La super rete elettrica del futuro
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Lo scorso luglio i leader dell’Unione Europea hanno annunciato l’obiettivo di ridurre le emissioni di gas serra di almeno l’80 per cento entro il 20501. Realizzare questa radicale trasformazione richiede profondi cambiamenti al sistema di approvvigionamento energetico. Il rapporto “Roadmap 2050: Practical guide to a prosperous low carbon Europe”2, curato dall’istituto di ricerca economica McKinsey e commissionato da European Climate Foundation (ECF), afferma che una tale riduzione di gas serra è possibile solo si ridurrà quasi a zero l’utilizzo di combustibili fossili. Secondo questo studio sarebbe possibile ridurre il ricorso a combustibili come petrolio, carbone e gas puntando su energie rinnovabili come sole e vento.

Sono questi gli auspici che hanno portato al fiorire di una serie di programmi finalizzati al potenziamento delle energie rinnovabili. Uno dei progetti più importanti lanciati nel 2008 sotto l’egida dell’Unione per il Mediterraneo era il Piano Solare Mediterraneo che mirava a incrementare l’utilizzo di energia solare nei cosiddetti paesi MENA (Middle East and North Africa) e interconnettere le reti di trasporto di questa regione con quelle del continente europeo al fine di creare un mercato d’interscambio di energia.

E’ all’interno di questo contesto politico-strategico che s’inseriscono il progetto Desertec e il progetto Transgreen. La fondazione Desertec, sorta sotto l’egida del club di Roma e dalla Tran-Mediterranean Renewable Energy Cooperation, è stata istituita lo scorso ottobre a Monaco. L’obiettivo, a fronte di un investimento di 400 miliardi di euro, è costruire centrali a concentrazione termica ed eoliche nei deserti della regione MENA al fine di produrre il 15percento del fabbisogno di energia elettrica dell’Europa e di buona parte dei paesi della sponda sud del Mediterraneo entro il 20503.

L’ambizioso e innovativo progetto, cui partecipa anche il nostro premio nobel Carlo Rubbia, nasce in Germania, paese sensibile al tema delle energie rinnovabili, e vede la partecipazione di grandi gruppi finanziari e industriali, tra cui anche l’italiana Enel Green Power. Il consorzio Transgreen, invece, sorto su iniziativa francese, si occuperà di costruire una rete di linee ad alta tensione nel mar Mediterraneo per collegare il continente africano all’Europa. Sono previste cinque grandi autostrade elettriche dai paesi della sponda sud, come Marocco, Algeria. Tunisia, Libia, verso Spagna e Italia. E poi varie interconnessioni balcaniche attraverso Albania e Montenegro oltre a una rete dalla Turchia fino in Germania.

Il piano Desertec-Transgreen richiederà la collaborazione di tanti paesi e culture differenti. Molti dei paesi MENA hanno già mostrato il loro interesse a collaborare al progetto. In particolare il Marocco, tra i pochi paesi dell’area a non disporre d’ingenti quantità di petrolio e gas, e l’Algeria, presenti nella fondazione rispettivamente con le compagnie Nareva e Cevital. Nel progetto Desertec, parte dell’elettricità prodotta sarebbe utilizzata nei paesi d’origine, ad esempio per alimentare i dissalatori, e una quota sarebbe esportata in Europa.

Nei prossimi decenni il fabbisogno di energia e di acqua potabile nei paesi MENA è destinato ad aumentare. Questo fatto potrebbe avere delle pesanti conseguenze sulla crescita economica e sull’equilibrio geopolitico dell’area. Se il progetto avrà successo, quindi, si riuscirebbero non solo a ridurre le emissioni di Co2, ma anche a stimolare lo sviluppo sociale ed economico dei paesi della sponda sud del Mediterraneo, incrementando e stabilizzando i rapporti euro-mediterranei. La creazione di reti di interconnessione, infatti, oltre a fare del Mediterraneo un ponte energetico tra le due sponde, può rappresentare uno strumento ulteriore per promuovere opportunità di scambio, di dialogo e di sviluppo tra i paesi dell’area.

“Nel giro di sei ore i deserti ricevono più energia dal sole di quanta l’umanità ne consuma in anno”, afferma il fisico Gerhard Knies, tra i promotori di Desertec4. Entro la metà del ventunesimo secolo i paesi dell’area MENA potrebbero avere trasformato i loro deserti in fonti inesauribili di energia pulita. Vendendo parte di questa energia ai paesi europei, essi potrebbero fornire un contributo decisivo alla riduzione delle emissioni europee di gas serra fino a un livello sostenibile, rendendo concreta la possibilità di ridurre dell’80percento le emissioni di Co2 entro il 2050. Una stretta collaborazione tra Europa e paesi MENA nel campo delle energie rinnovabili, inoltre, costituisce la premessa per una crescita economica sostenibile e per la stabilità dell’intera regione.

[1] Maurizio Ricci, ‘2050, l’Europa Pulita’, in ‘La Repubblica’ del 15 aprile 2010.

[2] Copia del documento.

[3] Vedi il sito della fondazione.

[4] Vedi il servizio di un canale tedesco (in inglese) su Desertec

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