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Xilografie tratte dal «De agricoltura» tradotto in volgare (titolo originale «Liber ruralium commodomm») di Pietro de' Crescenzi (Bologna 1233-1320). Testimonia una straordinaria fortuna del trattato e della permanenza degli ideali classici e medievali nel Rinascimento, con un riconsacrato amore per l'agricoltura, per l'arte che è «necessaria alla conservazione del corpo e della vita
Xilografie tratte dal «De agricoltura» tradotto in volgare (titolo originale «Liber ruralium commodomm») di Pietro de' Crescenzi (Bologna 1233-1320). Testimonia una straordinaria fortuna del trattato e della permanenza degli ideali classici e medievali nel Rinascimento, con un riconsacrato amore per l'agricoltura, per l'arte che è «necessaria alla conservazione del corpo e della vita
Xilografie tratte dal «De agricoltura» tradotto in volgare (titolo originale «Liber ruralium commodomm») di Pietro de' Crescenzi (Bologna 1233-1320). Testimonia una straordinaria fortuna del trattato e della permanenza degli ideali classici e medievali nel Rinascimento, con un riconsacrato amore per l'agricoltura, per l'arte che è «necessaria alla conservazione del corpo e della vita
Xilografie tratte dal «De agricoltura» tradotto in volgare (titolo originale «Liber ruralium commodomm») di Pietro de' Crescenzi (Bologna 1233-1320). Testimonia una straordinaria fortuna del trattato e della permanenza degli ideali classici e medievali nel Rinascimento, con un riconsacrato amore per l'agricoltura, per l'arte che è «necessaria alla conservazione del corpo e della vita
Incisione con il palazzo-villa fortificato. Da notare il recinto del giardino con gli annessi agricoli, il forno, il giardino segreto con il pomario da un lato, a sinistra la torre colombaria che si erge sulla campagna e in primo piano l'ingresso monumentale con le icone sacre e il pavone. Al centro il riferimento a una delicata storia d'amore, il cavaliere sceso dal cavallo si incontra con la pulzella, mentre presso la capanna una donna fila circondata da animali domestici. E la perfetta rievocazione in cui tutto è armonia nel ciclo della vita.
Incisione con il palazzo-villa fortificato. Da notare il recinto del giardino con gli annessi agricoli, il forno, il giardino segreto con il pomario da un lato, a sinistra la torre colombaria che si erge sulla campagna e in primo piano l'ingresso monumentale con le icone sacre e il pavone. Al centro il riferimento a una delicata storia d'amore, il cavaliere sceso dal cavallo si incontra con la pulzella, mentre presso la capanna una donna fila circondata da animali domestici. E la perfetta rievocazione in cui tutto è armonia nel ciclo della vita.
Villa Lante a Bagnaia. Affresco attribuito a Raffaello Motta da Reggio, che tra il 1572 e il 1574 decorò la Loggia della palazzina Gambara, una delle due che costituiscono il complesso. Nel giardino progettato dal Vignola, uno dei più classici nella sua elegante simmetria scandita dai sedici riquadri che precedono la villa, è raffigurata anche la seconda palazzina, prevista dal progetto ma costruita solo più tardi, tra il 1587 e il 1590.
Villa Lante a Bagnaia. Affresco attribuito a Raffaello Motta da Reggio, che tra il 1572 e il 1574 decorò la Loggia della palazzina Gambara, una delle due che costituiscono il complesso. Nel giardino progettato dal Vignola, uno dei più classici nella sua elegante simmetria scandita dai sedici riquadri che precedono la villa, è raffigurata anche la seconda palazzina, prevista dal progetto ma costruita solo più tardi, tra il 1587 e il 1590.
La celebre lunetta di Giusto Utens con la veduta della villa e del giardino di Pratolino(Firenze, Museo di Firenze com’era). «Una villa li che il duca di Firenze s'è costruita da dodici anni in qua; per abbellirla ci sta impegnando tutti i cinque sensi della natura. Si direbbe che abbia scelto a posta un luogo scomodo, sterile, montuoso, privo per di più di soggetti per farsi un vanto di andarli a cercare a cinque miglia di là e sabbia il calce ad altre cinque miglia [...] Per a mezzo dell'acqua non solo si creano musiche ed armonie ma si danno svariati movimenti a molte statue e porte e molti animali che si tuffano per bere cose simili. A muovere un solo congegno ecco tutta la grotta piena d'acqua: tutti i sedili vi spruzzano acqua alle natiche e se fuggite risalendo le scale del castello ogni due gradini ne sprizzano — per chi vuol dare tal genere di divertimento — mille zampilli che vi vanno bagnando fino alla cima dell'edificio» (Montaigne, «Viagio in Italia»).
La celebre lunetta di Giusto Utens con la veduta della villa e del giardino di Pratolino
(Firenze, Museo di Firenze com’era). «Una villa li che il duca di Firenze s'è costruita da dodici anni in qua; per abbellirla ci sta impegnando tutti i cinque sensi della natura. Si direbbe che abbia scelto a posta un luogo scomodo, sterile, montuoso, privo per di più di soggetti per farsi un vanto di andarli a cercare a cinque miglia di là e sabbia il calce ad altre cinque miglia [...] Per a mezzo dell'acqua non solo si creano musiche ed armonie ma si danno svariati movimenti a molte statue e porte e molti animali che si tuffano per bere cose simili. A muovere un solo congegno ecco tutta la grotta piena d'acqua: tutti i sedili vi spruzzano acqua alle natiche e se fuggite risalendo le scale del castello ogni due gradini ne sprizzano — per chi vuol dare tal genere di divertimento — mille zampilli che vi vanno bagnando fino alla cima dell'edificio» (Montaigne, «Viagio in Italia»).
Bartolomeo Nazari, «Paesaggio con villa>> (Stra, Villa Pisani). Nella incisione settecentesca delle «Ville di Delizia» così come si può osservare nel dipinto veneto il giardino è contenuto dentro il paesaggio naturale e ne viene esaltato il carattere di finitezza del primo nei confronti del secondo.
Bartolomeo Nazari, «Paesaggio con villa>> (Stra, Villa Pisani). Nella incisione settecentesca delle «Ville di Delizia» così come si può osservare nel dipinto veneto il giardino è contenuto dentro il paesaggio naturale e ne viene esaltato il carattere di finitezza del primo nei confronti del secondo.
La Reggia di Caserta, progettata dall’architetto Luigi Vanvitelli (1700-1773) e costruita tra il 1752 ed il 1845 per volere di Carlo di Borbone con lo scopo di erigerla quale fulcro del nuovo regno di Napoli. Il fronte del Palazzo e la veduta del giardino reale.
La Reggia di Caserta, progettata dall’architetto Luigi Vanvitelli (1700-1773) e costruita tra il 1752 ed il 1845 per volere di Carlo di Borbone con lo scopo di erigerla quale fulcro del nuovo regno di Napoli. Il fronte del Palazzo e la veduta del giardino reale.