Comunemente vengono chiamati “graffiti” ma dietro il fenomeno del writing si nasconde un’interessante forma d’arte, tutt’altro che banale, che trova nella strada la sua massima espressione di creatività. Una realtà complessa, quella della spray art, tanto che ho deciso di farmi aiutare da Nekros, writer bravissimo nonché mio caro amico dai tempi (ormai lontani) dell’università, che da Madrid – dove attualmente vive – ha accettato con entusiasmo di raccontarci un po’ di questo mondo – fatto di parole, colori e linee – e di rispondere a qualche domanda sulla sua passione per la pittura on the road.
Nekros, quando hai iniziato a capire che quest’arte “on the road” faceva per te?
Ho iniziato a interessarmi all’aereosolart al 4° anno di liceo quando un mio compagno di scuola, RAH99, mi fece vedere una rivista piena di graffiti. Da quel momento ho iniziato con alti e bassi a dipingere e col passare del tempo mi sono reso conto che ogni fine settimana sentivo l’esigenza di dipingere, perché dipingendo stavo bene con me stesso.
Se non sbaglio i writers non amano che si conosca la loro identità e preferiscono essere conosciuti solo con la loro tag. Ma cosa significa una tag per un writer? E’ un puro e semplice nome d’arte? E da dove deriva la tua tag Nekros?
Esattamente i writers non vogliono che si sappia la loro identitá perché molte volte si dipinge illegalmente e se il loro vero nome fosse noto potrebbe rappresentare un problema. La tag oltre a essere il “nome d’arte” di un writer é anche l’inizio di qualsiasi creazione artistica, ossia é lo stimolo per creare, per farsi notare e svilupparsi artisticamente perché in ogni creazione fatta sará sempre presente. Soprattutto nel lettering, caso nel quale la tag prende volume, viene colorata, adornata con frecce, disegni, insomma prende vita.
La mia tag Nekros me la consiglió mia sorella: la prima volta che me la nominò mi piacque da subito, per via della musicalitá e della durezza che allo stesso tempo questa parola racchiude. Nekros é una parola greca che significa “morte, corpo morto e in decomposizione”… Quindi, una parola che non puó lasciare indifferente nessuno, soprattutto il sottoscritto visto che il tema della morte mi ha sempre colpito molto.
Ma cos’ha un muro più di una tela?
Il muro é vivo, é piu grande, ti lascia la mente piú libera e agile, aperta alla creazione, perché in una tela devi comprimere tutto in uno spazio giá prefissato mentre in una parete i limiti li poni tu. E poi l’aeresolart é un’espressione artistica nata sulla parete, per cui trasportarla su una tela vorrebbe dire snaturarla totalmente.
Il processo di creazione di un tuo graffito come avviene? C’è sempre un disegno preparatorio o in alcuni casi ti fai ispirare dal muro bianco davanti a cui ti trovi a disegnare? Dietro ogni graffito che fai c’è un significato o un messaggio che vuoi comunicare o alcuni sono produzioni che appagano semplicemente il tuo senso estetico?
Molto spesso cerco di portarmi un bozzetto per dipingere anche se mi capita piú di una volta di improvvisare. Rispetto al significato del graffito posso dire che dipende dai muri. Ci sono muri pieni di pezzi in cui dietro alle lettere non c’è nessun significato aggiuntivo oltre all’impatto visivo che vogliono suscitare, oppure puoi trovare muri in cui vengono fatti disegni con multipli significati, come il sociale, l’ironico, lo scandaloso, il simpatico, che variano a seconda della presenza di immagini o idee che si vogliono esprimere in quel momento.
Alla fine di un tuo lavoro qual è il tuo primo pensiero?
Un senso di realizzazione, felicitá e ansia di poter tornare a dipingere di nuovo.
Voglio sempre evolvermi, migliorarmi, perfezionarmi, amo pormi sempre nuove mete da raggiungere e accettare sempre nuove sfide, per sentirmi ancor piú appagato e sempre vivo. Perché i graffiti sono una parte fondamentale della mia vita, della quale difficilmente potrei fare a meno.
Adesso sei a Madrid e produci la tua arte su muri spagnoli ma prima abitavi a Milano. In queste due città hai riscontrato una differenza sostanziale nella percezione dei graffiti? Ovvero in una più che nell’altra i graffitari vengono mal visti?
A Milano ho dipinto ma non cosí tanto come sto dipingendo a Madrid, posso dire comunque che la Spagna in generale é molto piú permissiva e piú aperta verso i graffitari e le loro produzioni artistiche.
Molte gallerie d’arte negli ultimi anni stanno facendo a gara per esporre lavori di writers. Questo vuol dire che i graffiti iniziano ad essere considerati un’espressione artistica con la stessa “dignità” della pittura tradizionale. Ma tu non pensi che il fatto di commissionare ad un writer un lavoro snaturi in un certo senso il concetto di libertà di espressione che c’è dietro quest’arte on the road?
Posso dirti che i graffiti ormai sono sì consolidati come forma d’arte e sono d’accordo con te quando dici che il fatto stesso di produrli per una mostra d’arte farebbe naturalmente perdere il valore originario dell’aereosolart, che é nato e si é diffuso per il mondo attraverso le strade, dipingendo muri e non tele.
Per finire, cosa vorresti dire alle persone che pensano che i writers siano solo dei vandali buoni solo ad imbrattare i muri?
Che l’aerosolart non è solo firme e tags che sporcano un muro; che guardassero in giro bene perché ci sono muri che sono delle vere e proprie opere d’arte; che prendessero coscienza del fatto che al mondo d’oggi la nostra societá usufruisce dei graffiti come espressione artistica e anche come business, ad esempio nei musei, nelle pubblicitá, nelle sfilate di moda… Insomma, che aprissero gli occhi e le menti!