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Ciò che s’intende per sughero è il tessuto vegetale di origine secondaria che riveste tanto il fusto quanto le radici delle specie legnose nelle quali lo stesso sostituisce l’epidermide, lacerata a sua volta per accrescimento nel diametro di tale rivestimento. Ovviamente, quando parliamo di sughero di particolare pregio non possiamo che fare riferimento alla pianta di sughera, ossia la quercia da sughero, albero sempreverde della famiglia delle Fagacee originario dell’Europa Sudoccidentale e dell’Africa Nordoccidentale. Presente in tutto il bacino occidentale del Mar Mediterraneo dai tempi più remoti, questa pianta naturalizzata e spontanea rientra nella flora del Portogallo e della Spagna, della Sardegna e della Corsica, del Sud della Francia e della Maremma grossetana, della Sicilia e del Nord Africa appunto, rientrando a pieno titolo tra le specie arboree più tipiche della Macchia Mediterranea.

Mediamente, su circa 36 000 km² di sugherete nel Mediterraneo, vengono economicamente sfruttati circa 20 000 km² da cui si estraggono ogni anno 300 mila tonnellate di sughero, di cui circa 12 mila nella sola Sardegna, per complessivi 15 mila in tutt’Italia. Il sughero quindi ha da sempre costituito un vero e proprio asset economico per i Paesi del Mare Nostrum e, allo stesso tempo, un elemento fondamentale per la preservazione del paesaggio: non a caso le querce da sughero venivano protette in Portogallo già a partire dal XII secolo, grazie all’emanazione di leggi a salvaguardia delle foreste ed i boschi che ne vedevano la presenza.

Sigillare ermeticamente le anfore con tappi di sughero è consuetudine che risale all’epoca degli antichi Greci e degli antichi Romani: infatti era già nota a quei tempi la principale proprietà di questo materiale, ossia la flessibilità. Nel corso dei secoli la sempre più crescente richiesta di barili in legno per il trasporto di vino, a scapito degli antichi manufatti in terracotta e di altri materiali tipicamente predisposti alla chiusura col sughero, comportò una netta diminuzione dell’uso dello stesso, almeno fino a periodi relativamente recenti in cui il vetro cominciava ad imporsi sul mercato, sia come contenitore e veicolo per il consumo che come elemento di preservazione ed affinamento. Con la diffusione sempre più massiccia di bottiglie in vetro, soprattutto in Francia durante il XVII secolo, il sughero torna in voga grazie al monaco Dom Pérignon, il quale iniziò a utilizzare un tappo in sughero a forma di cono per chiudere le bottiglie di champagne. Il sughero da quel momento diverrà sempre più popolare e nel XIX secolo cominceranno a comparire le prime macchine brevettate per la fabbricazione industriale dei tappi, diversificati a seconda della destinazione e per le specificità legate al vino.

I passaggi produttivi per ottenere un tappo di sughero sono molto laboriosi ed i principali riguardano la decorticazione, l’ebollizione, la disinfezione, la pressatura, la rifilatura ed il carotaggio. Dapprima sfruttato per l’impermeabilità e l’elasticità, il sughero oggi, dopo numerosi ed approfonditi studi, favorisce il passaggio micro-capillare di aria, favorendo l’affinamento dei vini e lo sviluppo dei suoi aromi, soprattutto è apprezzato da quelle aziende vinicole che hanno una forte sensibilità per l’ecologia e quindi per la sostenibilità. Alla base di tutte queste fasi, tutte richiedenti tecnica e maestria, non deve essere tralasciato il fattore umano e quindi la figura del cosiddetto estrattore o scorzino. L’attrezzo da lavoro caratteristico per questo mestiere piuttosto antico è un’accetta molto affilata con la quale si vanno ad operare due tipi di tagli specifici: uno orizzontale attorno alla pianta, chiamato corona o collana, effettuato ad un’altezza dal suolo di circa 2-3 volte la circonferenza della quercia, e l’altro verticale, detto righello o apertura, il cui numero, dipende dalla grandezza del fusto, da cui si ottengono le cosiddette plance. Fare lo scorzino significa saper dosa forza e sensibilità, riconoscere le caratteristiche peculiari di ogni pianta ed evitare di incidere il fellogeno sottostante alla corteccia, un meristema pluristratificato con cellule regolarmente distribuite in file sovrapposte e privo di spazi intercellulari, al fine di evitare di danneggiare irrimediabilmente la sughera. Un lavoro delicato, da cui dipendono gli ecosistemi di boschi e foreste, che viene completato da operari che raccolgono in spalla la materia prima, giacché non si ha possibilità di accesso coi mezzi di trasporto entro una sughereta, fattore che determina la sostenibilità di tutti i processi a partire dall’estrazione della corteccia.

