Multiforme
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Internet e Mediterraneo sembrano due assunti in contrasto tra loro. Se si pensa ad Internet si pensa subito all’America, Paese di provenienza del sistema del www. Quando si pensa al Mediterraneo vengono in mente le isole, il mare e la donna o l’uomo mediterraneo.

Ora, il più grande Internet provider italiano è nato in Sardegna, quasi a voler contestare l’opposizione tra il sistema più veloce per comunicare e una delle Isole più antiche e, geologicamente più stabili dell’Europa continentale. Due mondi che invece si avvicinano e si scoprono alleati. La Sardegna, come tutte le piccole realtà economiche del Mediterraneo esiste anche sul web, e questo sicuramente aiuta la conoscenza reciproca tra i popoli.

Abbiamo intervistato una bravissima esperta di comunicazione Elisa Marras, promotrice del progetto Multiforme
La conoscenza e la percezione dell’arte è cambiata grazie ad internet?

Evidentemente si. In primo luogo Internet è stato da subito investigato dagli artisti: penso alla nascita della net art, a progetti come jodi.org creato nel “lontano” 1993 (un anno prima dell’uscita del primo browser commerciale), agli hackeraggi poetici di Manetas e all’hacktivismo di Cornelia Sollfrank..
Molte istituzioni per l’arte contemporanea, come il Whitney, sponsorizzano da anni la produzione di progetti d’arte nel web. La percezione dei confini dell’azione artistica si è sicuramente espansa. Non credo che Internet sia per l’arte soltanto un nuovo strumento, bensì un ambiente, un territorio, una possibilità del tutto inedita di entrare in contatto con il fruitore. E questo perché avviene attraverso il personal computer, ovvero la protesi della memoria propria, il raccoglitore delle conoscenze professionali e degli interessi e saperi privati.
In merito alla conoscenza dell’arte, nel senso di diffusione di informazioni e approfondimenti, Internet si affianca ormai ai testi critici e all’editoria specializzata. È fantastico trovare documentazione di ogni tipo sugli artisti, poter leggere le recensioni a mostre che si tengono dall’altra parte del mondo, in contemporanea all’evento e senza spendere (anche se naturalmente niente è meglio dell’esperienza diretta).

• La valutazione dell’opera d’arte è cambiata dopo la possibilità di auto-esporre le opere d’arte sul web?

Credo si sia semplicemente aperto un nuovo canale di commercializzazione, parallelo a quello tradizionale. La valutazione delle opere esposte in una galleria non è la stessa rispetto a quella di lavori esposti online, e in genere è superiore. Esporre online può rappresentare un modo per evitare la sudditanza dal sistema critico-gallerista-collezionista a favore di una modalità autarchica, e sappiamo che il web è un ambiente ideale per le manifestazioni di indipendenza. Non mi sembra però si sia ancora imposto come modello a pari dignità.

• I siti specializzati in arte digitale o tradizionale come http://www.creativestem.com/, o http://www.braintwisting.com/ per l’Italia o ancora http://www.deviantart.com/, http://www.artlimited.net, solo per fare alcuni esempi, permettono all’artista di poter esibire le loro opere, gratuitamente o con un piccolo pagamento. Questo sistema ha tolto di mezzo i famosi critici d’arte? Ogni artista valuta da se quali opere vendere? Il mercato fa il prezzo e la qualità dell’opera, senza più l’ausilio di un esperto?

Questi siti presentano il lavoro di creativi, illustratori o fotografi, un po’ lontano dalle ricerche degli artisti contemporanei, più vicino invece ad un gusto ornamentale e decorativo. La figura del gallerista o del critico in questi casi è a mio avviso del tutto inutile.
In generale non credo si possa fare a meno dei critici nell’arte, sono coloro che posseggono gli strumenti necessari a letture corrette dei lavori, l’inquadramento storico ed il polso della situazione riguardo ai vari scenari. Piuttosto il problema si presenta quando la critica abdica al suo ruolo e si mette al servizio del mercato e del sistema commerciale, a danno sicuro dell’arte e degli artisti. Il mercato ha sempre fatto il prezzo dell’arte, ma di certo non ne può valutare la qualità.

