RESQ – PEOPLE SAVING PEOPLE al Conservatorio di Santa Cecilia a Roma. Un grande progetto inaugurato dal bellissimo concerto “I suoni del Mediterraneo”, al quale hanno partecipato artisti di varie nazionalità e con diverse esperienze musicali, quasi a rimarcare che il Mediterraneo è un crocevia di culture diverse.
Mai come in questi ultimi anni si sono contate così tante vittime inghiottite dalle acque scure del Mediterraneo, mare di speranze e culla di morte. Secondo le stime dell’UNHCR, l’Agenzia ONU per i Rifugiati, più di 300 migranti hanno perso la vita lungo la rotta mediterranea nel corso del 2020, ma Missing Migrant, il progetto implementato dall’OIM, Organizzazione Internazionale per le Migrazioni, stima che il numero di decessi sia ben più elevato. Riguardo agli approdi, sono oltre 17mila le persone arrivate via mare solo in Italia e a Malta: un incremento tre volte superiore rispetto al 2019. I numeri, sebbene elevati, sarebbero però gestibili se vi fosse una volontà politica forte e una maggiore solidarietà dell’Europa nei confronti dei suoi Stati costieri.
Dall’attenzione a un tema di solito cavalcato per motivi più elettorali che umanitari, sebbene sia incoraggiante il nuovo piano sulle migrazioni presentato dalla Presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen, nasce il progetto “ResQ – People Saving People”, un’avventura nata da una serie di consultazioni informali tra un gruppo di amici, professionisti appartenenti a diversi ambiti della società. L’associazione che ne è scaturita intende porsi come espressione della società civile, costituita da moltissime persone che non sono indifferenti rispetto alla strage silenziosa che si consuma ogni giorno in un mare che è stato per secoli culla di civiltà e patrimonio di culture diverse, e che oggi è diventato cimitero di uomini che fuggono da guerre, dittature, cambiamenti climatici, estrema povertà alla ricerca di un futuro migliore.
Il progetto, presieduto dal giornalista Luciano Scalettari e che vanta come Presidente onorario l’ex magistrato del pool di “Mani Pulite” Gherardo Colombo, nasce col proposito di rafforzare la presenza di operatori umanitari nel Mediterraneo Centrale, in sinergia con le ONG già impegnate in operazioni di SAR, Search and Rescue, ricerca e soccorso, attivando una campagna di crowdfounding per l’acquisto di una nave che batta bandiera italiana e risponda unicamente alle Leggi del Mare e al Diritto Internazionale, secondo i principi imprescindibili e non negoziabili di umanità, imparzialità, indipendenza e neutralità.
Un’imbarcazione che diventi simbolo di speranza e emblema di accoglienza, riparo, salvezza, e che appartenga a chiunque creda in questi valori. Ma più di ogni altra cosa, una nave che salvi vite umane. Il progetto prevede anche un’attività a terra che consiste nell’informare l’opinione pubblica, attraverso i media, le scuole, gli incontri pubblici, per contribuire a creare una società più consapevole, accogliente e rispettosa dei diritti umani.
“Contiamo di diventare 1.000 associati prima della fine dell’estate – spiega Luciano Scalettari, Presidente di ResQ – L’imbarco dei mille sarà lo slogan di questa campagna associativa dedicata a tutti gli italiani che non vogliono più rimanere a guardare di fronte a queste inutili stragi. Da quando è nata l’associazione, giorno dopo giorno, abbiamo trovato e continuiamo a trovare sempre nuovi compagni di strada: volti noti e persone comuni, ingegneri, studenti, magistrati, pensionati, giornalisti, scrittori, operatori umanitari, persone di religioni diverse, tutte mosse dal valore fondamentale del diritto alla vita”.
“Quando si è ventilata l’ipotesi di mettere in mare una nave per salvare le persone che affogano, mi sono chiesto: se stessi annegando vorrei che qualcuno venisse a salvarmi? Ho risposto sì, sia alla domanda sia alla nave”, rimarca Gherardo Colombo.
“Il progetto nasce perché la morte in mare oggi è più attuale che mai – spiega a Mediterranea Mauro Bardaglio, socio di ResQ che ha guidato il suo camper per 3700 km per promuovere il progetto in giro per l’Italia – e le navi nel Mediterraneo sono troppo poche. Ci siamo uniti per dare un segno concreto e contrastare la cultura dell’indifferenza. Vogliamo quindi mettere in mare un’altra nave che si aggiunge alla flotta umanitaria ancora insufficiente che sostenga donne, uomini e bambini costretti a spostarsi da situazioni drammatiche o volenterosi di inseguire il proprio sogno, che è un diritto di ogni essere umano”.
Il progetto è stato inaugurato ufficialmente il giorno 11 settembre con un concerto dedicato ai Suoni del Mediterraneo tenutosi presso il Conservatorio di “Santa Cecilia” di Roma, al quale hanno partecipato artisti provenienti da varie nazionalità e con background musicali eterogenei.