Proprio per un progetto ad altissima sostenibilità e virtuoso come Mosaico per Procida, bottiglia celebrativa ideata da Roberto Cipresso col supporto di Gaetano Cataldo, fondatore di Identità Mediterranea, non si poteva pensare ad altra chiusura se non quello di un sughero di altissima qualità e capace di sfidare la prova del tempo in quanto a tenuta ed ermeticità come quello prodotto dalla Belbo Sugheri, azienda che sostiene questa iniziativa, a dimostrazione di una grande sensibilità per proposte di valore sul territorio, la quale apporrà il sigillo alla bottiglia dedicata alla capitale italiana della cultura 2022.

L’azienda nasce nel 1990 diventando parte del gruppo Araldo, da sempre impegnato nella distribuzione di prodotti enologici di eccellenza; in seguito, nei primi anni 2000, inizia la partnership con la Diam Bouchage: il gruppo Araldo diventa distributore esclusivo in Italia del rivoluzionario tappo Diam. La Belbo Sugheri, unico polo italiano di finitura della gamma DIAM, ha saputo negli anni costruire una realtà industriale moderna e ben strutturata, capace di rispettare tutti i più importanti standard certificativi internazionali, in particolare la ISO 14001, per ambiente e sostenibilità, e la Food Safety System Certification 22000. Con uno stabilimento di oltre 7000 metri quadrati, la capacità di stoccare 60 milioni di pezzi grazie ad un magazzino automatizzato, ben 5 reparti di produzione, 23 macchine timbratrici ad induzione e due macchine timbratrici a laser, 13 impianti di lubrificazione, 5 linee di confezionamento con controlli al metal detector, la Belbo Sugheri si attesta sul mercato in maniera imponente, per professionalità ed efficienza al punto da poter personalizzare e distribuire 500 milioni di tappi all’anno su tutto il territorio nazionale. Con un centro assistenza orientato a dare il massimo supporto tecnico alla clientela, dalla scelta iniziale del prodotto sino all’imbottigliamento, la Belbo Sugheri, per quanto attiene al suo laboratorio, persegue i seguenti obiettivi, tanto per i tappi tecnici quanto per le chiusure in sughero naturale monopezzo di cui è azienda leader produttrice dal 2011: garantire la massima qualità e sicurezza del prodotto per mezzo di un continuo monitoraggio di tutte le fasi operative, partendo dall’accettazione della materia prima sino all’elaborazione del prodotto finale, permettendo di avere un controllo completo e in tempo reale di tutta la produzione, dando costante priorità alla soddisfazione dei clienti, assolvendo sempre alle loro esigenze. Tutto questo si completa con un controllo meticoloso sulla calibratura delle bottiglie impiegate, sulla verifica dell’eventuale sovrapressione interna, sulle indicazioni di stoccaggio e sul funzionamento delle linee di imbottigliamento da parte di un team composto da qualificati biologi, enologi e chimici sempre pronti ad intervenire per conferire la massima sicurezza e l’evoluzione ricercata nel vino in funzione della tipologia.

Grazie alla sponsorship della Belbo Sugheri presto il vinaggio inedito realizzato da Roberto Cipresso potrà andare in imbottigliamento e, con tali sigilli di qualità, potrà viaggiare sicuro e raggiungere autorità politiche e religiose quale ambasciatore del messaggio di ospitalità e cultura dell’isola di Procida e dei suoi abitanti. Identità Mediterranea è fiera di poter vantare un partner d’eccezione come la Belbo Sugheri, prestigiosa e riconosciuta in ambito enologico, e ringrazia assieme al famoso winemaker ed alle 26 cantine per aver fornito le chiusure di Mosaico per Procida.

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