Il giorno 10 novembre alle ore 18.30 verrà inaugurata presso il Temporary Storing della Fondazione Bartoli Felter in Cagliari via 29 novembre 3/5, la personale dell’Artista ANDREA MILIA dal titolo “NERO ASSOLUTO” curata da Roberta Vanali, con allestimento di Andrea Isola.
Sarà esposta una selezione degli ultimi lavori realizzati nel corso dell’anno, opere scultoree di granito di grandi dimensione e piccoli oggetti con la cifra espressiva che lo contraddistingue.
Visitabile da lunedì a venerdì previa esibizione green pass all’ingresso dalle ore 17 alle 20, festivi esclusi, sino al 25 novembre.
scrive la curatrice:
“La tradizione è la somma in continua mutazione dei valori oggettivi utili alla gente. Ripetere pedestremente un valore, senza fantasia, vuol dire non continuare la tradizione ma fermarla, farla morire”. Ed è proprio dalla tradizione citata da Munari che muove la sperimentazione di Andrea Milia per dare vita alle sue complesse strutture in granito sudafricano Nero Assoluto. Una tradizione appartenente al mondo della tessitura il cui sviluppo si dilata e si intreccia al tempo dell’esistenza. Strutture archetipiche di evoluzione e trasformazione, simboli di continuità ciclica e come tali evocanti il flusso del tempo, che l’artista forgia, graffia e incide laddove non esiste casualità, ma neppure un preciso progetto. Un lavoro in divenire che rivela un’inequivocabile consapevolezza dell’obiettivo da raggiungere.
Una tradizione secolare, quella della tessitura, ripresa in questi ultimi anni, soprattutto in Sardegna, da epigoni spesso improvvisati del mondo della Fiber Art. Fenomeno direttamente proporzionale alla diffusione dell’opera di Maria Lai che nulla ha a che vedere con le singolari opere di Andrea Milia realizzate con incisione pneumatica mediante smerigliatrici dalle punte diamantate. Lavorazione certosina che prevede una manualità chirurgica e una cura meticolosa del dettaglio, dal momento che l’artista concepisce la superficie delle sue opere come texture, come terreno fertile per ospitare la giustapposizione di segni e trame, intese come mutevoli e interscambiabili per risultati sempre diversi. Così come avviene per i codici geometrici la cui appartenenza al mondo tessile rivela il legame tra natura e cultura, traducendo il quotidiano in un linguaggio di puri segni. Motivi ricorrenti, spesso simbolici, derivanti anche da altre culture tra cui quella bizantina, radicata nell’isola fino alla nascita dei Giudicati. Segni capaci di appagare il senso dello spazio e della totalità tridimensionale.
Dalle “Lastre” ai “Cubi”, dagli “Arazzi” ai “Dominos” fino alle “Rune”, tutte le opere concorrono a mostrare una rigorosa ricerca fatta di mediazioni percettive che modificano la struttura di base senza mai privilegiare un solo punto di vista, talvolta incise per dare la parvenza di fili organizzati sul telaio, altre scavate per essere suddivise in partizioni geometriche che impongono l’alternanza di densità e rarefazione. Effetti dati dalla successione di pieni e vuoti, di zone lucide e opache che scandagliano la superficie scura conferendo eterogeneità luministiche.
Quelle di Andrea Milia sono opere che provengono da una dimensione estetico-concettuale che si pone al confine tra artigianato e industria per giungere a un linguaggio strettamente personale immediatamente riconoscibile, multiforme e di forte impatto visivo. Tra una storicità tramandata dalla notte dei tempi come stratificazione della memoria e il costante mutamento correlato all’inesorabile scorrere del tempo. Una dinamica in bilico tra la tradizione del primitivismo locale e l’innovazione fatta di assidua sperimentazione, volta a tradurre l’attuale e complessa epoca storica.
Roberta Vanali