Luoghi Letterari, ideato e realizzato da Gianmarco Murru e Giulio Pisano, è al tempo stesso tradizione e innovazione, ed è riuscito a combinare con successo cultura e sviluppo del territorio, sfatando il falso mito di una società basata su meri processi industriali di stampo tayloristico.
Un processo tanto semplice quanto fattuale: coinvolgere scrittrici e scrittori professionisti, che hanno fatto della cultura e della comunicazione il loro credo e il loro percorso di vita, e invitarli a scoprire sconosciute realtà rurali, paesaggistiche, enogastronomiche, sociali e artigianali. Da qui lo sviluppo di luoghi (letterari e veri) con tutte le conseguenti potenzialità economiche, nel rispetto però dei valori indigeni.
Se nel XVIII secolo si avvertì l’esigenza di passare da una società rurale a una industriale, oggi il declino della stessa e dei suoi modelli, deve fare riflettere su quale strada intraprendere per l’evoluzione di una società, che l’inglese Hazel Henderson, economista etica, ha definito di fatto entropica, nel titolo del suo saggio (senza giri di parole) Rules to tame the Global Casino (regole per mitigare il casino globale). La strada indicata da Luoghi Letterari, è stata realizzata con successo in Sardegna, e dovrebbe diventare un punto di riferimento per tutto il territorio nazionale.
Anche per far comprendere, non solo alle amministrazioni, ma anche alla gente comune, devastata da programmi spazzatura della televisione, dai canti delle sirene dei giochi del web e orba di quotidiani, in gran parte veline di interessi economici e finanziari, che la cultura vista nel modo indicato da Luoghi Letterari è divertente e interessante. E per chi non capisce altro linguaggio che quello del denaro, produce ricchezza.
Anni fa una statistica Istat comunicava in modo asettico che nei paesi dove si fa cultura il PIL aumenta del 2/3% rispetto ad altri simili. Ma per comprendere ancora meglio il valore di questo progetto mi affido ad Antonio Gramsci che nei Quaderni del Carcere scriveva così: “Cultura non è possedere un magazzino ben fornito di notizie, ma è la capacità che ha la nostra mente di comprendere la vita, il posto che vi teniamo, i nostri rapporti con gli altri uomini. Ha cultura chi ha coscienza di sé e del tutto, chi sente la relazione con tutti gli altri esseri”. Non è un’utopia e Luoghi Letterari lo ha dimostrato: alla distopia che s’intravede in un mondo senza cultura, letteratura, arte e bellezza in senso lato, contrapporre questo modello significa dare una speranza reale al nostro futuro.
Carlo A. Martigli
(scrittore, sceneggiatore e conferenziere, i suoi libri sono tradotti in ventitré lingue, con una
produzione di oltre due milioni di copie)