Acquamela
L’Ex Ospizio di Acquamela, posto di fronte la chiesa dell’Annunziata (già dedicato alla Madonna di Loreto), è ricordato in un documento datato 1422.
È ancora visibile un arco gotico tardo trecentesco; forse qui, ricevette assistenza nel 1385 Papa Urbano VI che fuggiva da cardinali e baroni in rivolta contro di lui, all’epoca del Grande Scisma d’Occidente.
Proprio di fronte, troviamo il portale della chiesa dell’Annunziata; l’arco d’ingresso, è un esempio di architettura durazzesco catalana della metà Quattrocento, in piperno nero, arco ribassato e stemmi nei timpani semirovesci laterali.
Negli stessi anni lavorava a Napoli un acquamelese, Giovanni Durante de Aquamalorum pertinenciarum Sancti Severini che innalzò delle finestre nel 1454 – 1455 per Francesco Maramaldo, nella sua casa in via dei Tribunali.
Il loggiato è della prima metà del quattrocento, il Palazzo è conosciuto con la denominazione di “Palazzo della Regina Giovanna”, poiché la Regina vi abitò nel 1412.
L’interno mantiene un loggiato piano che ritroviamo dovunque in Campania, specialmente in Terra di Lavoro.
Qui ad Acquamela, si è conservato nella sua forma a tetto spiovente su pilastri in connessione con l’ingresso.
Aiello
La frazione è costituita da case apparentemente insignificanti, rurali, ma una precisa registrazione, li ha qualificati di gusto selezionato e colto.
Il centro di Aiello posto al di sotto della chiesa di San Pietro,è costituito da due palazzi rinascimentali, il primo riporta in un angolo una colonna in travertino e l’atro che si apre su di un cortile ha i loggiati su pilastri poligonali.
Penta
Proseguiamo il percorso, verso la valle del Sarno.
Il terremoto ha lasciati indenni alcuni palazzi che Donato Cosimato, esaminò, in pericolare una epigrafe sacra sul campanile della chiesa di San Rocco, sulla quale sono illustrati i meriti che il priore Fusco de Alferio guadagnò nel 1451, lavorando per la grancia virginiana di Santa Maria de Penta.
Il linguaggio della scalpellino ci informa, della frequentazione di una scuola ancora saldamente trecentesca.
La lettera P contorta puntata “come uscita da un manoscritto gotico” la A, la M, la E maiuscole con aste, rientri, tagli che rinviano ad un mondo “che veste ancora la palandrana e il cappello a sacco dei monaci”.
A casa Gerrasio Gaiano, siamo in pieno Rinascimento durazzesco catalano, con il Palazzo di Marina di Aragona Sanseverino, costruito tra il 1450 – 1470.
L’uso del piperno, per i pilastri poligonali sui quali poggia la copertura.
L’abitazione ha accanto un edificio speculare il quale, fu la sede prescelta da un personaggio degli inizi del cinquecento probabilmente, una nipote del re Ferdinando il Cattolico e zia dell’Imperatore Carlo V.