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È innegabile sia stato l’emblema gastronomico per la città di Salerno per tutto il ‘900, ma si narra che il Vicolo della Neve esistesse già nel XIV secolo, durante il periodo aragonese, anche se il palinsesto culinario doveva essere molto diverso da come si è evoluto nel tempo e altre fonti vorrebbero sia stato fondato, più attendibilmente, attorno al ‘700.

Nel cuore della storica Salerno questo locale pigliava il nome dal vicolo dove, ai tempi che furono, si vendeva la neve per gli usi commerciali e rinfrescare le cantine, iniziando con l’officiare l’arte della pizza e fare cucina. Fin prima della chiusura nel 2021, a causa del covid, manco a dirlo, era il riferimento gastronomico cittadino per il dopo teatro, come poche altre realtà, attraversando epoche storiche diverse, superandole tutte, e mantenendo saldamente la tradizione di una cucina familiare e la tonda fumante, ospitando attori, artisti, letterati e politici.

Ma lasciamoci andare attraverso le parole di una illustre descrizione, quella tratta dalle Desinenze di Alfonso Gatto:

Il vicolo aveva nel gancio l’insegna contrabbandiera del c’era una volta il lontano racconto del tempo che fu. Straniero, se passi a Salerno in una notte d’inverno di luna a mezzo febbraio, se vedi il bianco fornaio che batte le mani sul tondo di quella faccia cresciuta, ascolta venire dal fondo degli anni la voce perduta. L’odore di menta t’invita, la tavola bianca, la stanza confusa dall’abbondanza. In quell’odore di forno per qualche sera la vita si scalda con le sue mani e quegli accordi lontani del tempo che fu”.

I piatti che ingolosivano erano quelli appartenenti alla cucina più squisitamente popolare del Sud e cioè pasta e fagioli, parmigiana di melanzane, peperoni imbottiti, polpette al sugo, calzoni con le scarole e la cotica di maiale, pietanze che ricevevano la carezza termica di un forno a legna, per non parlare della milza e del baccalà con le patate.

Ma il bello sapete qual è? Il Vicolo della Neve riaprirà i battenti proprio domani e Fiorenzo Benvenuto, Gerardo Ferrari e Marco Laudato, soci e compagni di cordata in questa nuova avventura imprenditoriale, promettono che restituiranno alla città un angolo della sua storia. Questa la loro dichiarazione appassionata:

Volevamo dare nuova vita alla storia ma soprattutto volevamo restituire ai salernitani radici e viscere che passano attraverso una cultura gastronomica che ricorda la semplicità delle mani delle nonne e di chi Salerno l’ha vissuta con sguardo attento e infinita saggezza. Il Vicolo è di tutti, è il filo rosso tra la città e chi la ama incondizionatamente. Vogliamo intraprendere un vero e proprio viaggio nel passato”.

Domani ci sarà un primissimo incontro con la stampa alle ore 11:30 in presenza di Vincenzo Napoli, primo cittadino di Salerno, con la partecipazione di Alfonso Amendola, professore di Sociologia dei Processi Culturali presso l’Università degli studi di Salerno, Massimo Cerulo, professore di Sociologia all’Università Federico II di Napoli, Marco Russo, presidente dell’associazione “Tempi Moderni”, Yari Gugliucci, regista e attore, Corrado De Rosa, psichiatra e scrittore, Luciano Pignataro, giornalista ed esperto di Enogastronomia ed “I Neri per Caso”. Alle 19:00 poi seguirà l’inaugurazione vera e propria presso il solito posticino che promette di far rivivere l’anima cittadina tra gli ambienti restaurati, ma non troppo.

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