerosi corsi brevi. Questi, rivolti alla fascia di età compresa tra i 12 e i 18 anni, sono seguibili anche via internet e favoriti dalle amministrazioni locali che sperano, così, di riuscire ad aiutare gli adolescenti, in un’età riconosciuta da sempre come difficile, a trovare una via di espressione e sfogo ai problemi e alle inquietudini che da sempre accomunano coloro che vanno verso la vita.

Che li si chiami fumetti, comics, anime, bandes dessinées, graphic navels, le storie e i personaggi disegnati che le contraddistinguono, che hanno conosciuto negli anni ’70 del ‘900 (fig. 3) attraverso la versione giapponese nota come manga (fig. 4) una grande popolarità che è andata sempre più aumentando, ricoprono un ruolo sempre più preminente nell’educazione dei giovani perché in grado di entrare come nient’altro in contatto con il loro immaginario, di canalizzarne i bisogni e i desideri più reconditi e profondi che, troppo frequentemente, vengono ignorati o non capiti dagli adulti perché espressi in modo diverso, più calzante alla realtà odierna, ma pur sempre simili a quelli che hanno contraddistinto la loro adolescenza e che ora, da adulti, sembrano aver dimenticato.

In effetti, se la distanza tra una generazione e l’altra è sempre stata notevole, mai come negli ultimi anni, grazie alla tecnologia che ha fatto e continua ad avanzare a passi da gigante, il divario tra genitori e figli è divenuto sempre più esteso da sembrare quasi incolmabile. La maggior parte degli adulti rimane arroccata su vecchi modi di comunicazione verbale e ha serie difficoltà a condividere questo amore dei più giovani per i fumetti che rimane, nella maggior parte dei casi, incompreso. Eppure quanto entusiasma i nostri figli e nipoti ha entusiasmato anche noi da piccoli. Chi non ha amato i personaggi di Disney, Topolino e Paperino (fig. 5), o le “strisce” di Linus, Charlie Brown e compagni che ancora adesso incantano con la loro mordace saggezza (fig. 6) Chi non ha condiviso il desiderio di libertà e conoscenza di Corto Maltese (fig. 7) o la rabbia di Mafalda, femminista e rivoluzionaria in erba (fig. 8)

Nel 2011, Steven Spielberg, interpretando in pieno questa forte tendenza verso le graphic novels, ha realizzato un film tratto dal fumetto Tintin (fig. 9), ideato addirittura nel 1929 dal belga Hergé, ma ancora molto attuale. Preceduto da esperienze impegnate come Persepolis, (l’evoluzione dell’Iran vista attraverso gli occhi di una bambina che diventa donna) della regista iraniana Marjane Satrapi, e Valzer con Bashir (la guerra in Libano raccontata da un giovane soldato che l’ha combattuta), dell’israeliano Ari Folman, realizzati non certo unicamente per i giovani, il film di Spielberg è la prova dell’affermazione della “letteratura disegnata” come Hugo Pratt amava definire il fumetto. In una realtà in cui il romanzo parrebbe essere morto e il cinema è alla ricerca di nuovi impulsi, il fumetto potrebbe, infatti, rappresentare per i più giovani –e non solo- una efficace alternativa ai modi di raccontare fin qui conosciuti ed usati.

Se il fumetto in generale sta conoscendo un momento di grande successo e consenso da parte del pubblico anche adulto, è fuori di dubbio che è ai manga che i giovanissimi rivolgono maggiormente la loro attenzione malgrado questa loro preferenza si scontri con la mentalità fortemente critica degli adulti. Studi psicologici e sociali hanno dimostrato che nei manga i più giovani trovano un desiderio di emancipazione che nei fumetti occidentali, e più in generale nella narrativa, non viene sufficientemente espresso. Del resto, se ci pensiamo bene, soprattutto in Italia, malgrado il fumetto fosse presentato come qualcosa che si rivolgeva agli adolescenti in particolare, questo, piuttosto che esprimere il loro immaginario fatto di paure, difficoltà, aspettative, sogni trattava temi più consoni alla realtà adulta dominante rappresentando per i più giovani una forzatura. Quello che veniva presentato non era il loro mondo, ma quello che gli adulti credevano (o auspicavo) lo fosse.

I manga, invece, permettono a chi vive quella età durante la quale da bambini si diventa adulti, di entrare in contatto con i propri vissuti che nascondono disagi e sofferenze che non sempre trovano ascolto e spesso vengono negati. Molti adulti, infatti, considerandoli sconvenienti si chiudono nei loro pregiudizi senza sforzarsi di comprendere i nuovi stili di vita e di pensiero che propongono e che si scontrano con una realtà troppo dogmatica che non dà spazio a chi sta affacciandosi alla vita. Ma cosa cercano esattamente questi adolescenti? Una maggiore sensibilità e capacità di ascolto, sentimenti più puri e più alti valori con cui confrontarsi. Non cercavamo le stesse cose anche noi alla loro età?

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