Stazioni
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Luogo di incontro o di involontario appuntamento per antonomasia, la stazione ferroviaria, anche la più piccola incastonata in una paese appenninico, a volte può venire mentalmente rappresentata come un flusso: individui che continuamente vanno e vengono per diverse motivazioni. Se qualcheduno, sempre mentalmente, aumentasse la già abbondantemente frettolosa andatura di queste persone, il flusso lentamente diventerebbe una vera e propria strada umana, con le sue direzionalità e i suoi percorsi costanti o variabili.

Dalle strade ferrate, asfaltate o marittime più disparate sono arrivati fin quassù in cerca di un lavoro e favoriti dagli affitti contenuti rispetto alla città tante donne e uomini di diverse nazioni, dall’Europa Orientale all’Africa, dall’America Latina all’Asia.
In cerca di una possibile vita migliore, si dice sempre. Qualcuno ha trovato quello che cercava ai fini del proprio necessario sostentamento, si è sposato e ora la sua famiglia vive stabilmente in questi luoghi.

Le strade di queste diverse culture di provenienza non hanno quasi mai avuto la possibilità di incrociarsi e di incontrarsi con quelle locali e anche quando ciò è accaduto erano vie a senso unico, oppure incroci deserti senza via di uscita, dentro le casupole semi abbandonate ai margini di questi paesi. L’accesso a qualcosa di diverso era difficile e il senso di abbandono diventava una triste consuetudine delle giornate trascorse al lavoro, a casa, a scuola, agli uffici della questura a far la fila per rinnovare quel pezzo di carta che vale oro ai fini della tua permanenza e che leggi liberticide rendono sempre più difficile ottenere.

Ci sono voluti diversi anni per prendere coscienza che solo associandosi e dando vita ad un movimento che rispecchiasse la volontà di una comunità unica ed unita, sia pur rispettosa delle diverse composizioni etniche, si poteva porre rimedio a questa drammatica situazione-sensazione. Sollecitando il bisogno di un luogo di incontro, di scambio, di appartenenza, per realizzare finalmente quella strada a due corsie costituita dall’apporto sociale, culturale ed organizzativo che proviene dalla presenza sempre più massiccia degli immigrati anche in queste zone e dall’impegno dei cittadini italiani nell’accettare tali positive prerogative e creando un canale propositivo di affiancamento. Succede così che in una domenica di Giugno, in attesa che anche qui in montagna giunga l’estate vera e propria si faccia festa in stazione, perché questi locali da tempo abbandonati sono stati sapientemente recuperati per la costituzione di un centro interculturale, un luogo che verrà gestito dagli immigrati ed utilizzato al meglio per le proprie necessità.

Gli sforzi per la concessione di questo spazio sono stati notevoli, preceduti dall’ottenimento di una serie di germinali diritti di rappresentanza che hanno giorno dopo giorno convinto l’amministrazione comunale di tale bontà progettuale e della voglia di emergere come cittadini vivi di questo paese, che non vogliono atti di pietismo bonario ma chiedono di diffondere le proprie capacità al fine di realizzare un duplice binario di conoscenza reciproca.

Succede così che si parli di laboratori gastronomici, di scambi di ricette, di corsi di informatica, di libri che vengono da strade differenti e che esprimono la ricchezza della diversità, di strumenti musicali e di balli provenienti da altre direzioni ma che si scoprono vicini per assonanza, che ben si integrano nel panorama circostante.

Per un giorno dunque chi arriva alla stazione di Monzuno-Vado ascolta suoni, assapora prelibatezze, legge libri in un’atmosfera particolare, forse più libera rispetto ai precedenti arrivi. Forse si chiederà da dove vengano così come si domanderà il motivo per cui non li avesse sentiti prima; forse, tutto quello che si ascoltava e si respirava nell’aria di montagna non lo si era mai sentito perché rimasto intrappolato per anni nella noncuranza e nel pregiudizio; erano strade diverse che non si erano mai incontrate da queste parti, pur essendosi incrociate svariate volte.

La stazione ferroviaria è il luogo dove mentalmente, velocizzando i frammenti delle immagini degli individui, si creano flussi di persone che costituiscono un unico movimento in cammino. Chissà se almeno una parte di questo composito flusso da domani decida di fare uno sforzo, salire una rampa di scale e visitare il Centro Interculturale.

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