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Passeggiando in direzione di Piazza del Popolo, tra una stradina e l’altra, sbucando in via del Babuino da Via Margutta, ci si imbatte in un edificio ospitante la Galleria d’Arte Benucci che, riporta al di sopra dell’ingresso la scritta incisa: “Erulo Eroli” (Roma 1854, Roma 1916).

Figlio del Marchese Pio e della Marchesa Beatrice Orlandi, pittore ed arazziere, apprese le tecniche della ceramica, della vetrata policroma e dell’arazzo, muovendo i suoi passi di artista presso l’Istituto Sant’Apollinare,   proseguendo poi al San Michele.

In seguito all’incorporazione dell’Istituto San Michele tra i beni demaniali dello Stato Unitario e quindi rimasto senza sostegno Pontificio, Erulo aprì uno studio in via Ripetta, poi nel 1875 in via del Babuino dove oggi si legge la scritta Erulo Eroli.

Il suo studio, fu un vero e proprio laboratorio di arazzeria, all’interno del quale furono assunti esperti della fabbrica pontificia, formando una manodopera prevalentemente femminile.

Ricevette importanti commissioni dai Savoia, in particolare dalla Regina Margherita.

Entrato a far parte della Società degli Acquarellisti, presentato da Ettore Roesler Franz, tutelò gli artisti nei confronti della committenza pubblica.

Prediligeva il periodo Risorgimentale  nella sua pittura, appassionato di soggetti storici.

I suoi dipinti più famosi sono: “Ferito di Mentana”, conservato a Torino al Museo del Risorgimento, “Palestro” acquistato dall’Accademia Navale di Livorno, “Pancrazio alle fiere”.

Insignito della medaglia d’argento per la lavorazione degli tessuti, poi insignito della medaglia d’oro in occasione dell’Esposizione Universale di Anversa.

Presentò la Sacra Famiglia o Ecce Agnus Dei, al premio istituito dal Papa Leone XIII; realizzò 6 pannelli per il Foyer di Buenos Aires e 25 arazzi finalizzati all’addobbo dei Palazzi Capitolini, oggi al Museo di Palazzo Braschi.

Espresse il suo patriottismo rievocando l’impresa “Millo ai Dardanelli” e illustrando la terzina della Canzone d’Oltremare dedicata a Gabriele D’Annunzio.

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