Approfondire il genere narrativo della Fiaba attraverso un’indagine intellettuale, antropologica e culturale: dall’11 al 13 settembre – rinviato per via del Covid 19 – torna a Modena l’unico Festival in Italia pensato per un pubblico adulto. Tre giorni di narrazioni in voce semplice, performance, spettacoli, poesie, concerti e tante iniziative dedicate quest’anno al tema della Baba Jaga, ovvero la “Grande Madre”.
Narrazioni in voce semplice di fiabe della tradizione, spettacoli, performance, oltre a conferenze, letture di poesie, concerti e momenti dedicati al gusto e altro ancora: tanti gli appuntamenti ideati ad hoc in programma per la settima edizione del Festival della Fiaba, da venerdì 11 a domenica 13 settembre presso il circolo culturale Filatoio (via de’ Bonomini 61/63) e in varie location nel Quartiere adiacente al Museo casa Enzo Ferrari, vicino al centro storico di Modena.
Torna la manifestazione unica sul territorio nazionale per originalità e target di riferimento, nata da un progetto di Nicoletta Giberti, performer e regista teatrale che da anni indaga attraverso linguaggi eterogenei il genere “Fiaba” con uno sguardo ampio e profondo.
Tema caratterizzante di questa settima edizione sarà la Baba Jaga, ovvero la “Grande Madre”, declinata e indagata da scrittori, professori e pensatori in diversi aspetti e sfumature, in particolare nell’ambito di un ciclo di conferenze dedicate, che si svolgeranno a ingresso gratuito ogni sera presso lo spazio ProgettoLavoratorio, nel rispetto delle normative vigenti.
Anche quest’anno le fiabe di una volta saranno le protagoniste assolute del Festival a loro dedicato. Narrate in voce semplice dal gruppo narratori 2020 in vari luoghi della manifestazione ogni ora e mezza circa – per una capienza che varierà a seconda degli spazi per mantenere la distanza nel rispetto delle norme anti Covid – saranno quelle della tradizione tedesca, norvegese e russa.
Vassilissa la Bella ad esempio – Fiaba di riferimento dell’edizione 2020 – sarà narrata tre volte ogni sera presso la stanza 22 dell’Hotel La Pace, una delle location della settima edizione del Festival, in cui ogni evento sarà in dialogo con lo spazio che lo ospita. A ospitare gli appuntamenti della manifestazione saranno anche l’Atelier di Andrea Cappucci, la liuteria di Michele Notari, Spazio Loom coworking di Laura Turrini, Ron Varadero -dove si importa il Rum – StART60, civico 51, l’Officina di restauro di auto e moto d’epoca El Grippo e la palestra La Tigre bianca.
Tra gli spettacoli – con un biglietto dal costo variabile e prenotazione obbligatoria – da non perdere quello sensoriale itinerante, per uno spettatore alla volta, dedicato alla fiaba di Prezzemolina, con disegni di Gea Zoda – figlia dell’artista e incisora Andreina Bertelli e del pittore Italo Zoda, frequentatori tra gli altri di Renato Guttuso, Leonardo Sciascia e Dacia Maraini – e ideato dal Gruppo di ricerca La Fenice.
E poi performance, come AMAM, ovvero madre al contrario. Un percorso di ricerca archeologico-musicale legato al culto della Dea Madre e alla vibrazione del divino femminile che scaturisce dalla Terra. Il progetto nasce con l’intento di relazionare il corpo – attraverso la danza di Elena Annovi – alla musica, musica generata da strumenti in argilla e dal suono scritto da Manuel Attanasio, per restituire una “vibrazione” che connette il passato con il presente nella visione di Battistina Casula, che ne scrive la regia attingendo ai suoi studi di archeologia. Il progetto è stato creato in Sardegna attraverso una lunga ricerca nei siti archeologici di dodici Domus de Janas sparse in tutta l’isola.
Altri importanti appuntamenti saranno il progetto di narrazione Frankenstein, a cura di Cajka Teatro d’Avanguardia, con la regia di Riccardo Palmieri e la serata con le poesie di Beatrice Zerbini, mentre la musica sarà protagonista nel concerto di Valentina Lugli, che si esibirà ne “Le Voci del Femminile, viaggio tra melodie e canti sulle tracce della Baba Jaga”.
“Ci è stato detto che la Grande Madre ha le sembianze di una vecchia, talmente brutta che come avrei potuto osare rappresentarla? Ho quindi scelto di evocarla, non limitandomi a un quadro unico ma affrontando la tematica attraverso un ciclo di opere che cercano di raccontarla, alle volte con ironia, altre con stupore”, spiega l’artista Stefania Gagliano (Stella), che ha anche realizzato l’immagine simbolo del Festival 2020 ed esporrà una personale sul tema nell’ambito della manifestazione. “Sono tele inchiodate al muro, come faccio di solito. Carboncino e creta la tecnica: una ricerca di nero su nero che mi permetta di andare a scavare sempre più in profondità”.
Alla Caffetteria del Filatoio si potranno poi gustare cose buone da mangiare, attendendo il proprio turno per andare ad ascoltare una fiaba e incontrandosi per scambiare parole, pensieri e suggestioni. Nel Giardino del circolo, anima pulsante del Festival, ci sarà anche la bottega di Lu_Ghirò, attenta artigiana dell’antica arte del ricamo.
“Mai come quest’anno, dopo tutto quello che l’emergenza sanitaria ha comportato – spiega Nicoletta Giberti, direttrice artistica e ideatrice del Festival della Fiaba – abbiamo bisogno di luce e bellezza, per aprire riflessioni personali e collettive. La fiaba in questo senso viene in nostro soccorso: con i suoi simboli che si ripetono dalle origini in tutto il mondo ha un effetto vivificante, che aspira alla felicità, all’impulso di essere esattamente chi si è, senza timori. Ora più che mai abbiamo bisogno di questo tipo di speranza e incoraggiamento”.
Ecco allora un Festival unico su tutto il territorio nazionale, che ricrea quello che un tempo veniva definito “focolare”, celebrando il rito della narrazione e predisponendo i suoi visitatori a uno stato di ascolto, perché le fiabe mettono in scena da sempre la stessa storia: l’identificazione del sé. Ogni volta che una fiaba della tradizione viene raccontata, qualcosa di prezioso viene condiviso e compreso da tutti in un’epifania personale e collettiva.
Il Festival della Fiaba gode del Patrocinio della Regione Emilia Romagna e del Comune di Modena, oltre che dell’Università di Bologna, dipartimento di Scienze dell’Educazione.
Per informazioni e dettagli sul programma:
Telefono: 340 3191825