• Per tornare a noi, ossia nel Mediterraneo. Quanti artisti mediterranei hanno beneficiato positivamente del mezzo internet? Questo mezzo di comunicazione permette anche ad un perfetto sconosciuto di poter emergere senza dover aspettare uno Sgarbi o un Bonito Oliva. Insomma può essere una possibilità di libertà in più.

In realtà, benché Video OnLine e Tiscali siano nate nel centro del Mediterraneo, non sono tanti gli artisti mediterranei che abbiano scelto Internet come linguaggio della propria ricerca. E nemmeno che ne abbiano beneficiato in modo particolare usandolo come “cassa di risonanza”. Non mi risulta sia mai nato in rete un network di artisti mediterranei, per esempio, una iniziativa particolare, né una rilevante presenza di siti personali rispetto ad altre aree geografiche.
Certo, Internet è sicuramente abbastanza usato per la promozione e la diffusione dei lavori, ma non al pari che nel resto del mondo, se prendiamo come riferimento il totale delle iniziative personali (e non la sola presenza presso siti-testate e portali di settore). Il punto forse è che non credo si possa realmente emergere attraverso Internet: è il lavoro sul campo a generare attenzione sull’artista, Internet viene dopo come moltiplicatore dell’attenzione.

• Quali artisti mediterranei che esistono su internet siano più meritevoli da segnalare?

Oltre agli artisti americani, alcuni tra i padri fondatori dell’arte in rete vengono proprio dal Mediterraneo, come Milton Manetas, di origine greca, e l’artista sloveno Vuk Cosic, che per primo ha usato il termine “net art”. Come dicevo, attualmente non conosco molti giovani artisti mediterranei che operino attraverso Internet. Tanti invece sono presenti nei siti di documentazione online di grandi e piccole istituzioni (Achivio CAreof & Viafaini, Undo.net) e nei siti delle gallerie private che li rappresentano, oppure hanno i loro siti. Tra questi, trovo interessanti Carlos Casas (da Barcelona), Ozmo e Blu (Pontedera e Bologna), Simonetta Fadda (Savona), Francesco Lauretta (Ragusa), Cristian Chironi (Nuoro), Luigi Presicce (Lecce), solo per citarne alcuni..
p.s. è molto difficile segnalare solo alcuni nomi tra tantissimi! Ho dato precedenza ad artisti dotati di sito proprio interessante e poi ho pensato a rappresentanti da un po’ tutta l’area mediterranea (ho tralasciato tutto il nord!).

• Ci sono forme d’arte legate essenzialmente all’uso di internet. Mi viene in mente l’arte digitale, o alcuni spettacoli dove si mescolano performance dal vivo con collegamenti sul web direttamente sul palco, in una dimensione di contemporaneità assoluta. Cosa vuol dire opera d’arte, forma d’arte? Forse la stessa comunicazione diventa una forma d’arte, solo il fatto di comunicare e non la sostanza del discorso, diventano forma d’arte?

Il discorso è complesso, la comunicazione è parte integrante dell’opera in net art, ma del resto questa è solo una componente. Usare il web, i suoi protocolli html o ftp, per i primi sperimentatori della net art significava usare il linguaggio informatico in termini prima estetici (fatto comune a tutte le avanguardie) e poi poetici. Ricampionando i contenuti html delle pagine web ottenevano risultati simili ai fotomontaggi dadaisti, ai collage e ai ready made. Questo approccio aveva anche il significato di performance e azione politica ed ha portato agli sviluppi attuali dell’hacktivismo e del defacing. Oggi l’arte che usa Internet è interessata soprattutto ad analizzare il rapporto tra i cosiddetti utenti e il mondo virtuale del web, tra le persone e la tecnologia, nonché gli equilibri interpersonali nel momento in cui l’interazione avviene attraverso il mezzo tecnologico. Esplora il nostro mondo, globalizzato e tecnologico, e lo riproduce in rete.

