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Il fascino di Trieste, città di confine dalla storia lunga e tormentata, può essere scoperto scorrendo le pagine di una classica guida, documentandosi su internet o seguendo i tradizionali canali turistici.

Per chi invece volesse assaporare lentamente le svariate sfaccettature di questa città dalla bellezza aspra, il consiglio è quello di tuffarsi nelle intricate indagini del commissario Proteo Laurenti, che attraverso le vicende di cui è protagonista, accompagna il suo lettore a spasso per gli angoli più suggestivi di Trieste, svelandone la sua anima e le sue atmosfere.
Proteo Laurenti è un commissario triestino d’adozione, meridionale d’origine, nato dalla penna dello scrittore tedesco Veit Heinichen che ne ha raccontato indagini e avventure in una serie di romanzi tutti ambientati a Trieste, città che costituisce lo sfondo e, attraverso il suo recente passato, lo spunto per il dipanarsi di intricate storie criminali.

I morti del Carso è il primo romanzo di Heinichen avente come protagonista il commissario Laurenti.
Una tempesta di bora nera accompagna il lettore fin dalle prime pagine proiettandolo in una Trieste domenicale, deserta e fredda, spazzata da un vento gelido che taglia la pelle come una lama. Troviamo Proteo seduto ad un tavolino del Caffè San Marco, antico locale fondato nel 1914 e famoso per essere il ritrovo di intellettuali e centro del fermento irredentista. Lo troviamo immerso nella lettura del Piccolo, il quotidiano della città, tra le cui pagine un articolo su alcuni disordini alla foiba di Basovizza attira la sua attenzione.

Da questo momento il lettore sarà risucchiato in un giallo appassionante sia per gli aspetti investigativi, ma anche e soprattutto per la ricchezza di riferimenti storici e politici che Heinichen fornisce e in cui immerge i crimini narrati nel romanzo. Il capoluogo giuliano infatti vanta una storia piuttosto complicata e tormentata: dopo la dominazione dell’impero austroungarico e l’annessione all’Italia del 1920, ha conosciuto l’occupazione tedesca e jugoslava, per poi tornare italiana dopo varie e sofferte vicende.

Il peso di una storia così ingombrante, della difficile convivenza tra italiani e sloveni in queste terre di confine, popola le pagine del romanzo restituendo al lettore l’anima di una città complessa e affascinante, svelandone le atmosfere più autentiche e sostituendosi ad una guida turistica per la dovizia di particolari con cui sono descritti gli ambienti, i locali, le vie.

Chi tra le righe del romanzo volesse trovare degli spunti per un viaggio a Trieste e dintorni, oltre alla già citata foiba di Basovizza, potrebbe valutare una visita ad un’altra foiba, quella di Monrupino, oppure decidere di prendere la tranvia fino ad Opicina, frazione del capoluogo giuliano collegato da una storica funicolare che costituisce una delle principali attrazioni turistiche della città.
Sempre rimanendo nei dintorni di Trieste, Contovello è un’altra frazione largamente descritta nel romanzo, abitata prevalentemente dalla minoranza slovena.

Seguendo le indagini del commissario e le vicende dei protagonisti non sarà difficile per il lettore più attento cogliere anche diverse indicazioni gastronomiche.
Tra i vari indirizzi suggeriti da Heinichen spiccano per numero quelli dei caffè, a dimostrazione dell’antica tradizione del caffè triestino. L’autore suggerisce i suoi preferiti: La Colombiana in via Carducci, oggi Carducci Cafè, il Gran Bar Malabar in Piazza San Giovanni, il Caffè Piazza Grande in Piazza Unità, oltre al già citato e famosissimo Caffè San Marco.
Per quanto riguarda i ristoranti, i protagonisti cenano al ristorante Nastro Azzurro in Riva Nazario Sauro, un locale sul porto raccomandato per la qualità del pesce freschissimo dai pescatori triestini.
Proteo è inoltre un habitué della Trattoria al Faro, locale che fa da cornice a diversi incontri del commissario con colleghi e amici. Infine una veloce segnalazione, sul finire del romanzo, anche per il caratteristico Buffet da Pepi, storico locale nel cuore di Trieste che propone una cucina veloce a base di carne di maiale.
Oltre ai consigli gastronomici, il romanzo offre anche qualche curiosità turistica come ad esempio la citazione dell’antica Drogheria Toso in Piazza San Giovanni, negozio centenario specializzato nella vendita di spugne marine, sapone di marsiglia e varie spezie.

E se dopo questo viaggio virtuale vi fosse venuto il desiderio di visitare realmente la città di Trieste, per il soggiorno il commissario Laurenti consiglia l’Hotel Colombia in Via della Geppa.

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