A Cagliari nasce ARTEexhibition, uno sguardo inedito e multimediale tra arte contemporanea e patrimonio identitario sardo, oltre i luoghi comuni
Raccontare l’arte contemporanea in rapporto al patrimonio identitario della Sardegna con una narrazione libera da luoghi comuni. “Una sfida, ma anche un tema molto stimolante se lo si affronta cercando una chiave di lettura non banale”, ha spiegato Raffaella Venturi, direttrice artistica al timone di “ARTExhibition”, il progetto multimediale ideato dall’associazione temporanea di imprese costituita da Arionline, società di servizi informatici capofila del progetto; Karel, casa di produzione cinematografica e Bibigula, produzioni audiovisive, presentato mercoledì alla stampa nello spazio culturale May Mask, a Cagliari.
Una serie web di sei episodi e un cortometraggio diretti dal regista Davide Melis che saranno realizzati nei prossimi mesi con i contributi del bando IdentityLAB dell’Assessorato alla Pubblica istruzione della Regione Sardegna. E poi anche un portale web e le nuove tecnologie applicate all’uso intelligente degli smartphone, come una mobile app georeferenziata e con funzioni di realtà aumentata. Diversi prodotti narrativi che daranno voce a dieci artisti tra pittori, scultori, scenografi, fotografi, stilisti, artigiani, designer, che hanno un legame particolare con la Sardegna. Un mondo di creativi in cui l’arte senza confini attraversa tutte le zone dell’isola e non solo. “Ciò che mi interessa di più in questa operazione è lo sguardo, uno sguardo inedito che racconta la nostra isola utilizzando altri codici che esulano dall’immaginario comune e più sfruttato”.
Filo conduttore che intreccia i dieci fili di questa nuova trama artistica è Maria Lai, una delle più grandi e geniali artiste italiane del Novecento, nata a Ulassai in Sardegna nel 1919 e scomparsa nel 2013, le cui opere sono l’esempio di un lavoro straordinario di tessitura che ben coniuga arte contemporanea e tradizione della civiltà sarda. “L’idea di Maria Lai è nata perché Karel Film possiede una sua magnifica intervista inedita e quando l’ho vista ho capito che da lì bisognava partire. Lì ho ritrovato l’artista con la quale ho trascorso bei momenti della mia vita e della mia formazione anche artistica. Così abbiamo estrapolato da questa intervista video tre sue definizioni dell’arte che per me dicono tutto e riassumono lo spirito di questo progetto, e che abbiamo deciso di inserire nella home page del portale di ARTExhibition – ha raccontato la Venturi. “È come avere il viatico di Maria per il nostro progetto, un’idea che lega dieci portati artistici molto diversi tra loro e che ho scelto appunto per dare voce a una pluralità di linguaggi che possano rappresentare la Sardegna e dare adito a una narrazione scevra da luoghi comuni”.
Un percorso che intende quindi indagare ad ampio spettro il rapporto fra artisti e la Sardegna, e che vede nella realizzazione di una webserie e di un documentario il cuore pulsante della produzione multimediale. “Con ARTExhibition vogliamo cercare di allontanarci il più possibile dall’immagine stereotipata della Sardegna e dalle rappresentazioni artistiche e folcloristiche più legate a quei soliti clichè dell’isola spesso poco rappresentativi, e avvicinarci di più al design inteso nel senso più ampio del termine come interessante connubio tra contemporaneità e patrimonio identitario, che sia in grado di raccontare la ricaduta dell’identità sarda nell’arte moderna, concetto di per sé già molto vago e ampio da attraversare, non racchiudibile in una serie di stereotipi – ha aggiunto il regista Davide Melis, tra gli ideatori del progetto. “Come intendiamo farlo? Attraverso la testimonianza di dieci artisti che rappresentano le più svariate tematiche e discipline e che abbiamo convinto a interagire in un impianto tra la fiction per il web di sei episodi per la durata ciascuno di dieci minuti, e un documentario. Da una parte infatti saranno vere, reali, le testimonianze che porteranno i protagonisti in merito alle proprie opere, così come il loro punto di vista in rapporto all’ambiente in cui operano e alle influenze culturali della Sardegna. Fiction, perché il plot della serie, ancora in fase di scrittura, prevede che gli autori interagiranno sul set con due attrici: due ragazze che interpreteranno la parte di due giovani aspiranti giornaliste incaricate da una importante rivista d’arte per realizzare un reportage d’arte contemporanea in Sardegna”.