• La cultura mediterranea è sempre stata costituita dal dialogo, dalle parole, che venivano pronunciate dal vivo, di solito all’aperto. Oggi si comunica attraverso internet, che cosa comporta questo per un artista? Come cambia per l’artista il modo di comunicare all’esterno i suoi progetti o pensieri?

Penso che cambi tutto! Innanzitutto per la possibilità di comunicare contemporaneamente con un numero enorme di persone, al di là dei limiti geografici. Questo è eccitante ma impone anche una particolare sorta di “distanza” data dalla virtualità. Paradossalmente però la comunicazione che si può stabilire è quasi intima. Dirk Paesmans, del duo Jodi, affermava: “Quando uno spettatore guarda il nostro lavoro, siamo dentro il suo computer.. e siamo onorati di essere nel computer di qualcuno. Sei molto vicino ad una persona quando sei sul suo desktop. Penso che il computer sia un congegno per penetrare nella mente altrui”.

• La tua esperienza lavorativa spazia in molti settori della comunicazione: dalla realizzazione di siti internet, alla creazione di campagne pubblicitarie su internet e non. Come utilizzi la tua conoscenza di Internet per migliorare il tuo lavoro? E secondo te, quali sviluppi ci saranno in futuro per chi vorrà utilizzare internet per promuovere la sua arte?

Navigando in rete seguo con estrema curiosità e interesse le nuove tendenze nel campo della comunicazione. È ormai chiaro che Internet promuove e potrà promuovere in futuro una molteplicità di nuovi modi di fare comunicazione, ma soprattutto riesce a coinvolgere vasti gruppi di utenti in maniera attiva, più di quanto nessun altro media sia mai riuscito a fare. I blog, il file sharing di documenti e video, i virali, i flussi RSS, gli eventi online, i pod-cast: fenomeni che stanno cambiando il modo di pensare le strategie comunicative aziendali ad ogni livello. Ma non solo: il web 2.0 ha come cardine la possibilità di creare contenuti da parte degli stessi utenti della rete, e non più esclusivamente da parte di professionisti specializzati. Tutto questo, con le dovute scremature, crea una grande ricchezza di voci ed un grande potenziale comunicativo e sociale, che gli artisti per primi non possono sottovalutare.

• Qual è in generale il futuro della comunicazione in internet? Quali media saranno più importanti per uno sviluppo dei Paesi del Mediterraneo, nel campo artistico e nella cultura mediterranea in generale?

È difficile rispondere senza una sfera di cristallo! C’è una grande battaglia in corso che vede contrapposte le grandi aziende che tentano di “privatizzare” i vari formati digitali e rendere a pagamento su Internet quanto più sia possibile, ed i paladini dell’open source, del free software e del modello Wikipedia. La battaglia avviene a livello globale e non credo che il Mediterraneo potrà seguire una linea diversa rispetto a quanto si imporrà nel resto del mondo.

In generale penso che, come altrove, è possibile che si veda l’affermazione di media come il Wi Max (il Wi-Fi esteso alle città) e Internet nei cellulari (in maniera ben più evoluta che ora), la IP TV, cioè la convergenza tra i palinsesti TV on demand e Internet. Ma mi interessano soprattutto i contenuti che dovrebbero viaggiare sui nuovi media (che magari già esistono allo stadio embrionale).

Spero che prevalgano modelli basati sul social networking, sul diritto al libero uso della rete e sulla condivisione più ampia possibile. Mi piacerebbe vedere più progetti di archiviazione/consultazione online di risorse del nostro patrimonio culturale, sia artistico che archeologico che naturalistico, del passato e del presente. Credo potrebbero rappresentare delle “banche del sapere”, che oggi e a maggior ragione domani non possono restare fuori della rete, e che andrebbero a costituire la base di qualsiasi ipotesi di sviluppo sia culturale che economico.

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