Autore: Avvocato Barbara Barsali
La nostra bandiera nazionale dovrebbe recare una grande scritta:
Ho famiglia.
Leo Longanesi
Cosa non si fa per la famiglia…
Ma lo Stato cosa fa, realmente?
Le problematiche connesse alla famiglia sono alquanto numerose, in considerazione del fatto che l’istituto familiare ha subito una evoluzione notevole in questi ultimi anni.
Sicuramente un grande aiuto sarebbe offerto alla società dalla valida prospettazione di politiche familiari, atte ad affrontare le tematiche inerenti alla famiglia nella maniera più consona possibile. Tuttavia, secondo uno studio dell’Eurispes il nostro Paese utilizza appena lo 0,9% del Pil (prodotto interno lordo) per questo settore, superato in negativo solo da pochissimi Paesi.
L’Italia sta vivendo, insieme, una grave crisi politica istituzionale, economica e soprattutto sociale.
“Il modello di sviluppo realizzato in Italia nel dopoguerra, dopo aver prodotto risultati straordinari, si è semplicemente esaurito perché si sono modificate tutte le ragioni dello scambio sui mercati internazionali. Il modello italiano era una variante originale ed autoctona del capitalismo occidentale, genialmente adattato alla realtà di un Paese che non possedeva una ricchezza economica e che è del tutto sprovvisto di materie prime. Ora, dal momento che questo vecchio sistema non regge più, partendo da una indispensabile operazione verità, bisogna pensare ad una nuova prospettiva” (come dichiarato dal Presidente dell’Eurispes, Prof. Gian Maria Fara nel Rapporto Italia 2011) e tale nuova prospettiva deve necessariamente riguardare anche le politiche sociali.
Scarse ed inadeguate si presentano, dunque, le forme di sussidio disponibili: insufficienti i sussidi monetari, pochi i servizi per l’infanzia, difficoltà ad accedere agli asili pubblici, scarsa diffusione della figura del mediatore, poche disponibilità concesse ai consultori.
Aspetti che tracciano un quadro molto chiaro: quello di un Paese in forte ritardo sulle politiche familiari.
L’Italia conquista, difatti, un triste primato, impossessandosi della maglia nera quanto a ricchezza nazionale dedicata a questo settore: soltanto lo 0,9% a fronte di una media del 2,3%.
Basti pensare che la Francia e Germania destinano alle politiche familiari il 3% mentre la Danimarca addirittura il 3,2% del suo prodotto interno lordo.
L’indagine dell’Eurispes mette anche in evidenza la difficoltà delle famiglie italiane a concepire figli, essendo il tasso di fecondità appena all’1,2%, e tale dato conferma l’Italia fanalino di coda anche in questo settore.
In realtà, la strada per accedere ai sostegni economici è lunga e tortuosa e l’esito è quello di famiglie che, in fasce molto ampie, fanno i conti con la soglia minima di povertà.
L’Eurispes ha analizzato gli strumenti a disposizione, partendo dai sostegni di natura fiscale: si è evidenziato come in Italia il sistema di detrazione per i familiari a carico, regolato in base al reddito e al numero dei figli, risulti non coinvolgere proprio le famiglie più bisognose, quali quelle i cui i genitori sono disoccupati.
Riguardo i sussidi monetari, questi risultano inadeguati come scarsa è la tutela alle madri lavoratrici nonché la politica sociale dedicata all’infanzia.
In realtà, analizzando la normativa di settore si può registrare un cambio di prospettiva, rispetto al passato, che riflette il nuovo orientamento nel rapporto tra pubbliche istituzioni e cittadini: nello specifico si è cercato di passare dalla famiglia come destinataria di interventi alla famiglia come risorsa.
Indubbiamente vi sono dei limiti, come sottolineato precedentemente, ma vi è stata anche una presa di coscienza dell’importanza di tali politiche, intese come anello di congiunzione tra la società e la famiglia.
Il grosso delle competenze di queste politiche familiari che vanno nel complesso a costituire il “welfare familiare” è affidato, negli ultimi anni, a Regioni e Comuni, che, purtroppo, in molti casi, trovandosi in una situazione di deficit finanziario, trascurano interventi sostanziali e rilevanti proprio in questo settore.
Maggiori risorse attribuite alle politiche sociali non potrebbero che favorire una rigenerazione del tessuto sociale, in quanto solo attraverso lo studio, la comprensione, l’analisi, la risoluzione di queste problematiche si potrà auspicare un miglioramento nelle problematiche della famiglia e quindi della società.
Un sistema integrato di interventi e servizi sociali, infatti, riconosce e sostiene il ruolo peculiare delle famiglie nella formazione e nella cura della persona, nella promozione del benessere e nel perseguimento della coesione sociale; sostiene e valorizza i molteplici compiti che le famiglie svolgono ed infine potenzia il compito delle famiglie anche nella formazione di proposte e progetti per l’offerta dei servizi e nella valutazione dei medesimi.
Tutto ciò richiede un ruolo attivo della politica e del pubblico per consentire al Paese di non restare indietro: lo STATO “tiene famiglia/e”…..che se ne occupi al più presto, realmente!!!
Rif. Eurispes, AULETTA, Il diritto di famiglia