Share

Arte Iran
25° Festival di Arte del Paesaggio svoltosi in Iran

Su Mediterranea si era già parlato di Arte e Paesaggio in merito all’evento del 25° Festival di Arte del Paesaggio svoltosi in Iran, precisamente nell’Isola di Hormoz nel Golfo Persico.

Molte persone spesso si chiedono in cosa consista questo filone di opere, che paiono spesso non avere un senso estetico, una loro bellezza, un loro perchè. Credo quindi sia necessario approfondirlo tornando indietro nel tempo, per riscoprire un po’ le origini dello stretto rapporto che lega l’Arte alla Natura.

Quest’ultima ha sempre affascinato tutti gli artisti. Sembra possibile immaginare l’intera storia dell’arte senza l’elemento naturale o del paesaggio? Credo proprio di no. Basti pensare al successo della pittura di paesaggio nel corso dei secoli. Sono stati dipinti migliaia di quadri con paesaggi raffiguranti la Natura nelle sue infinite ed affascinanti vesti.

Negli anni ’70 e ’80 del XX secolo gli artisti hanno iniziato non solo a utilizzarla come soggetto dei loro quadri, o dei loro manufatti scultorei: hanno cominciato a plasmarla nella realtà, rendendo ancora più vivido il legame tra Arte e Natura

Sappiamo che l’uomo ha sempre avuto una certa attitudine a modellare il territorio, già da tempi lontani: pensiamo infatti all’ordine ed al rigore che viene dato ai campi coltivati nell’ambito dell’agricoltura, o meglio ancora semplicemente ai giardini. Infatti nel tardo ‘700 si sviluppò una vera e propria Architettura dei giardini, volta a dare eleganza anche agli ambienti all’aperto di strutture pubbliche e private.

Tuttavia negli anni ’60 questa tendenza ebbe una spinta molto forte legata soprattutto a problemi di carattere ecologico, che cominciavano a diventare più consistenti in quegli anni, e che portò sia allo sviluppo di forme d’arte strettamente collegate con gli elementi naturali (si pensi alla Spiral Jetty di Robert Smithson) e sia alla modifica di ciò che il paesaggio già proponeva (anche urbanistico, quindi coinvolgente anche architetture ed edifici già esistenti, come fece Christo insieme alla sua compagna Jeanne-Claude). Insomma si approdò all’esperienza di Land Art e Earth Works ossia rispettivamente Arte del Paesaggio e Lavori nella Terra, oggi conosciuti anche come Environmental Art (da “environment”, ambiente).

La loro più grande peculiarità è che non sempre andavano a ricercare uno scopo edonistico o ornamentale, ma venivano realizzati come un atto di presa di coscienza del rapporto tra uomo e elementi del paesaggio.

Questo genere di opere stravolge i meccanismi consueti dell’arte perchè non ha bisogno di teche, piedistalli, basamenti, nemmeno di uno spazio espositivo: è già di per sè uno spazio espositivo.

Dal momento che sarebbe impossibile spostare la porzione di territorio in cui l’opera è realizzata, la loro diffusione avviene in modo assolutamente antitradizionale: tramite la fotografia (anche perchè sono opere destinate a deteriorarsi nella maggior parte dei casi) oppure tramite il documentario, non più tramite la vendita dell’opera stessa.

Quando si parla di Environmental Art è molto importante sottolineare la connessione che si crea tra artista e ambiente: insomma egli si confronta con una realtà estremamente grande e la plasma come se fosse sua; di conseguenza la loro interazione diventa quasi un rapporto alla pari, in cui l’artista si sente parte della natura, e sente la natura come parte di sé. Secondo alcuni critici questa tipologia di opere viene anche definita “totemica” proprio per questa identificazione, da taluni più tradizionalisti addirittura blasfema ed egocentrica poiché l’unica entità che possa plasmare la natura a suo piacimento sia Dio.

Questo genere artistico comincia a proliferare in America, il paese delle infinite distese e gli immensi spazi, e perchè no, anche delle manie di grandezza. Tuttavia abbiamo degli esempi più vicini a noi sia cronologicamente che geograficamente, sicuramente molto significativi per questo filone di opere, che sembrano in ogni caso sfuggire da qualunque catalogazione.

Infatti in Iran, più precisamente nel Golfo Persico, nel Festival citato nell’introduzione del pezzo, si è vista la collaborazione di vari artisti che hanno perfettamente interpretato lo spirito della Land Art e degli Earth Works.

Lo scenario per questo festival è stato l’Isola di Hormoz, nel Golfo Persico, perchè nelle loro opere ad esempio in Flowers for the Nature (Fiori per la Natura1) emerge esattamente lo spirito ecologico che la Land Art proponeva.

Il Paesaggio è l’opera d’arte in primis, e su di esso vengono applicate delle piccole modifiche che simboleggiano la mano dell’uomo: filati locali intrecciati come per creare forme di fiori, sassi raggruppati per sfumature disposti in forme geometriche, conchiglie e elementi marini allineati per comunicare un messaggio di amore per la natura.

Queste opere non sono permanenti (molti pensano infatti che siano azioni che contribuiscono solo a danneggiare il paesaggio) ma possono essere rimossi perchè costituiti comunque da apparati sempre effimeri.

Nel sito riverart.net sono invece presenti altri lavori di Environmental Art, ambientati in altre località dell’Iran, che ben ci fanno capire cosa significa per gli artisti aderire a queste correnti artistiche, addirittura al punto da mettere il proprio corpo a disposizione dell’opera da loro ideata, appendendosi ai rami degli alberi insieme a una moltitudine di ossa, o attorcigliarsi nel filo spinato, o ancora creare delle larve antropomorfe per sottolineare quanto la salute e lo sviluppo della natura vada di pari passo con quello dell’uomo. Certo qui sfociamo nel campo della performance di Body Art, quindi un altro campo altrettanto interessante, tuttavia da questo possiamo capire quanto gli artisti si siano mobilitati e tutt’ora con ogni mezzo si mobilitino per rendere noto a tutti quanto la Natura ed il Paesaggio stiano loro a cuore e come sia importante tenerli sempre cari, con ogni mezzo.

Non è certo semplice osservare queste opere come si potrebbe guardare un semplice dipinto in un museo: forse è necessario sforzarsi di accettare che la Natura con tutti i suoi frutti (uomo compreso) sia la più grande opera d’arte mai realizzata.


[1] Visitate http://atefehtara.blogfa.com/ per vedere alcune opere significative.

Leave a comment.