Il Dinavolo è frutto di un blend che vede il 25% di Ortrugo, il 25% di Malvasia di Candia, il 25% di Marsanne ed altre piccole quote di vitigni autoctoni a completamento. Le uve provengono dalla Val Di Trebbia, precisamente dal piccolo borgo di Denavolo che ha dato il nome alla cantina, fondata ed egregiamente gestita dall’enologo Giulio Armani. I vigneti sono ubicati su terreno calcareo ad un’altitudine compresa tra i 350 e i 400 metri di altitudine, allevati a guyot. La conduzione agronomica non prevede diserbanti, concimi o altri preparati chimici, soltanto rame e zolfo dati con criterio e nel periodo giusto. Dopo la diraspatura la fermentazione avviene spontaneamente ad opera dei soli lieviti autoctoni in acciaio, segue una lunghissima macerazione sulle bucce per almeno sei mesi a cui seguono altri otto mesi di affinamento, sempre in inox, sulle fecce fini. Nessuna solforosa aggiunta, nessuna chiarifica, imbottigliato senza alcuna filtrazione.
Al calice si presenta con un caloroso rosso tra l’aranciato ed il rosa chiaretto, di una consistenza che lacrima senza fretta alcuna e senza particelle in sospensione presenti nei calici iniziali.
Al naso nulla di meno scontato: scorza di chinotto, succo di arancia amara e pompelmo rosa le note agrumate che fanno strada al succo di melograno più maturo, tè alla pesca, scampoli di camomilla, rosmarino ed un tocco di chiodi di garofano evanescente, supportato da un finale iodato che narra di sferzate di mare.
In bocca le note agrumate, la pesca ora più polposa ed una nota quasi chinata appena dischiusa, prendono il sopravvento attestando la loro presenza anche in gusto olfattiva. Con un piacevole presenza dei leucoantociani ad insistere, avviluppando, tutto il palato, interrotti soltanto da un’insospettabile e vivida acidità, immediatamente seguita da una sapidità che veicola ancora una volta le sensazioni salmastre di iodio precedentemente avvertite. Finale di persistente desiderio di beva.
Il Dinavolo, proveniente dalle terre dell’omonimo monte, è uno tra i manifesti liquidi della corrente “triple A” più concreti ed essenziali. Che sia apprezzato da solo, in ottima compagnia, magari con “Metti una Sera a Cena” di Ennio Morricone, o con uno spaghettone mantecato al carmasciano con calamaro arrosto, bottarga di tonno rosso e zest di limone, il risultato sarà soltanto uno: il fascino di un Vino di altri tempi unico nel suo genere.