Non un lavoro monografico sugli artisti selezionati quindi, ma una sorta di docu-film in cui la finzione diventa strumentale all’intenzione di far emergere diversi punti di vista sugli argomenti trattati e di cercare di raggiungere l’attenzione anche di un pubblico il più ampio possibile, non elitario o necessariamente legato al mondo dell’arte. “Il casting partirà a breve, mentre le riprese prenderanno il via quest’anno in tarda primavera con l’uscita ufficiale della webserie prevista a inizio autunno e la pubblicazione di sei episodi a cadenza settimanale”. Il cortometraggio invece conterrà una sintesi della webserie e una summa dei valori principali che verrà presentato nel circuito dei festival nazionali e internazionali e avrà una vita parallela seppur diversa rispetto al prodotto audiovisivo per il web.
“Davide e Luca Melis di Karel mi hanno chiamato perché io prendessi il timone di questa selezione che teneva conto per me di un fattore importante, quello di una lettura di una Sardegna che non fosse scontata”, ha sottolineato Raffaella Venturi, giornalista e storica dell’arte. Una scelta di dieci artisti un po’ volutamente “anarchica” che ha puntato sulla poliedricità dell’espressione artistica, non solo strettamente figurativa. Creativi che rappresentano diverse e variegate tecniche espressive, ma dove ciascuno è peculiare nel suo rapporto tra identità sarda e arte contemporanea. Ci sono così Anna Marceddu, fotografa e importante voce femminile sul tema della donna in Sardegna che ha fatto un lavoro puntiglioso di mappatura delle donne sarde e sulla matrilinearità; Thierry Konarzewski, fotografo che si divide tra Parigi e Carloforte che propone una lettura differente del territorio e delle coste, ben lontana dall’immagine consueta da cartolina turistica. Perché anche le coste sarde non sono esenti da problemi dell’inquinamento e dalle plastiche.
“Le sue opere sono lettere del paesaggio che muta con il tempo e le azioni dell’uomo. Non solo plastiche che arrivano con le mareggiate da tutto il mondo, ma plastiche come volti, che ci guardano e che urtano quei paesaggi”; e poi artisti figurativi come Josephine Sassu che indaga con uno sguardo femminile la Sardegna con una speciale ironia e profondità; esponenti dell’arte concettuale come Rita Correddu, artista sarda che vive a Bologna che esplora con grande originalità la tradizione della sua terra, ma con interventi molto vicini all’arte di Maria Lai, effimeri, spesso destinati a scomparire; Giovanni Casu, emigrato da San Gavino prima a Parigi poi a Berlino, dove vive e lavora. “Giovanni parte da concetti filosofici e universali quali lo spazio, il tempo, la modificazione della materia nel tempo, la trasformazione dell’opera artistica, l’assenza di autorialità. Concettuale e spiazzante, il legame con la Sardegna in lui è il più nascosto, perché l’arte non è riconoscimento ma visione” – precisa la curatrice del progetto; Antonello Cuccu, artista, ceramista e architetto che grazie a Maria Lai scopre la luce della sua ricerca, dall’architettura alla ceramica, dalla pittura alla scultura.
