In occasione della recente uscita dell’album di debutto “Scoprire”, Mediterranea incontra i membri di Amore Psiche, un interessante progetto musicale nato a Milano nel 2018 come canale espressivo per la dolcezza e la nonviolenza. Daniela Grigioni alla voce e synth e Carmelo Mutalipassi alle chitarre, uniti da un background artistico comune, danno vita alla nuova esperienza sull’onda del desiderio condiviso di creare un mondo sonoro caratterizzato da atmosfere rarefatte ed eteree, sia pure animate da una base rock e proiettate verso un futuro sperimentale. La band trova il suo completamento col solido apporto ritmico del batterista Fabrizio Carriero, che condivide con gli altri musicisti lo stesso spirito di ricerca. Dopo alcuni concerti e buoni feedback da parte di pubblico e critica, il primo disco viene registrato presso Casa Medusa di Milano con la supervisione di Francesco Campanozzi, che grazie a un’accurata regia del suono rende al meglio l’atmosfera di ogni brano. Il primo singolo dell’album, Mostrati fiera, dal testo ispirato dallo scritto Spogliati attribuito a Che Guevara, si rivolge alla natura femminile insita in ognuno di noi, “perché sia fiera e potente, come la forza della terra, la forza necessaria per creare una comunità e portare la pace nel mondo”.
Perché il rimando alla favola di Apuleio? Cosa significa per voi?
“Amore e Psiche è una favola antica in cui affondano le nostre radici, la cultura greca e latina. Per noi Amore è inteso come rispetto per ogni forma di vita, l’essenza di tutto. É piuttosto contrastato nel mondo e per questo nominarlo può essere importante. La Psiche è ciò che ci contraddistingue come esseri umani, quella fanciulla timida, curiosa e coraggiosa perché ha sete di conoscenza. É l’essenza dell’evoluzione, la chiave per la consapevolezza che ci permette di operare le scelte e decidere dove dirigerci. Amore e Psiche sono anche conflitto tra ragione e sentimento, tecnologia e emozione, metropoli e natura: temi su cui ci troviamo a riflettere spesso in quest’epoca di grande transizione, cerchiamo di convivere armoniosamente con l’apparente contraddizione, probabilmente anche i cyborg saranno capaci di Amore”.
Il progetto esprime un’esigenza di dolcezza, introspezione e nonviolenza. Perché intendete lanciare proprio questo messaggio al mondo attraverso la musica?
“Intanto vogliamo dare questo messaggio perché pensiamo ce ne sia bisogno, insieme al tempo lento per ascoltare, accogliere e riflettere su se stessi. E poi la musica è un canale molto potente, ha il potenziale di unire le persone e arrivare all’inconscio, soprattutto è il mezzo che ci ha scelto, è la musica che ci ha scelto e noi siamo suoi devoti fedeli”.
“Vogliamo che la terra sia la nostra culla tra le orchidee” è il vostro manifesto, che richiama un certo ideale arcadico del vivere. Promuovete istante ecologiste o è solo una suggestione estetica?
“Sì, siamo ecologisti e l’Arcadia è un ricordo ancestrale indelebile, vorremmo che anche le città future fossero pensate come luoghi ameni dove le persone convivono in pace tra loro e con la natura e gli animali. Potrebbe essere un’utopia ma la natura ci sta chiamando e non potremmo fare altrimenti.
Scrivete insieme la musica, che sembra racchiudere in sé diverse anime?
“Sì, scriviamo insieme e ci troviamo in sintonia perché tutti abbiamo parecchie anime, fatichiamo a rinchiuderci in un solo genere come in una categoria hegheliana, il riduzionismo sfrenato ha fatto grandi cose ma anche parecchi danni alla biodiversità e vorremmo salvaguardarla. Così tendiamo verso il rock, la terra e verso il cielo, ethereal – un nuovo ambito musicale riconosciuto da spotify”.
Non mancano le sonorità vintage, che affondano le loro radici sin nei Seventies. Quali sono i vostri riferimenti musicali?
“Certo i 70’s ma anche i 60’s sono la nostra grande passione, cercavamo di mimetizzarci ma a quanto pare non così bene. Amiamo i Doors, gli Stooges, Zappa, Velvet Underground, Nick Drake, Patty Smith, e moltissimi altri…”.
Nei testi si riscontra una certa attenzione alle questioni sociali, che vi identifica come band impegnata. Pensate che uno sguardo critico sul mondo debba essere un dovere degli artisti?
“Non è una scelta razionale, è Psiche che ci guida e certo nella vita siamo piuttosto attenti e critici. Però un artista può esprimersi in molti modi, importante é l’autenticità, per esempio trasmettere pura gioia è bellissimo. Nel futuro ci piacerebbe fare un disco di pura gioia”.
Il brano “Nessun applauso” richiama il culto odierno per l’esibizione edonistica. Che rapporto avete coi social? Sono un bene o un male per gli artisti?
“Sono un mezzo utile e come tutti i mezzi può essere utilizzato in modo equilibrato o dannoso. Noi non siamo molto propensi a metterci in mostra, siamo interessati principalmente alla musica ma ci connettiamo col mondo dove l’immagine è centrale, vorremmo che quello che comunichiamo fosse di ispirazione per essere migliori, per immaginare nuove possibilità”.
Sono presenti nell’album anche parti recitate. Si sperimenta una nuova forma canzone e un nuovo modo di fare musica in cui la parola abbia una funzione ancora più espressiva?
“La recitazione è un modo di comunicare più diretto rispetto al cantato, sì, è una via interessante, che ci piace perlustrare con la nostra sensibilità. I testi di questo album si prestano alla parola declamata ma senza esagerare, come sempre è una questione di equilibri, sottili equilibri”.
Uscite in una fase di declino della pandemia. Farete un tour live?
“Abbiamo in programma alcuni concerti fino a gennaio e siamo alla ricerca di nuove date, il periodo è complesso ma siamo determinati. E… grazie davvero, per noi é un onore essere intervistati per questa rivista, una bellissima scoperta!”.