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Il 16 e il 17 maggio a Cagliari ci sono state due serate sold out, la Compagnia Teatrale Ferai Teatro di Andrea Ibba Monni e Ga mettono in scena per la ”prima” volta i Monologhi del Pene, scritto diretto e interpretato da loro. Sul palco anche Elio Turno Arthemalle, Monica Zuncheddu, Angelo Trofa, Emanuela Masillo, le Taglia 40 e con la partecipazione di Nicola Porru e Pierpaolo Congiu. Lo spettacolo piace, e molto. Lo spettatore non va via né annoiato né sconvolto, lo spettatore va via pensante, in totale riflessione verso quello che ha ascoltato.
Andrea e Ga hanno intervistato un sacco di persone e hanno disquisito con ognuno di loro riguardo all’indiscutibile protagonista di questo spettacolo: Il PENE.

Abbiamo voluto fare un paio di domande ai Ferai

Ferai teatro perchè I Monologhi del Pene?
“I Monologhi del Pene” perché bisogna normalizzare, parlarne perché non ci devono essere tabù imposti ma solo consapevolezza. Il pene perché volevamo capire la crisi del maschio del 2015. Ma fondamentalmente: perché no? Quando qualcuno storce la bocca o fa un sorrisetto malizioso davanti a un titolo, significa che c’è un vuoto culturale da riempire.

Parlano di più i Peni o le Vagine e quali sono le differenze sostanziali fra i due spettacoli?
Le differenze tra “I Monologhi del Pene” e “I Monologhi della Vagina” sono in prevalenza tre: – Da una parte Eve Ensler che nella prima metà degli anni ’90 intervista le femmine, dall’altra Ga&Andrea Ibba Monni che vent’anni dopo intervistano i maschi; – La Ensler parte da un contesto ben più drammatico della condizione femminile nella nostra civiltà, Ferai parte da una fallocrazia da voler uccidere; – Da una parte ci sono vent’anni di successo planetario, dall’altra un testo nuovo che inizia a farsi conoscere.

Un cast importante, due serate sold out, raccontaci di più
Due serate sold out, un cast importante, un progetto che cresceva di giorno in giorno, un’aspettativa enorme, un pubblico molto attento, curioso e generoso. Il sold out definitivo è arrivato a una settimana dal debutto e ha rappresentato una responsabilità enorme perché il testo e lo spettacolo erano inediti. Il cast era un sogno che si realizzava: avere la fortuna e la fiducia di poter lavorare con colleghi così bravi è senza dubbio una delle chiavi del successo del progetto. Un progetto che dall’idea alla messa in scena è cresciuto e diventato sempre più profondo e ricco di sfaccettature grazie anche agli incontri per raccogliere le interviste: le persone intervistate ci hanno davvero fatto esplorare mondi che la nostra fantasia non avrebbe potuto neppure immaginare; ecco che ancora una volta è essenziale parlare con la gente, vivere la vita per raccontarla sul palcoscenico. Il pubblico è sempre, da sempre e per sempre il nostro sponsor migliore: crede in noi, finanzia la nostra attività comprando i biglietti per gli spettacoli e quindi ci permette di produrre sempre cose nuove, come una catena. Senza il pubblico non ci sarebbe il teatro, il nostro teatro soprattutto: nasce da lui, è fatto per lui e grazie a lui.

Ma si può vivere di teatro? voi non vi fermate mai, produzioni in continuazione e grandi successi…il segreto?
Dedizione. Totale abnegazione. Dare al teatro il rispetto che merita, a 360 gradi, in tutte le accezioni che le parole “dedizione”, “abnegazione” e “rispetto” comportano.

Parliamo di repliche, i Monologhi della Vagina hanno debuttato anche a Sassari con un sold out anche li…e i monologhi del Pene?
“I Monologhi del Pene” torneranno, il 16 e il 17 maggio è stato solo l’inizio di un progetto teatrale ed editoriale che ci porterà molto lontano

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