Cultura Plurale
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Parte dalla Sardegna il progetto Cultura Plurale, con lo scopo di costruire un network innovativo e tecnologico che favorisca una valorizzazione efficace e vincente del patrimonio culturale locale, di cui mediterranea fa parte.

La prima azione del gruppo di lavoro è il sondaggio aperto a tutti QUALE CULTURA IN SARDEGNA POST COVID? SONDAGGIO PER IL PUBBLICO. E’ molto importante partecipare per iniziare a capire quali sono le abitudini e i desideri della comunità nei confronti della cultura.

Clicca sul titolo per partecipare al sondaggio QUALE CULTURA IN SARDEGNA POST COVID? SONDAGGIO PER IL PUBBLICO

Cos’è Cultura Plurale

Una comunità di pensiero che ha tra gli obiettivi dei progetti ambiziosi come la proposta per l’istituzione di un osservatorio regionale sulla cultura e il programma di sostegno economico per le imprese culturali con Sardex.
Progetto ideato da Paola Masala, operatrice culturale poliedrica e con idee che portano lontano, affiancata da diverse professioniste sarde e manager dell’innovazione strategica come Noemi Satta. Cultura Plurale unisce creativi e professionisti del comparto culturale inteso in senso trasversale, sardo e non solo. Da poco meno di un mese ha inaugurato una piattaforma digitale sperimentale. Nel giro di pochissimi giorni le adesioni sono state centinaia.  A tutti è sembrata un’esigenza fortissima, un’occasione per difendere un processo collettivo spinto dal basso e ripensare e progettare insieme il futuro del settore, uno dei più colpiti dal fermo obbligato del Corona virus.

La cultura è un pluriverso di mondi che si intersecano, non si potrà più parlare di un solo settore isolato dal resto della società. Perciò la comunità si è aperta alla trasversalità delle professioni per agevolare contaminazioni, progetti, partenariati che permettano la connessione istantanea tra soggetti diversi, filiere tradizionali e nuove imprenditorialità.  
La cultura fa parte della nostra vita quotidiana. Una delle prime azioni è stato lanciare un sondaggio all’utenza dell’isola con lo scopo di fotografare le aspettative e la propensione del pubblico a partecipare agli eventi durante la Fase2.

Abbiamo sentito Paola Masala per raccontarci il progetto e la sua evoluzione.

Paola com’è nata l’idea di Cultura Plurale e come si sta evolvendo in queste prime fasi.

L’idea nasce nel 2019 grazie a un azione politica e partecipata dal basso che ha portato alla stesura collettiva di un programma che intendeva mettere a sistema le imprese culturali dell’isola. Poi, durante questa emergenza è nata la necessità di continuare a riflettere in uno spazio comune nonostante l’isolamento. Abbiamo sentito l’esigenza di preservare la collettività che caratterizza il lavoro nel nostro settore e insieme ad altri professionisti sardi sparsi per l’Europa, abbiamo iniziato a sperimentare uno spazio creativo digitale, una comunità di pensiero, un luogo dove si potesse riflettere sul cambiamento in atto e progettare insieme nuove possibilità.

Vorrei con te sfatare due luoghi comuni, che si sono ormai cristallizzati nella mente degli italiani. “Con la cultura non si mangia”, un settore che non crea economia per certi politici, mentre i dati parlano in modo diverso. La Comunità europea nell’anno dedicato al Patrimonio culturale, ha parlato di milioni di posti di lavoro in tutta Europa, in continua crescita, considerando il turismo culturale o il cinema, per fare due esempi. L’industria culturale occupa più addetti di quella automobilistica.

Cultura plurale immagina un sistema in linea con le strategie messe in campo in ambito culturale dall’Unione Europea che ne riconosce una dimensione sociale, ma soprattutto economica. Secondo le analisi disponibili dal sistema produttivo culturale e creativo deriva il 6% della ricchezza e il 6,1% dell’occupazione complessivamente prodotti in Italia.
Rispetto all’economia regionale emerge che gli occupati nel settore culturale sono il 4,3 %rispetto al dato totale. C’è da aggiungere che in Sardegna negli ultimi anni si sono registrati trend di crescita interessanti. Il valore aggiunto prodotto dal settore rispetto all’economia regionale vede la Sardegna al quarto posto in Italia, al secondo posto se ci si riferisce ai parametri delle sole Regioni del Mezzogiorno. Questi risultati sono stati ottenuti nonostante la RAS investa in cultura solo l’1% circa del proprio bilancio.

Il secondo luogo comune è quello di non considerare l’artista un lavoratore, un addetto alla cultura sembra dover lavorare sempre come volontario. Il progetto per un osservatorio può, attraverso la raccolta di dati certi, sfatare questi e altri miti sbagliati sul mondo della cultura?

Un team di ricerca nato sulla piattaforma si sta dedicando ad una proposta sostenibile per un osservatorio della cultura in Sardegna. Questo perchè i dati sono spesso frammentati e non essendoci un sistema di raccolta e analisi non si riesce a misurare l’impatto e a programmare strategicamente una policy per la cultura. Quello del lavoro è un tema molto complesso, difficile risolverlo con poche parole. Deve esserci un riconoscimento sociale delle competenze nel lavoro culturale. Credo che sino a quando ci sarà qualcuno ad affermare che lavorare nella cultura è pari a un hobby questi miti sbagliati tenderanno a non scomparire.
Quante adesioni ci sono state fino ad oggi, e da quali settori?
Siamo online con la piattaforma sperimentale da poco meno di un mese. I professionisti in rete al momento sono circa 200, sparsi su diversi territori dentro e fuori l’isola. Ne fanno parte operatori culturali, artisti visivi, ricercatori, lavoratori e maestranze del teatro, del cinema, della danza, psicologi, sociologi, economisti, progettisti, giornalisti, archeologi, mediatori, avvocati ma anche direttori di aziende tecnologiche e rappresentanti delle istituzioni.

Il sondaggio che è stato pubblicato in queste ore quali risultati sta raggiungendo?

Il sondaggio pubblicato è un primo tentativo di comprendere come la comunità sarda è disposta a interagire con le attività culturali nella Fase2 del postcovid, quali sono i bisogni e i desideri del pubblico, quali aspetti organizzativi si possono adeguare o migliorare.
Un dialogo aperto  iniziato da poche ore ma che ha già raggiunto molti territori dell’Isola con le loro comunita. Restituiremo agli operatori culturali una fotografia reale delle aspettative del pubblico e condivideremo i risultati sul sito culturaplurale.it

Prossimi obiettivi?

Nel breve periodo vorremmo riuscire a trovare le risorse per poter strutturare in maniera definitiva e efficace la piattaforma che al momento è sperimentale.  Inoltre auspichiamo la concretizzazione dei progetti che stanno nascendo e lo sviluppo di nuovi. E chiaramente  continuiamo a lavorare per implementare la piattaforma con nuove competenze e professionalità in modo da aumentare la contaminazione e la potenzialità dei progetti.