Vi potrà capitare di passare a Gavoi le settimane prima de Sa Sortilla e di sentire nell’aria il suono dei tamburi provenienti dall’interno delle case, è da lì che inizia la magia del carnevale gavoese.
I tamburi, da semplici ornamenti appesi ai muri, diventano i protagonisti assoluti di questo gioioso carnevale. Vengono accordati tirando le pelli fino a raggiungere la musicalità desiderata, i mantelli e i cappotti in orbace insieme ai completi in velluto, sa berritta e sos gambales vanno a completare la vestizione dei partecipanti al raduno. Immancabile il tappo di sughero, bruciato dal fuoco di un accendino per annerire i volti.
Gavoi è già bellissima di suo ma in questa occasione si ammanta di una luce e un’atmosfera che è difficile da raccontare, ognuno di voi dovrà provarla per capire realmente di cosa parlo.
Qui si celebra la gioia, la musica, e si fa festa tutti insieme, diversamente dagli altri carnevali sardi dove si celebra Dionisio. Tutti scendono in piazza per il raduno, non mancano le bisacce con le innumerevoli bottiglie di vino e i bicchieri, il tutto cordialmente offerto ai partecipanti.
I Tumbarinos fumano il sigaro, perché porta bene, ti fanno bere dal corno e battono con i bastoni sui loro tamburi fino a notte fonda. Il paese diventa il centro del mondo, nei locali si suonano tamburi e fisarmoniche e l’immancabile “su pipiolu” (il triangolo).
Nelle strade si ride, si canta e si balla il ballo sardo, per poi concludere con una zeppolata per tutti. Il cuore batte al ritmo dei tamburi e il cuore si riempie di sorrisi e gioia.
Grazie Gavoi è stato bellissimo.
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