Giuseppe Maria Milanese
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La cura non si ferma: un sostegno a famiglie e ospedali. Il territorio di Bergamo aiuta le famiglie in convalescenza e gli ospedali, liberando importanti posti letto per nuovi pazienti.

Il ritorno alla vita normale dopo il ricovero inizia con 14 giorni di quarantena. Non a casa, ma in hotel, grazie all’iniziativa di ATS Bergamo, Humanitas Gavazzeni, OSA Operatori Sanitari Associati, Congregazione Misericordia Maggiore e Comitato “Abitare la cura” promosso dall’Eco di Bergamo, Confindustria Bergamo e Caritas Diocesana Bergamasca.

Saranno circa 15 pazienti oggi, 40 entro sabato e poi fino a 100 i pazienti Covid-19 che sono stati trasferiti dall’ospedale Humanitas Gavazzeni al Winter Garden Hotel di Grassobbio (Bergamo) per completare i 14 giorni di isolamento domiciliare secondo i protocolli sanitari di Regione Lombardia. Persone che, per motivi logistici o sociali, non hanno le possibilità di sostenere questo periodo a casa e che, senza questa iniziativa, dovrebbero per forza essere trattenute in ospedale, in un momento in cui, ogni posto letto, significa la salvezza per altri pazienti ancora malati gravemente.

Il servizio sarà gratuito per tutti gli ospiti grazie al supporto di Insieme con Humanitas, Congregazione Misericordia Maggiore – MIA e Comitato “abitare la cura” promosso dall’Eco di Bergamo, Confindustria Bergamo e Caritas Diocesana Bergamasca.

Il sostegno pratico arriva dagli infermieri e operatori di OSA Operatori Sanitari Associati supervisionati da ATS Bergamo. OSA è uno dei maggiori player in Italia nel settore dell’assistenza sociosanitaria e garantisce alti standard di qualità ed efficienza.

L’albergo a 4 stelle che garantirà la sua completa funzionalità di servizio potrà ospitare fino ad un massimo di 120 persone, individuate dalle realtà ospedaliere e segnalate a OSA Operatori Sanitari Associati.

“Dalla fine di febbraio i nostri ospedali, in prima linea per la gestione dell’epidemia, hanno rilevato alcuni bisogni specifici delle persone, come ad esempio quello di chi, ormai guarito da COvid-19 e dimesso, deve attenersi a 14 giorni di isolamento domiciliare secondo i protocolli sanitari di Regione Lombardia, ma non può farlo a casa propria per motivi logistici e/o sociali – racconta Giuseppe Fraizzoli, Amministratore Delegato di Humanitas Gavazzeni e Castelli-. Con questo progetto stiamo creando un circolo virtuoso tra ospedale e territorio per dare una reale possibilità alle persone di tornare presto e bene alla loro vita normale. L’emergenza ha rafforzato lo spirito di comunità che ora esce dall’ospedale e si riversa sul territorio grazie a interlocutori pronti ad affiancarci”.

L’esigenza riscontrata è proprio quella di aiutare i pazienti costretti all’isolamento domiciliare che, da protocollo, prevede misure logistiche e sanitarie non sempre di facile attuazione: stanza e bagno ad uso esclusivo, mantenimento delle distanze da famigliari potenzialmente a rischio, monitoraggio costante delle condizioni di salute, smaltimento speciale dei loro rifiuti, sanificazione delle superfici e indumenti con prodotti ad hoc, uso di dispositivi di protezione individuale ad oggi difficilmente reperibili.

Spiega Giuseppe Maria Milanese, Presidente di OSA: “Siamo a un crocevia della Storia e OSA c’è, perché ci vuole essere e perché è giusto che ci sia, dopo 35 anni di solidarietà e sussidiarietà praticate e non predicate nelle trincee di ospedali e case di tutta Italia. Ringrazio la Regione Lombardia, l’ATS di Bergamo, Humanitas e tutti i soggetti coinvolti per averci voluto riconoscere questo ruolo e Vincenzo Trivella, a capo della divisione OSA Lombardia, per il lavoro profuso”. Trivella aggiunge: “Ci assumiamo una responsabilità molto grande. Si tratta a tutti gli effetti di un progetto pilota, la stessa scienza non ha ancora le idee chiare sul decorso del virus. Noi prenderemo in carico pazienti autosufficienti non negativizzati ma che non necessitano di cure ospedaliere, senza però perdere i contatti con gli ospedali di provenienza. Anzi, oltre a garantire le competenze professionali e le premure che il nostro lungo know-how in materia di assistenza sociosanitaria può assicurare, noi prevederemo un sistema costante di backup con i reparti e gli specialisti che hanno curato gli ammalati, in modo da avere un monitoraggio bilaterale delle loro condizioni di salute. Proprio considerando che intraprenderemo una esperienza di assistenza senza precedenti, oltre a profondere il massimo impegno, contiamo di affinare le prassi di giorno in giorno, ma siamo fiduciosi e orgogliosi di essere protagonisti di questa vicenda epocale”.

