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Nella giornata di lunedì 23 settembre, presso la Sala Cinese della Reggia di Portici e con il patrocinio del Dipartimento di Agraria dell’Università di Napoli Federico II, ha esordito ufficialmente per la prima volta in pubblico il Comitato Italiano del Piede Franco, associazione che si prefigge di intercettare, catalogare, tutelare e valorizzare le viti a piede franco nel nostro Paese.

A favorire l’avvenimento presso la prestigiosa sede e l’interazione tra i docenti del Dipartimento di Agraria con i membri del Comitato è stata Identità Mediterranea, avvalsasi dell’impeccabile senso organizzativo di Adele Munaretto, di concerto con lo staff del Dipartimento di Agraria a Portici.

È stata la prima uscita ufficiale al pubblico, come già detto, ed un banco di prova straordinario, visto l’esordio presso la sede dell’ateneo più antico del Mondo Occidentale, per questo Comitato che si sta imponendo come interlocutore fondamentale di rilievo nazionale, con grande soddisfacimento del presidente Silvano Ceolin e di Cosimo Orlacchio, delegato del Comitato stesso per la regione Campania, il quale ha suscitato grandissimo coinvolgimento tra il pubblico per il suo intervento dedicato proprio allo stato dell’arte della viticoltura franca di piede della sua area di competenza.

Se Identità Mediterranea ha potuto intercedere per il Comitato presso la Facoltà di Agraria per instaurare le condizioni più favorevoli al convegno e un dialogo fattivo con i relatori accademici, lo si deve grazie al coinvolgimento di Cosimo Orlacchio e di Adele Munaretto, tra l’altro vicepresidente nazionale del Comitato, verso Gaetano Cataldo, che con riconoscenza ed entusiasmo ha aderito all’invito a cooperare e far parte di questa nuova compagine, composta da professionisti in campo agronomico e comunicativo, enologico e della sommellerie, provenienti da svariate regioni italiane.

Oltre ai saluti personali del presidente Ceolin, la platea ha beneficiato degli interventi di Giulio Caccavello, agronomo, e dell’enologo Ciro Verde. Il culmine del convegno è stato raggiunto grazie al trittico delle relazioni vere e proprie da parte di specialisti ed esponenti del mondo scientifico presenti.

Infatti la professoressa Teresa Del Giudice, autorità europea nel campo dell’Estimo Rurale e dell’Economia Agraria, l’avvocato Giovanna Sangiuolo, giurista del Diritto Agroalimentare e Vitivinicolo, e del professor  Riccardo Aversano, luminare della Genetica delle Piante e Biologia Molecolare, hanno affrontato il tema della tutela del Piede Franco con estrema competenza ed erudizione, arricchendo sia gli altri convenuti al dibattito che gli spettatori, fornendo altresì un orientamento al percorso che il Comitato si prefigge di compiere assieme alle cantine ed a tutti gli attori di filiera.

La visione giuridica attraverso l’avvocato Sangiuolo ha suggerito di agire attraverso la stesura di un protocollo programmatico nel rispetto delle normative e nell’attuazione di tutela, valorizzazione e ben soppesata comunicazione.

L’insegnamento della professoressa Del Giudice ha indicato la necessità di quantificare il valore materiale e immateriale della viticoltura a piede franco, tenendo in debito conto sia l’aspetto della sostenibilità economica per le Aziende che lo spaccato antropologico, strettamente legato alle Comunità Rurali.

Il prof. Aversano ha giustamente prospettato un futuro in cui la ricerca scientifica dovrà essere il faro per la preservazione delle viti a piede franco, spiegando il ruolo fondamentale della Genetica, sia per migliorare la viticoltura in generale che per preservare il patrimonio ampelografico costituito da questi esemplari di vitis vinifera integrali.

Questo convegno, sostiene Cataldo, ha costituito un primo grandissimo passo a conforto di chi crede in questo genere di viticoltura e si sottopone a pratiche agronomiche più rigide per preservarne la sopravvivenza, ma occorrerà stilare un protocollo di difesa anti-fillossera ed alimentare costantemente il dibattito, ma soprattutto l’ascolto, con il mondo universitario e le istituzioni. La partita sulla preservazione delle viti a piede franco si giocherà grazie al bilanciamento tra progresso tecnologico ed evoluzione, etica e radicamento ai valori territoriali, non solo per il recupero delle specie viticole ma anche per la preservazione delle Comunità Rurali. Naturalmente la tutela del piede franco non costituisce soltanto ciò, ma persino un’opportunità economica irrinunciabile per il futuro di vini rari che altrimenti non esisterebbero sul pianeta e che certo, se comunicati in modo competente, troverebbero uno straordinario consenso da parte di un mercato esclusivo e di nicchia.

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