Sono stati pubblicati i risultati del bando Agrisociale promosso dal Gruppo di azione locale (GAL) per favorire l’inclusione sociale attraverso progetti nelle aziende agricole del territorio.
I fondi permetteranno di migliorare la qualità della vita delle fasce di popolazione più deboli e fragili (bambini, anziani, persone con disabilità, con dipendenze o detenute) consentendo alle aziende agricole di integrare il proprio reddito attraverso l’offerta di servizi innovativi e dall’alto valore etico e sociale.
Il GAL Sulcis Iglesiente Capoterra e Campidano di Cagliari ha pubblicato gli esiti del bando Agrisociale che mira a sostenere lo sviluppo di progetti di agricoltura sociale nel territorio. I fondi sono stati stanziati per promuovere la diversificazione delle aziende agricole integrando le attività classiche con altre indirizzate all’inclusione sociale. Ammontano a 300.000 euro e rientrano tra i fondi europei del Programma di sviluppo rurale 2014-2020 della Regione Sardegna.
Le risorse a disposizione permetteranno di finanziare interamente due progetti dei tre che sono stati presentati da altrettanti raggruppamenti e si spera di avere a disposizione presto le risorse per finanziare anche il terzo. A guidare le due reti che hanno ricevuto il finanziamento sono il Comune di Giba e la società Impresa Verde. La terza rete è guidata dalla cooperativa sociale Adest. I tre progetti presentati coinvolgono 9 comuni del territorio (Giba, Masainas, Teulada, Sant’Anna Arresi, San Giovanni Suergiu, Sant’Antioco, Santadi, Villaperuccio e Nuxis) e ben 23 altri soggetti tra aziende agricole, cooperative sociali di tipo A e B, aziende del terzo settore e università.
Numerose le attività previste nei prossimi due anni sia nelle aziende agricole sia negli orti sociali: spazieranno – per fare qualche esempio – dalla pet therapy (la terapia che sfrutta i benefici dell’interazione tra uomo e animali) ai laboratori professionalizzanti di caseificazione, tosatura e tintura con lo zafferano, passando per un marchio etico dedicato ai prodotti locali, per l’educazione ambientale e per il turismo riabilitativo ed esperienziale. Con particolare attenzione all’inclusione sociale e all’inserimento socio-lavorativo.
«Finanziare l’agricoltura sociale – dichiara Nicoletta Piras, direttrice del GAL – significa dare reale cittadinanza alle persone più deboli e svantaggiate e, partendo dal loro benessere, promuovere quello di un’intera comunità. Facendo lavorare insieme il settore privato e quello pubblico, il mondo della terra con quello dei servizi alla persona. Da anni stiamo lavorando perché le aziende agricole puntino sulla multifunzionalità e integrino il reddito della produzione agro-zootecnica con i contributi derivanti dalle attività connesse al mondo del sociale. Divenendo degli importanti nodi di una rete di welfare diffuso che dal basso contribuisca a erogare servizi indispensabili per lo sviluppo sociale, culturale ed economico delle aree rurali come il Sulcis Iglesiente».
Il GAL si occupa di agricoltura sociale da quasi 10 anni con un percorso che ha visto protagonisti enti locali, cooperative sociali e aziende agricole del territorio e con attività transnazionali che hanno coinvolto GAL sardi e finlandesi nella costituzione della Carta dei princìpi dell’agricoltura sociale. Fino ad arrivare al bando Agrisociale, nato come risposta alle richieste che il territorio ha manifestato nel corso del percorso partecipativo “Chi partecipa conta” promosso dal GAL per decidere con la collettività come utilizzare i fondi europei per lo sviluppo rurale del Sulcis Iglesiente.
«L’ottima risposta del territorio a questo bando, sia da parte di soggetti pubblici che privati – dichiara Cristoforo Luciano Piras, presidente del GAL – conferma che puntare sull’agricoltura sociale è stata una scelta coraggiosa e lungimirante. Così come lo è stata quella di coinvolgere la collettività nelle decisioni sul come utilizzare i fondi che abbiamo a disposizione. Perché – ancora più in contesti in cui la quotidianità è spesso purtroppo segnata da assistenzialismo e decisioni calate dall’alto – l’agricoltura sociale e la progettazione partecipata stanno dimostrando di essere delle pratiche virtuose di sviluppo locale sostenibile e inclusivo».