“Il linguaggio dei sardi è un linguaggio geometrico, così come le opere di Cuccu, a tasso altamente geometrico ma anche altamente poetico”; il ritmo etnico dei telai di Nule, borgo di forte tradizione tessile, influenzano l’infanzia di Eugenia Pinna che sceglie poi di approfondire studi di textil design. “La cifra dei suoi tappeti è caratterizzata da un rigore compositivo e cromatico che li rende unici pur essendo ancorati ai motivi tradizionali”; Antonio Fogarizzu, il designer di coltelli, e la pattadese come destino. Figlio di un famoso coltellinaio di Pattada, è andato oltre, creando preziosi coltelli-gioiello con lame e manici damascati al punto da approdare al mercato americano e australiano, e di recente commissionati dalla casa di produzione del regista e produttore statunitense Soderbergh per lo sci-fi thriller “Perfect” diretto da Eddie Alcazar; lo stilista Luciano Bonino e i segni identitari dell’immenso patrimonio vestimentario sardo a cui si ispira per le sue collezioni sin dagli anni Settanta, quando erano ancora visti come qualcosa di antiquato, oggi invece citazioni usate da tutti gli stilisti più importanti; Marco Nateri scenografo, regista, costumista, e il suo amore profondo, sentito, per l’arte sarda in generale, ma soprattutto per la linea femminile. “Un mosaico costituito da dieci rappresentanti così diversi che però si uniscono in una narrazione della Sardegna vera ed emozionante e che soprattutto, può stupire. Come diceva Peter Brook: ‘la vicinanza serve alla commozione, la distanza serve allo stupore’”, ha spiegato Raffaella Venturi, che cura la direzione artistica del progetto.
Un percorso di ricerca tra arte, innovazione, design e tradizione che caratterizza il patrimonio immenso e attuale di un’isola millenaria ancora sommerso e non sempre ben rappresentato, ad eccezione di alcuni esempi locali e internazionali. Da qui la necessità di creare più livelli di comunicazione del progetto ARTExhibition, attraverso anche l’uso di nuove tecnologie applicate. “Il portale che sta nascendo in questi giorni non sarà solo un sito web ma sarà esso stesso un’opera in progress. Da un lato cercheremo di creare aspettative e curiosità presentando dei making off dei preview degli episodi, dall’altro ci muoveremo con il territorio, con le persone e con gli oggetti coinvolti attraverso un app mobile. Attraverso la georeferenziazione si potrà segnare e inseguire il percorso dei protagonisti e soprattutto fare una cosa finora mai tentata: se quel particolare oggetto artistico esce da un laboratorio e finisce ad esempio in una esposizione chiunque lo inquadrerà con un cellulare potrà rivedere e rileggere il percorso che noi abbiamo creato. Una tecnica utilizzata in ambito turistico che noi applicheremo agli oggetti d’arte. Uso delle tecnologie quindi non come banale supporto alla fruizione, ma come esso stesso oggetto d’arte a sua volta in progress che possa generare altra arte”, ha spiegato Arnaldo Pontis, responsabile multimedia del progetto e della società di servizi informatici Arionline, capofila di ARTExhibition, che si occuperà dello sviluppo del portale e dello sviluppo dell’applicazione mobile.
Un progetto che vede il contributo della Regione con i contributi del bando IdentityLAB dell’Assessorato alla pubblica istruzione della Regione Sardegna, la coproduzione di Bibigula di Maurizio Abis e il sostegno di diversi partner come YouTG.net, Illisso, la Fondazione Sardegna Film Commission, Sardinia Film Festival, la Cineteca Sarda, il Museo Nivola. “Un progetto così importante non potrebbe sopravvivere senza le risorse necessarie. Le abbiamo trovate grazie all’Assessorato alla Cultura della Regione Sardegna che ha sapientemente indirizzato dei fondi comunitari su alcuni campi, come il bando a cui abbiamo partecipato. Bandi importanti per l’internazionalizzazione delle imprese culturali con la finalità di realizzare, liberi da ogni forma di condizionamento, prodotti culturali dedicati all’arte e alla musica.”, ha chiarito Luca Melis di Karel, tra gli ideatori del progetto di cui curerà anche la direzione della fotografia.
Sito ufficiale: http://www.artexhibition.it/
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