Il fascino dell’epoca vittoriana e la breve parentesi dell’età edoardiana in “Camera con vista” – trasposizione teatrale del celebre romanzo di Edward Morgan Forster, da cui è stato tratto l’omonimo film di James Ivory – con un cast stellare: da Helena Bonham Carter a Julian Sands e Daniel Day-Lewis accanto a Maggie Smith e Judi Dench – premiato con ben tre Oscar oltre alle varie nominations (tra cui quella per il Leone d’oro a Venezia), ai prestigiosi riconoscimenti internazionali e allo straordinario successo di critica e pubblico.
La prima mise en scène italiana – con traduzione e adattamento “a quattro mani” di Antonia Brancati ed Enrico Luttmann – porta la firma di Stefano Artissunch (regista di origini sarde con all’attivo numerosi e fortunati allestimenti) e si affida ad interpreti come la giovane e convincente Selvaggia Quattrini (attrice e doppiatrice, nonché vera figlia d’arte) nel ruolo di Lucy Honeychurch, una signorina inglese di buona famiglia di passaggio a Firenze, e poi a Roma, per l’irrinunciabile “viaggio in Italia”, e a una splendida Paola Quattrini, che incarna la più matura e saggia cugina Charlotte regalando al suo personaggio una sottile vena d’ironia.
Nel cast – oltre allo stesso Artissunch – anche Stefano De Bernardin, Alessandro Pala, Stefano Tosoni, con la partecipazione straordinaria di Evelina Nazzari; le scenografie “metateatrali” sono di Giuseppe Cordivani, il disegno luci di Giorgio Morgese e gli eleganti costumi di Marco Nateri.
“Camera con vista” debutterà in prima regionale DOMANI (giovedì 8 dicembre) alle 21 all’Auditorium Comunale di Arzachena, per il primo appuntamento con la Stagione del CeDAC; e proseguirà in tournée nell’Isola – sempre sotto le insegne del CeDAC / Circuito Multidisciplinare dello Spettacolo in Sardegna: venerdì 9 dicembre alle 21 inaugurerà la Stagione di Prosa e Danza 2016-17 del CeDAC al Teatro Tonio Dei di Lanusei per approdare sabato 10 dicembre sempre alle 21 al Teatro del Carmine di Tempio Pausania (dove darà il via alla Stagione di Prosa e Danza 2016-17) e infine – domenica 11 dicembre alle 21 aprirà il cartellone al Padiglione Tamuli nelle ex Caserme Mura di Macomer.
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Le due dame inglesi – nella città di Dante – trovano sistemazione in una pensione ma le loro stanze, contrariamente a quanto pattuito, non godono dell’ambita vista sull’Arno; proprio quell’inconveniente, facilmente risolvibile se le signore accettassero di fare scambio con alcuni altri turisti della terra di Albione, offre il pretesto o meglio l’occasione per far conoscenza con altri ospiti, e in particolare gli Emerson. La frequentazione, casuale ma frequente, con padre e figlio nella città toscana favorisce la nascita di una simpatia tra i due giovani, che diventa per George Emerson una sorta di infatuazione, preludio a un sentimento più profondo. Lucy, cresciuta nell’alveo protetto della sua cerchia familiare ed educata secondo rigidi principi morali, è del tutto ignara del gioco delle passioni, e per ciò forse più influenzabile ma allo stesso tempo timorosa di abbandonarsi ai propri impulsi e desideri.
Al ritorno in Inghilterra la fanciulla tace il suo turbamento e i suoi dubbi, e accetta invece di sposare Cecil Vyse – il pretendente ideale secondo i canoni e le aspettative della famiglia – ma quel tiepido affetto svanisce al primo incontro con George e pur animata dalle migliori intenzioni Lucy comprende come sottomettersi alle convenzioni significherebbe per lei rinunciare alla felicità. E sceglie così, coraggiosamente, di vivere la propria vita assecondando le proprie inclinazioni. La presa di coscienza della protagonista sottolinea per contrasto la supremazia delle apparenze e il perbenismo nella cultura dell’Inghilterra ai primi del Novecento: una civiltà al tramonto, dopo la fine dell’epoca vittoriana, in cui i primi segnali di risveglio e i mutamenti politici contraddicono la tradizionale visione della società, con le differenze di classe e l’arroganza di chi è cresciuto tra gli agi e rifugge dal mescolarsi con altri ambienti, e dove l’esistenza, specie delle donne, è regolata da condizionamenti e divieti che contraddicono la natura umana e la naturale espressione della personalità.
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La pièce regala un singolare ed efficace affresco di un’epoca attraverso lo sguardo di due giovani innamorati – loro malgrado – costretti a fare i conti con l’eterno dilemma tra istinto e ragione, nel gioco immutabile dell’attrazione: tra le righe del romanzo di Forster affiora una velata critica alla società così perbenista e ipocrita da soffocare ogni anelito di vita. Una riuscita mise en scène (in cui le vedute di Firenze e il paesaggio inglese vengono evocati attraverso un sapiente meccanismo teatrale che fa leva sull’immaginazione e la memoria dello spettatore) – mette in evidenza la finzione, che come per contrasto svela la verità sui personaggi, affidandosi alla potenza astratta dei simboli.
“Camera con vista” ricostruisce una temperie culturale e una trasformazione sociale, sottolinea la potenza dell’eros come forza arcaica e risanatrice, ma anche il crudele e spietato giudizio di condanna che colpisce quanti scelgano di vivere al di fuori delle convenzioni o non si riconoscano nei codici stabiliti, o semplicemente decidano di sottrarsi a quello schema per cercare di afferrare la felicità e di conoscere a fondo la propria anima.