Una strana nebbia che fa perdere la memoria, i ricordi e le origini s’insinua misteriosa nei villaggi britannici e sassoni alla morte di Re Artù. Questo il tema de Il Gigante sepolto l’ultimo romanzo di Kazuo Ishiguro a tratti fantastico, a tratti storico, ma anche eccezionalmente attuale che trasporta il lettore in un viaggio inconsueto alla ricerca di memorie comuni, alla ricerca di se stessi in una grande prova d’amore.
Il settimo libro dello scrittore britannico di origini giapponesi è già un caso letterario, al primo posto delle classifiche inglesi e al terzo in America arriva in Italia per Einaudi. Un caso di narrativa che fa discutere per lo stile, per i riferimenti all’oblio attinti dalla tradizione greca, per il genere in bilico tra fantasy, storico, allegorico. Un racconto che Christian Raimo, scrittore e critico letterario, ha voluto portare come esempio nel workshop dedicato al giornalismo culturale di Internazionale a Ferrara, manifestazione giornalistica fra le più prestigiose nel panorama italiano.
Orchi draghi e superstizioni dell’antichità diventano metafore di paure inconsce e collettive in un racconto sospeso tra la delicatezza delle favole giapponesi e le favole popolari occidentali che riporta alla mente un mare e rive da raggiungere. Il fiume da attraversare, il Lete greco e romano, diventa allegoria di un mare, il nostro, il Mediterraneo, cui consapevolmente l’autore fa silenzioso riferimento, promette rive agognate come luogo di speranza, di salvezza e di felicità.
In Il Gigante sepolto due anziani coniugi, Axl e Beatrice, avvolti nell’oscurità di una garenna dove vivono in una comunità di Britanni decidono di partire alla ricerca del figlio perduto, del quale hanno solo un vago ricordo. Inizia un viaggio alla ricerca della memoria irto di insidie e di pericoli, ma anche di incontri con personaggi emblematici di epoche antiche di attualità sorprendente. Orchi da temere come entità di cui si sa poco o nulla portano alla mente paure d’oggi per gli sviluppi a volte aberranti di scoperte scientifiche e applicazioni tecnologiche.
Draghi, folletti, cavalieri, monaci, si alternano e si intrecciano nella narrazione che a tratti assume i connotati di racconti ariostei. Barcaioli freddi e spietati non possono non evocare il dantesco Caronte, ma ancor più i Caronte di oggi, traghettatori nel Mare Nostrum di chi trova la morte sfuggendo alla morte, di chi lascia le proprie memorie per un destino oscuro. Una sfida continua tra il bene e il male che ha il suo epilogo nell’uccisione di Querig il drago che col suo respiro genera la nebbia dell’oblio. Nel loro lungo peregrinare Axl e Beatrice capiscono che l’amnesia è comune alle genti che vivono un periodo di pace. E’ una pace irreale e imposta nel cui nome si sacrifica la storia.
I dialoghi dei personaggi caratterizzati da toni sempre garbati, forse troppo formali e cavallereschi danno un respiro solenne ad ogni azione. La descrizione dei luoghi ha spesso riferimenti naturalistici reali, dai campi di erica e ginestre, alle radure, ai boschi, ma in contesti immaginari e surreali tali da non dare identificazione di ambienti e luoghi precisi.
Le garighe inglesi possono essere qualsiasi luogo incolto come la savana africana o la macchia mediterranea. Una descrizioni che proietta ancor più il lettore in una sorta di nebbia spazio/temporale.
Nel loro viaggio per raggiungere il figlio i coniugi, uniti da un amore che va oltre i ricordi, incontrano altri popoli, altre persone, altre tradizioni tutti accomunati della dimenticanza. La consapevolezza di questa strana situazione porta altri personaggi a unirsi ai due per scoprirne l’origine. E’ il respiro del drago sepolto per volere di Artù che genera la nebbia. Un volere imposto in nome della pace fra i popoli. La pace è allora conseguenza della perdita di identità? E’ meglio uccidere il drago e ritrovare le memorie dei popoli? Ma con quali conseguenze? Questi sono solo alcuni degli interrogativi posti dal racconto che a ben pensarci vanno oltre la favola.
Axl e Beatrice decidono che è meglio che il drago muoia, che la nebbia si diradi anche se “Potrebbe portare orrori in questa terra”, per scoprire a costo di tutto cosa li ha uniti negli anni, per capire se il loro è amore vero.
Trecento pagine che scorrono lente come l’incedere stanco dei protagonisti, ma comunque avvincenti al punto da condurre il lettore al finale. E’ una storia fantastica di ampia leggibilità che lascia spazio alle interpretazioni più diverse, universali e interiori in un momento storico, il nostro, nel quale altri viaggi altri popoli e altre memorie si incontrano tra disperazione in cerca di destini e innovazioni tecnologiche spietate nelle guerre di oggi.