Uno studio del Cnr-Ibmet ha rilevato che la luce notturna dei lampioni insieme all’innalzamento delle temperature influiscono sul riposo vegetativo stagionale degli alberi che ritardano la caduta delle foglie. La ricerca, effettuata sulle alberature di Firenze, è stata pubblicata su Urban Forestry & Urban Greening.
Il rapporto tra cambiamenti climatici, impatto antropico e alberi emerge in modo drammatico nelle cronache divenute ormai quotidiane sulle alluvioni nel territorio nazionale a non solo. Diventano quindi più che mai fondamentali gli studi sulle reazioni della vegetazione a tali cambiamenti nelle aree abitate.
Un aspetto di notevole interesse scientifico che dà indicazioni su come i cambiamenti ambientali incidono sul ciclo vitale delle piante è il fenomeno osservato a Firenze a partire dal 2015. In città è infatti possibile notare la permanenza di foglie verdi fino ad inverno inoltrato negli alberi situati vicino ai lampioni stradali. Si tratta dei platani, Platanus x acerifolia, di Firenze presi in considerazione per uno studio originale dall’Istituto di Biometeorologia del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Ibimet) durante gli autunni e inverni dal 2015 al 2018. I risultati sono stati pubblicati sulla prestigiosa rivista Urban Forestry & Urban Greening.
Le piante si proteggono in diversi modi dalle temperature fredde invernali. La caduta delle foglie è un processo indispensabile nelle specie denominate caducifoglie o decidue. La funzione è quella di protezione dalla disidratazione. Dalla superficie fogliare, infatti, evaporerebbe una gran quantità di acqua, mentre il suo approvvigionamento attraverso le radici è sospeso se il terreno è ghiacciato.
La fenologia autunnale o cambiamento di aspetto delle piante, è una parte importante della stagione di crescita degli alberi ancora poco conosciuta. Oltre ai fattori ambientali che ne potrebbero influenzare i tempi, effetti artificiali introdotti dalla società moderna potrebbero interferire con il normale ciclo vitale degli alberi. Fra questi il crescente uso della luce artificiale per illuminare le notti urbane.
Lo studio indaga la relazione tra illuminazione pubblica esterna e caduta fogliare nei platani che costituiscono, con oltre 4000 individui, il 6% di verde pubblico a Firenze. La differenza nella fenologia autunnale in due condizioni di illuminazione è stata valutata analizzando i dati raccolti in un contesto reale. Dal 2014 al 2017 è stato utilizzato un protocollo di assenza di foglie verdi su 283 alberi durante la stagione della caduta fogliare. Gli alberi sono stati classificati in due gruppi in base alla diversa esposizione alla luce notturna artificiale. Nel 2016-2017, i dati sono stati raccolti anche presso il parco delle Cascine, la principale area verde all’interno della città e più scura rispetto ai siti monitorati. Secondo l’analisi, la percentuale di alberi con foglie verdi sotto gli apparecchi di illuminazione era significativamente più alta rispetto agli alberi lontani da lampade e lampioni. Per tutti i siti da metà dicembre a fine gennaio questo effetto è stato mitigato nel periodo 2016-2017 caratterizzato da un inverno più freddo. Nello stesso anno il periodo di assenza di foglie verdi a Cascine è iniziato almeno 20 giorni prima rispetto agli altri siti.
“Nel 2015 sono stati osservati rami verdi in corrispondenza dei lampioni stradali addirittura fino a febbraio, in concomitanza di un autunno-inverno particolarmente mite. Nei due anni successivi su più di 200 alberi posti lungo tre viali nel centro e nelle periferie della città è stata registrata una percentuale di alberi con foglie verdi maggiore nelle piante vicino ai lampioni fino alla fine di dicembre, in alcuni alberi fino alla fine di gennaio, quando in ambienti meno illuminati i platani erano completamente spogli. In molti casi i lampioni sono inglobati nelle fronde degli alberi”, spiega Luciano Massetti del Cnr-Ibimet.
Questi risultati indicano come il riposo vegetativo degli alberi possa essere influenzato dall’illuminazione artificiale. “Gli alberi a foglia caduca seguono la riduzione delle ore di luce e l’abbassamento delle temperature e quindi in inverno vanno nel cosiddetto riposo vegetativo, che si interrompe in primavera. Lo studio sembra suggerire un effetto combinato, sempre più frequente e intenso, tra luce artificiale e progressivo aumento delle temperature invernali causato dal cambiamento climatico. Ulteriori e più approfonditi studi, basati anche su misure ecofisiologiche, permetterebbero di quantificare più precisamente gli effetti della luce artificiale.”, conclude Massetti.
Questi risultati preliminari suggeriscono un’interazione tra verde urbano e illuminazione pubblica che dovrebbe stimolare la cooperazione tra scienziati e responsabili dell’ecologia urbana e dell’illuminazione già in fase di progettazione e gestione degli spazi verdi pubblici.
Lo studio è stato presentato lo scorso settembre al simposio internazionale sullapromozione del cielo notturno di Capraia, organizzato da Cnr-Ibimet incollaborazione con Università di Pisa, Attivarti.org e con il supporto di Regione Toscana e progetto internazionale Stars4all.
Fonte: CNR
Foto: L. Massetti