I cambiamenti climatici determinano condizioni ambientali nuove che stanno già largamente influenzando la nostra società sotto diversi aspetti.
Anche se il fenomeno è globale, gli impatti sono locali. Le conseguenze ecologiche, economiche e sociali attese per il Mediterraneo sono preoccupanti e comportano nuovi rischi per la ricca e complessa diversità bioculturale che alimenta le attività umane in quest’area, inclusa l’agricoltura.
Il progetto MED-GOLD (“Turning climate-related information into added value for traditional MEDiterranean Grape, OLive and Durum wheat food systems”) ha l’obiettivo di trasformare lo stato dell’arte delle conoscenze scientifiche sul clima – dati compresi – in informazioni direttamente utili e facilmente accessibili per una vasta gamma di utenti nel settore agroalimentare. La sfida è quella di creare gli strumenti necessari per rendere il sistema agro-alimentare più resiliente, efficiente e sostenibile nel contesto dei cambiamenti climatici.
Il progetto di ricerca coordinato da ENEA (Agenzia italiana per le Nuove Tecnologie, l’Energia e lo Sviluppo Economico Sostenibile), della durata di quattro anni, ha ricevuto un finanziamento di 5 milioni di euro dall’Unione Europea ed è stato illustrato per la prima volta in Sardegna, durante il workshop “L’adattamento ai cambiamenti climatici dell’agricoltura mediterranea”, che si è svolto stamane a Cagliari, nei locali di “Sa Manifattura”, alla presenza degli operatori sardi del settore e patrocinato dell’assessorato regionale dell’Agricoltura.
Del consorzio MED-GOLD fa parte anche un’azienda sarda, BeeToBit, che opera nell’ambito dell’ICT ed è specializzata nella progettazione, creazione e manutenzione di sistemi Cloud. “Lavorare con l’informazione climatica significa saper gestire e trasformare mole di dati davvero notevoli in modo efficiente: la nostra esperienza nella progettazione di piattaforme informatiche scalabili è il valore aggiunto che portiamo nel progetto.” – ha sottolineato Federico Caboni, co-fondatore e responsabile Ricerca e Sviluppo di BeeToBit.
Oltre a BeeToBit e al coordinatore ENEA sono partner del progetto: Barcelona Supercomputing Centre (Spagna), CNR – Consiglio Nazionale delle Ricerche (Italia), EC2CE (Spagna), GMV Aerospace (Spagna), Horta (Italia), JRC (Commissione europea), Met Office (Regno Unito), NOA – National Observatory of Athens (Grecia), Universidad Militar Nueva Granada (Colombia), University of Leeds (Regno Unito) e University of Thessaly (Grecia). L’industria agroalimentare dei settori chiave studiati dal progetto è, inoltre, rappresentata da tre leader mondiali: Barilla, per la pasta, la spagnola Dcoop per l’olio d’oliva e la portoghese Sogrape Vinhos per il vino.
Durante la mattinata sono intervenuti Alessandro Dell’Aquila, Luigi Ponti e Sandro Calmanti per ENEA, António Graça di Sogrape Vinhos – azienda vitivinicola leader nella Penisola Iberica -, Tiziano Bettati, in rappresentanza di Horta – spin off dell’Università Cattolica del Sacro Cuore -, e Federico Caboni, co-fondatore e responsabile Ricerca e Sviluppo di BeeToBit.
In base alla sintesi elaborata da ENEA, nel periodo tra il 2021 e il 2050 ci si aspetta una riduzione intorno al 10% delle piogge estive e un possibile aumento tra il 10 e il 20% delle precipitazioni durante l’inverno, rispetto agli anni tra il 1961 e il 1990. La previsione, inoltre, è di un incremento fino a 2° della temperatura media.
L’ultimo rapporto dell’Agenzia Europea dell’Ambiente su Adattamento del settore agricolo ai cambiamenti climatici in Europa, mette in guardia sui principali rischi e sulle incertezze che il settore dovrà affrontare nell’immediato futuro.
Per quanto riguarda il vino, ci si attendono impatti sulla qualità del prodotto a causa dello stress da calore e un anticipo sistematico della vendemmia, anche di un mese negli scenari climatici più estremi, ma comunque più plausibili in assenza di misure di mitigazione radicali.
Per l’ulivo ci si aspetta per il 2050 un incremento fino al 20% del tasso di infestazione da mosca delle olive che, in assenza di interventi mirati e adeguati volti a contrastare il problema, inciderà inevitabilmente sulla produzione dell’olio d’oliva (vedi ad es. il 2014, definito dai media l’anno nero dell’olio italiano).
Per quanto riguarda il grano duro, la stima sulla riduzione della resa sarebbe superiore al 10% in alcune aree del Mediterraneo, e fra 5-10% in Sardegna, durante il periodo tra il 2021 e il 2050, rispetto all’arco temporale 1981-2010.
Per avere una misura del potenziale impatto di questi cambiamenti, basti considerare che la siccità del 2018 ha comportato un aumento dei prezzi di grano e orzo di circa il 20% nell’area europea.
Un impatto negativo sulle produzioni agricole è connesso anche al processo di erosione del suolo, dovuto a fenomeni climatici estremi, come siccità e alluvioni. In questo senso, l’Italia è particolarmente esposta a questo rischio e si potrebbe configurare una perdita fino all’1% sulla produzione, con danni per oltre 30 milioni di euro l’anno per il settore agricolo.
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