di Silvia Nebbia
Per chi è nato attorno ai ’60, la censura ha fatto a tempo ad avere un certo “sapor di sacrestia”, incentrata com’era sul “Comune Senso del Pudore”. Virtù o difetto, il CSP è attualmente cancellato dalla memoria nazionale. Un progresso? Molti ricordano la censura RAI alle gambe delle Kessler: furono loro imposti dei collant di panno lenci o quasi, per scongiurare insurrezioni di popolo contro la “dissoluzione della Famiglia”.
La Tv “moralizzava”, allora, era “pedagogica”, secondo i dettami della tradizione cattolico-borghese dell’era di Carosello (bimbi a letto subito dopo). Fu poi l’impudico ombelico della Carrà a scandalizzare il Belpaese (Canzonissima ’74 -’75) Oggi la pancia a vista è la divisa di scuola già alle medie (dopo quasi 40 anni). Ma, se vogliamo restare all’ambito “sentimentale”, senza toccare la politica (vedi cacciata di Fo-Rame e di molti altri artisti “critici” pericolosi allora come oggi), gli scandali tv erano un nulla a confronto delle roventi scene al burro di “Ultimo tango a Parigi” di Bertolucci, escluse dalle sale solo due anni prima (1972). Il cinema, però, non entrava direttamente in casa: i cittadini sceglievano di uscire dal seno familiar-televisivo e andare a cercare cultura? Peggio per loro.
La mannaia censoria si abbatteva comunque sui film ma l’Italia era (quasi) salva, perché i cinEfili e i colti erano una sparuta minoranza, in fondo. Eppure, di lì a poco, nel ’76, esce “Ecco l’impero dei sensi” di Nagisa Oshima in versione quasi integrale. La storia è di per sé oltre ogni limite: una coppia si chiude in casa a sperimentare eccessi erotici, finché l’uomo non soccombe, consenziente. Protagonista il sesso, nel senso di fallo, che alla fine viene espropriato al giallo amante. Ispirato ad una storia di cronaca, nonostante i tagli restava un film “osceno” . Una decina di anni dopo riapparve l’opera (poetica nella sua forza) di Oshima in versione integrale, compresi i primissimi piani dell’oggetto d’amore della bella concubina dal cervello a mandorla (pazza d’erotismo vaga col fallo reciso e sanguinante tra le mani).
Chi scrive ricorda ancora le facce verde senape di alcuni spettatori, compresa la propria (ma nessuno morì d’infarto). Scandali all’acqua di rose rispetto a ciò che si vede ormai anche in orari da cartoni animati, violenza in primis. Erano eventi giustificati dalla ricerca artistica, dal Dramma Umano. Era la “liberazione” della sessualità repressa a forza dai moralisti bigotti. Ma poi la strada della coscienza di sé ha preso direzioni inquiete e ambigue…
L’eros non è più carica vitale, creazione logica e salutare: viene commercializzato spesso a discapito del buongusto, del corpo femminile e del civismo. In una società così spappolata, esiste ancora il CSP ? Cos’è la morale? È più volgare un primo piano in stile Oshima o una vita da tronista? La Tv è ancora pedagogica? Si, ma spesso in senso opposto. Quanto dis-educano le liti con natiche al vento dei reality? Le aspirazioni di protagonismo purchessia? Il gossip di bassa lega? Certi episodi della vita politica? Gli insulti a donne troppo poco “glamour” (secondo l’andazzo)? Quanto sarebbe bello scandalizzarsi per una caduta di stile o per un bacio, adesso ! Potremmo, contando l’amor censurato capire quanto pesa oggi la dignità nazionale? Bisognerebbe chiedere a Tornatore di pesare i quintali di pellicola “tagliata”, dai baci di Clara Calamai (primo seno nudo), fino a… quelli di Benigni ai politici, di tutt’altro effetto, in un gioco di specchi tra media e messaggi che hanno fatto la storia del costume, se non la Storia, modificando poco a poco il nostro “essere” interiore, fino a…?
Questo è il punto. Ormai, tutto va nel calderone della “gran Babele mediatica”, ridotta a discarica etica. Così non ci si scandalizza più di nulla, tanto meno della violenza sui corpi o sulla Storia e si finisce per non avere un terreno su cui poggiare il piede della sacrosanta indignazione, diritto ormai alienato per mancanza di riferimenti. E non parlo di erotismo.
Se le intenzioni dei censori dell’epoca erano volte a preservare la morale corrente, i “pedagoghi” odierni sembrano invece più impegnati a favorire l’acquisizione della volgarità come Valore. Ergo, censurare? No. Solo ritrovare una qualunque forma di CSP, se possibile. Un Comune Senso del Pudore, inteso come Coscienza Civile, incensurata e incensurabile. Per evitare che il Belpaese divenga un “Impero… dei senza pudore”. O lo è già?