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di Shadi Hamadi

Un povero a Milano
Un povero a Milano

Ogni giorno cammino in centro a Milano per raggiungere il posto dove lavoro. Passo per piazza San Babila e via Montenapoleone insomma in pieno centro. Quello che mi colpisce sempre, se paragono la realtà di Milano a quella di Damasco, è la povertà e la gente ai margini della strada a chiedere l’elemosina in pieno centro milanese. Vedo sotto i portici di San Babila la gente dormire su dei cartoni e di fronte a loro le luci della moda e della Milano “bene”. Certo, ci sono varie organizzazioni che aiutano i poveri di strada come i city angels ma mi pare incredibile vedere una povertà così nera e profonda in uno dei paesi più industrializzati al mondo, un Paese che fa parte del gruppo del G8 e del G20, ossia i Paesi più potenti al mondo. Com’è possibile non riesca a sconfiggere la povertà?

Vi voglio raccontare un altro tipo di povertà, quella siriana. Una povertà direi lieve, che non sembra nemmeno povertà, e forse non è la Siria ad essere un Paese del secondo mondo o del terzo ma sarà forse l’Italia ad essere un paese dove la gente quando è povera lo è quasi dal morire di fame?

Ho vissuto a Damasco e ho girato la Siria in lungo e in largo, dal villaggio alla tenda del beduino, dai castelli di Aleppo e del crak dei cavalieri.

Una società che non ha persone che chiedono l’elemosina per strada, tutti lavorano e se non hai da mangiare ti inventi qualcosa per tirare avanti, la società siriana è molto diversa da quella italiana. Vi faccio un esempio: il Ramadan serve anche a distribuire cibo a tutti i poveri a invitarli a mangiare un pasto decoroso e nutriente. Durante l’anno ogni moschea accoglie i poveri che proprio non hanno un posto dove dormire e li ospita in attesa che trovino un lavoro e una casa. Girando per la Siria non vedrete mai nessuno dormire la notte sui marciapiedi delle strade. Un povero in Siria ha un tetto sulla testa e un piatto di cibo da mangiare, a Milano purtroppo no. Ho visto bambini che la mattina andavano a scuola e il pomeriggio vendevano succhi di frutta per le strade perché orfani di padre e dovevano aiutare le loro famiglie. Esiste a Damasco anche un istituto per i figli dei caduti in guerra che si occupa di allevare e educare i figli degli uomini morti in guerra.

Per la società siriana è un disonore chiedere l’elemosina per strada nessuno lo fa anche perché quando una persona ha dei problemi economici può chiedere aiuto alla famiglia, perché di solito le famiglie sono molto numerose e quindi c’è un mutuo soccorso in caso di necessità. Il governo per non far pesare sulla famiglia eccessive spese, ha garantito l’istruzione gratis almeno sino alle scuole superiori. La pressione fiscale sulle famiglie è bassissima, lo Stato ha parecchi introiti sui monopoli e sulla vendita del petrolio, di cui destina una grossa fetta allo stato sociale.

Io credo che se ci fosse più fratellanza o amore per il prossimo, in Italia non vedremmo più la gente ai margini della strada. C’è bisogno di una coscienza collettiva migliore nel pensare a tutti i nostri concittadini che si trovano in difficoltà e da un piccolo gesto di ognuno di noi potremmo creare un Paese migliore.

1 thought on “Povertà tra Milano e Damasco

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