La quarta giornata del festival ci ha portati nella dimensione più innovativa del cinema contemporaneo. Tre webseries di grande qualità, curate nei minimi dettagli.
Si parla di sceneggiatura, luci, fotografia, suono e colonna sonora. Sono film a tutti gli effetti, la differenza sta nel budget, a volte basso a volte nullo. Si parte da zero, il lavoro per il web diventa una importante palestra per i giovani autori, registi o tecnici che ruotano intorno alla produzione di un’opera.
La serata è stata presentata e curata da Mirko Lino, fondatore e caporedattore di EmergingSeries Journal, docente di Critica Letteraria e di Storia del Cinema presso l’Università degli Studi dell’Aquila. Ospiti della serata i registi Riccardo Cannella, Ettore Nicoletti e Mirko Zaru.
Suspense, enigmi, delitti e castighi. Aspetti che possiamo trovare in tutti i lavori dei giovani registi. “Hidden” del regista siciliano Riccardo Canella che ha scritto insieme a Cristiano Bolla, è un prodotto di grande qualità artistica “ma non ha uno stile commerciale, come vorrebbe il mercato oggi. I produttori cercano la velocità per i giovanissimi, storie che si divorano molto rapidamente”, ci dice Riccardo Canella. Hidden invece rispetta i tempi lenti del dialogo, dell’introspezione, dell’analisi psicologica attenta dei personaggi. Si intravede una scrittura molto accurata, la fotografia eccellente.
“Arthur”, la seconda webseries, presentata dal simpatico ed eclettico attore protagonista Ettore Nicoletti, merita tutti i premi ricevuti in giro per il mondo. “Premio alla sceneggiatura, alla fotografia, quattro volte miglior attore protagonista, premio alla regia. Ha vinto la coppa del mondo delle webseries”, ci dice soddisfatto Ettore. La webserie voluta dalla televisione svizzera italiana RSI, prodotta con Inmagine SA di Alberto Meroni e diretta da Nick Rusconi, che ne è anche l’autore insieme a Chloe De Souza.
“Quali sono le caratteristiche vincenti che hanno permesso questo grande successo della serie, e da dove nasce l’idea del soggetto?” Domanda d’obbligo da parte di Mirko Lino che ha condotto con grandissima professionalità la serata e le domande ai registi e attori.
Ettore Nicoletti la spiega così “Arthur somiglia ad ognuno di noi. Realizza i delitti che, per fortuna, la maggiorparte della gente pensa ma non porta a termine. E’ un ragazzo libero, fa quello che vuole, si sbarazza di ogni cosa gli dia fastidio. Delitti che non hanno motivo, se non nella sua idea di perfezione”.
“Infatti si nota la discrepanza, la distanza assoluta tra la calma e perfezione del quartiere bene della città svizzera e le continue uccisioni che Arthur è “costretto” a compiere”, dice Mirko Lino.
“E’ corretto”, risponde Nicoletti, “la stranezza però non è così assurda. C’è un lato oscuro in ognuno di noi, in ogni situazione apparentemente pulita e tranquilla può nascondersi una parte oscura. Arthur è come un bambino che non riesce a smettere di giocare, si diverte ad uccidere. E’ un modo di soddisfare le proprie voglie, e per lui la strada è quella. Ci sta simpatico perché lo fa in modo che appare normale, spontaneo. Non c’è cattiveria, è un ragazzo che si diverte parecchio nel farlo”.
L’ultimo lavoro, “The slide projector”, nato e prodotto in Sardegna tra Oristano e Pula, è un prodotto originale e coinvolgente. Il regista, Mirko Zaru, non completamente a digiuno di tecniche di regia e di montaggio, è riuscito a costruire un ottimo lavoro, trovando la formula giusta, tra immagine e suono, musiche e ambientazione. Il pubblico si è appassionato a Victor, il personaggio principale. Mirko Lino gli chiede come ha trovato l’ispirazione per costruire la storia, e la psicologia complessa dei personaggi. Il regista confessa che il protagonista “somiglia al giovane medio, quel quarantenne che possiamo incontrare per strada ogni giorno: senza lavoro, divorato dall’ansia di riuscire, accontentare anche la famiglia che provvede alla sua sussistenza. Una situazione che mi fa paura.” E’ stato un lavoro complicato, afferma il regista, per la poca disponibilità di budget (ha pagato tutto da solo), di tempo e di spazi. Potevano girare per due ore al giorno, e per un film sono nulla. Ma nonostante le difficoltà, l’eccessiva autocritica da parte del regista per un prodotto che non lo soddisfa appieno, il film regge, la storia è avvincente, i volti degli attori sono assolutamente perfetti per l’ambientazione thriller. Ambientazione che il regista vuole universale, senza indicazioni geografiche. Un film che può essere goduto, e venduto, in ogni parte d’Italia.
Una bellissima serata. Si è creata una bel dialogo tra pubblico e palco. Dopo i primi giorni, ormai i partecipanti diventano parte del festival e si può discutere ed esprimere opinioni senza l’ansia di prestazione. Anche questo è Passaggi d’Autore: Intrecci mediterranei.