“Attorno a L’Eco di Bergamo, Caritas diocesana e Confindustria, stiamo mettendo insieme la parte più viva di Bergamo, quella che guarda in faccia ai problemi e si occupa di risolverli in modo veloce, subito e bene perché crediamo che la qualità non sia nemica della velocità – commenta Massimo Cincera, Presidente Sesaab a nome di Congregazione Misericordia Maggiore – MIA, Comitato “Abitare la cura” promosso dall’Eco di Bergamo, Confindustria e Caritas Diocesana Bergamasca-. Ognuno sta mettendo in campo la sua competenza in termini di relazioni, risorse, professionalità per liberare gli ospedali dai pazienti che possono gestire la quarantena. Abbiamo immaginato situazioni inedite e abbiamo dato loro vita. Ora il primo albergo apre le sue porte a coloro che si avviano verso la guarigione in una situazione protetta. “Abitare” la cura – come tutte le altre azioni di raccolta avviate in questi giorni – testimonia il grande cuore solidale di Bergamo e provincia. C’è posto per tutti, dalle grandi alle piccole donazioni. Il contributo di ognuno è determinante. L’Eco di Bergamo non si è mai tirato indietro di fronte alle emergenze in giro per il mondo e anche oggi, sebbene decimato e colpito esso stesso dal virus, sta reagendo dando voce alla speranza di rinascere dopo questo attacco violento”.

Ed è proprio il sentimento di collaborazione e solidarietà che unisce mondo ospedaliero, industriale, cattolico e di volontariato in questa iniziativa.

“Fondazione Insieme con Humanitas è orgogliosa di poter sostenere questo progetto che, oltre ad alleviare il carico degli ospedali di Bergamo e provincia, riuscirà ad alleviare il dolore e la ripresa di pazienti così duramente colpiti e l’angoscia dei loro familiari – afferma Rosa Clara De Bernardi, presidente di Insieme con Humanitas-. La mission della nostra Fondazione è proprio questa: essere umanamente vicini a pazienti e parenti. Normalmente lo facciamo attraverso i nostri volontari, che sono al fianco degli operatori nelle strutture ospedaliere Humanitas di Rozzano, Bergamo, Milano e Castellanza, ma purtroppo, la pericolosità di questo virus e l’età media dei volontari, ci ha impedito di essere sul campo in questo periodo. Poter contribuire sostenendo ed organizzando questa iniziativa assolve al principio fondante della nostra Fondazione portando sollievo, sostegno e vicinanza umana a chi ne ha tanto bisogno”.

Il servizio

I pazienti, nel concreto, avranno una ospitalità alberghiera a tutto tondo (camera singola con bagno, tv e wi-fi, ristorazione, cambio biancheria, pulizia giornaliera) integrata da una serie di standard assistenziali: un medico reperibile telefonicamente per 12 ore al giorno; assistenza infermieristica h24; un operatore sociosanitario 14 ore al giorno (7.00-21.00); sostegno psicologico; disponibilità di dietista.

Per ogni ospite verrà predisposto il diario giornaliero riportante i parametri vitali e la comparsa di eventuali nuovi sintomi.

Tutto l’albergo adotterà le dovute misure di prevenzione predisposte da Regione Lombardia, definendo quindi percorsi di trasferimento e di sicurezza per i pazienti come, anche, per il personale della struttura non coinvolto nella gestione diretta degli ospiti.

ATS Bergamo fornirà ogni giorno gli adeguati dispositivi di protezione individuale ai pazienti (mascherine e guanti), agli operatori sociosanitari coinvolti nelle operazioni di sorveglianza sanitaria e di servizio (ristorazione, attività comuni), e a chiunque presterà il proprio servizio nell’hotel.

“Accogliere è il nostro lavoro – spiega Claudia Muscio, direttrice del Winter Garden Hotel-. Di fronte a una situazione di emergenza collettiva non possiamo fare altro che mettere in campo un aiuto tangibile e positivo. Chiaramente la nostra vicinanza al territorio si rivolge in tempi di normalità al settore turistico, alle iniziative culturali, agli eventi aziendali. Con questa iniziativa il Winter Garden Hotel continua ad essere un albergo al servizio delle aziende rendendosi disponibile ad accogliere nelle sue camere i degenti post-ospedalieri clinicamente guariti, per accompagnarli verso un sereno rientro alla quotidianità”.

1 thought on “Parte a Bergamo il progetto pilota di cura e assistenza alberghiera per ex pazienti ospedalieri

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