“Il Conservatorio di “Santa Cecilia” da tempo si pone come crocevia di esperienze non solo musicali ma anche umane, – spiega a Mediterranea Roberto Giuliani, direttore del Conservatorio – vengono a studiare da noi studenti provenienti da 34 Paesi che hanno alle spalle situazioni economiche, sociali e culturali diverse, e che in questo ambiente trovano un terreno proficuo di collaborazione e di scambio. In questo senso siamo un bel laboratorio di pace, perché suonare in un’orchestra, in un ensemble, o cantare in un coro significa ascoltare gli altri, sviluppare un’attenzione reciproca: la musica è già di per sé quindi un importante esempio pedagogico di convivenza. E’ un passaggio normale – continua – che dall’attitudine al dialogo si passi all’attenzione alle difficoltà e sofferenze altrui. Per esempio ormai da anni il Conservatorio si occupa delle relazioni fra la ricerca artistica e la ricerca medica: abbiamo attivato un progetto unico in Italia, in collaborazione con la Regione Lazio e con l’Associazione Exodus, per ospitare sei ragazzi affetti da Sindrome di Asperger ad alto rendimento musicale, oltre a diversi protocolli con i centri medici più importanti di Roma, come un’esperienza con l’Ospedale pediatrico “Bambino Gesù” per l’uso della stimolazione musicale nella riabilitazione neurologica neonatale.
Negli ultimi anni l’attenzione al sociale è diventata una scelta culturale ed etica del Conservatorio – sottolinea il direttore – credo che la musica e l’arte in genere possano fare molto per la società, e in questo momento storico è particolarmente importante. Da queste premesse è nata la collaborazione del “Santa Cecilia” col progetto ResQ. Quando Mauro Bardaglio, uno dei promotori del progetto, mi ha parlato di questa iniziativa, ho considerato doveroso mettere a disposizione gli spazi del Conservatorio per ospitare la presentazione ufficiale del progetto organizzando un concerto tematico sui Suoni del Mediterraneo, al quale diversi artisti hanno aderito con grande generosità e senso di responsabilità civile. Un’occasione straordinaria – conclude – in cui la musica, con ensemble di strumentisti provenienti da diversi Paesi e che hanno reso omaggio anche a culture musicali diverse dalla loro, può essere di grande esempio, e soprattutto dare risonanza a un’inziativa che dà un segnale forte di pace e accoglienza. Ma soprattutto un segnale fattivo, perché di fronte a molti immobilismi, bisogna dimostrare che qualcosa di concreto per gli altri si può fare”.
Si sono esibiti sul palco della Sala Accademica del “Santa Cecilia” gli artisti Marco Valabrega, Filiò Sotiraki, Cinzia Merletti, Emanuela Vecchio (Amina), Nicola Pignatiello, Bruno Zoia, Linda Maria Bongiovanni, Gabriella Aiello, Santi Scarcella, Le Musæ Ensemble (Maggie S. Lorelli, Maria Vicentini, Alessia Dall’Asta), Ensamble Haralambis (Enrica Garbini, Paolo Faiella, Giancarlo Federico, Gianfranco Magni, Francesco Monti, Giulio Porega), Duo de Passaggio (Luca Ranieri, Tiziano Gaeta), Marilia Vesco, Maurizio Puxeddu, Marcello Cirillo, Gabriele Albanese, Stefano Napoli, Domenico Rizzuto. Un evento che è stato un successo, anche grazie alla magistrale direzione artistica di Cinzia Merletti, musicista, scrittrice e didatta.
“Ho accettato di organizzare il concerto “I suoni del Mediterraneo” – spiega Cinzia Merletti a Mediterranea – con immensa gioia, anche perché l’argomento è quanto di più vicino ci possa essere ai miei interessi. Da tanti anni, infatti, mi occupo di culture e tradizioni arabo-islamiche e mediterranee, filtrate attraverso la dimensione musicale. Ho lanciato l’appello a diversi musicisti di ispirazione artistica mediterranea, e sono rimasta sorpresa, emozionata, nel vedere con quale prontezza e generosità abbiano risposto alla chiamata, mettendosi a disposizione per la causa. L’idea che mi ha ispirato – prosegue – è stata quella di dar vita a un evento con tanti suoni, voci e declinazioni musicali, come tante sono le identità culturali, le tradizioni, gli intrecci dei percorsi storici. Niente come la musica sa esprimere, in maniera immediata e comprensibile le istanze sociali di ogni popolo di ogni tempo e luogo, ed è per questo che sul palco della Sala Accademica di Santa Cecilia ho voluto far salire artisti mediterranei che, con la loro arte, spaziando da brani tradizionali a quelli d’autore, passando attraverso un jazz capace di sposare voci e suoni antichi, sapessero parlare di passato e di presente, con intrecci stilistici e umani al tempo stesso. Le musiche del Mediterraneo sanno esprimere molto più di quanto possano fare le parole, e sanno costruire un ponte tra passato e futuro, tra nord e sud e tra est ed ovest del Mare Nostrum, quel ponte che auspichiamo per poter dialogare e vivere pacificamente. Emozionante la sensibilità e la generosità dimostrate dai musicisti coinvolti in questo evento – conclude la direttrice artistica – gli artisti meriterebbero più spazio e voce in questa nostra società”.
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