Ricordo la prima volta che vidi la città in Lisbon Story, un film che aprì una stagione nuova, per Wenders e per il pubblico mondiale che poco o nulla conosceva la capitale portoghese se non per il simbolo del gallo e forse per Amalia Rodrigues, o semplicemente Amalia, come viene chiamata li.
Lisbona conosciuta attraverso quel vecchio film del 1995, (un secolo fa), è un posto fantastico. Dove tutto si muove nell’indeterminatezza, nel possibile, nello stato del sogno, nell’incontro casuale, nella sorpresa, nella scoperta, nel fascino e nell’assoluta ammirazione della bellezza. Bellezza della città, di Teresa Salgueiro, a quel tempo assolutamente sconosciuta voce dei Madredeus, oggi tutti sanno chi è. Una voce, una chitarra lusitana, una camera in penombra dove provare canzoni, una storia raccontata dagli azulejos sulle pareti.
Il fado di lisboa è quello più popolare, al contrario di quello Coimbra prettamente accademico. A Lisbona si sente il fado nelle tascas (osterie), si può consigliare il Sr. Vinho, in rua do Meio a Lapa 18, o ancora A Baiuca, in rua do San Miguel 20. Una vera istituzione è poi, in praça do Commercio 3, Martinho da Arcada, aperto dal 1782: boiserie, tavoli semplici e foto di clienti famosi alle pareti.
Lisbona, città intima e città pubblica, con i suoi viali bellissimi, come la imponente Avenida da liberdade, le sue piazze accoglienti come Praça do Comercio o Rossio. Come le piazzette della città alta di Alfama, unico quartiere sopravvissuto al terribile terremoto che distrusse completamente la capitale portoghese e poi al devastante incendio completò l’opera. Tutto quello che viene dopo è frutto dell’ingegno del Marquis de Pombal, che ricostruì la città seguendo lo spirito razionalista dell’illuminismo.
Lisbona è molto antica, ma i diversi stili e strati culturali di cui è fatta lasciamoli per un altro numero di mediterranea. Si trova lo stile manuelino, lo stile moderno, lo stile medievale, romanico, arabo e poi spagnolo. Cristiano e mussulmano, connubio che si trova anche in alcune parole della lingua lusitana.
La città è stata raccontata da molti importanti scrittori, uno tra tutti Fernando Pessoa, il poeta seduto all’esterno del cafè A brasileira, per intenderci. Attraverso i libri di Pessoa in primis, poi di quelli di Saramago e infine dell’Italiano portoghese Tabucchi, si scoprono strade, scorci imprevisti. Molto diversi da quelli che un turista ignaro possa mai vedere. La città, come molte città di mare è un insieme di popoli, un insieme di lingue, abitudini, musiche, cibi, racchiude in se quasi tutto il Portogallo! Prima che si parlasse di emigrazione globale, a Lisbona esisteva l’emigrazione nazionale, fatta di gente del nord del Paese ma soprattutto di quella del sud come gli alentejani. La regione dell’Alentejo è una delle più povere ancora oggi, ma per chi visita a Lisbona la Casa do Alentejo, voluta dai ricchi proprietari terrieri alentejani per dimostrare la loro grandezza agli abitanti della capitale, oggi ristorante da vedere ma non tanto da provare.
I portoghesi sono un popolo di poeti e cantanti, fortemente attaccati alla loro storia antica. Dalle antiche conquiste conservano la coscienza di popolo grande, un piccolissimo stato nella “schiena” dell’Europa, è riuscito a possedere mezzo mondo. Con l’astuzia e la conoscenza, due armi di grande levatura artistica. Il sentimento poetico nazionale è la saudade o nostalgia, cantata nei poemi epici e popolari, nelle canzoni dei fadisti e delle fadiste. La saudade che si ritrova vagamente nel “livro do Desassossego” – Il libro dell’inquietudine. L’italiano rispecchia parzialmente il significato di questa strana parola portoghese. Come Saudade non significa solo nostalgia, ma come diceva lo stesso Pessoa “nostalgia per quello che ancora non abbiamo avuto” , mancanza e speranza. Due sentimenti più che concetti, due stati d’animo più che stati della mente. L’anima prima della psiche, il cuore prima della coscienza. Concetto ribadito dal libro e film, “Sostiene Pereira” di Antonio Tabucchi, un libretto piccolo e denso, dove si ritrova tutta la città.
L’arte figurativa, pittorica, scultorea, o ceramista si trova nei musei, che sono diversi e interessanti certo, ma sicuramente da non perdere sono le chiese, e in particolare il monastero Dos Jeronimos, esempio intatto di stile manuelino con il quale venne edificato: si caratterizza per la mescolanza di elementi decorativi del tardo gotico e motivi del rinascimento. Il monastero si trova nel quartiere di belém che conserva le maggiori testimonianze dell’arte “manuelina”, tra cui spiccano l’antico palazzo reale di belém e l’omonima torre cinquecentesca, che è stupefacente, un vero e proprio merletto in pietra.
L’arte lisboeta della musica di strada si può godere nella piazza del Rossio, di fronte al mitico Bar Ginjnha (liquore alla ciliegia tipico della città). Qui si assiste ad un fenomeno unico, un fadista che suona la chitarra e persone di passaggio che cantano seguendo la musica. Un passaggio di anime allegre, tristi, malinconiche o felici che fanno di questo piccolo angolo l’anima di un’intera città, e forse di un’intera nazione.