Il Rapporto CRENoS sull’Economia della Sardegna del 2015, definisce il modello di sviluppo dell’isola “leggero” che coniuga: tradizione (settore agricolo e agroalimentare), innovazione (information technology) e industria dell’ospitalità.
Vi riporto come esempio i dati del rapporto riguardanti ricerca e innovazione che quest’anno risultano positivi: solo il 29% dei sardi non ha mai utilizzato un computer, un dato migliore rispetto alla media Italiana (33%) e a quella del Mezzogiorno (42%), ma ben lontano dalla media europea che si attesta al 17%. Discreta anche la performance relativa alla diffusione della rete a banda larga (pari al 75% delle famiglie, in linea con la media europea e seconda in Italia dopo la Provincia di Bolzano). Questi dati aiutano a spiegare il buon risultato della Sardegna con riferimento alla densità di startup innovative (che nell’Isola si occupano soprattutto di produzione software e consulenza informatica): in Sardegna operano infatti 6,1 startup innovative ogni 100 mila abitanti, contro il dato nazionale pari a 5,9. Ragguardevole la prestazione della provincia di Cagliari il cui dato è pari a 9,1 e che, ospitando 72 startup innovative, si posiziona al decimo posto tra le province italiane pur essendo superata da più di trenta province per popolosità. Questi risultati promettenti sembrano quindi confermare la vocazione “digitale” dell’Isola.
Ci sono diverse eccellenze intellettuali e produttive nell’isola. Abbiamo tutte le carte per competere in un mercato globale. Da non dimenticare che l’epopea del web italiano è iniziata in Sardegna. Quando il primo giornale d’Europa andò sul web, l’Unione Sarda, e iniziò l’avventura di Video On Line alla quale poi seguì la scalata di Tiscali. Dunque seguendo questa scia negli ultimi anni sono nate tante startup che oggi rappresentano un bel capitale umano e di prospettive di business.
Dunque sul lato delle startup hi-tech non ci possiamo lamentare, anche perchè la tecnologia ci ha permesso di connetterci col mondo e uscire dallo status di “isolani/isolati”. Ma credo che la Sardegna non debba puntare solo sul settore ICT, occorre lavorare tanto per salvaguardare la qualità della nostra isola. I sardi devono capire che è assolutamente necessario puntare proprio sulla difesa della nostra bellezza, genuinità e autenticità: dai prodotti alimentari, agli ecosistemi ambientali, all’energia, alla bonifica delle aree contaminate, alla tutela della fauna e della flora. Solo questa qualità ci renderà veramente competitivi in futuro. Gli americani ci vengono a trovare perchè siamo longevi e hanno inserito la Sardegna nella lista delle Blue Zone.
Lo sviluppo economico della Sardegna non può che essere sostenibile e non può prescindere dalla valorizzazione e la tutela delle risorse naturali. La Sardegna può costruire il proprio futuro puntando in maniera intelligente sul rafforzamento dei settori quali: agricolo e agroalimentare, il turismo sostenibile, l’artigianato tradizionale e la digital fabrication, l’ICT, la Bioedilizia e l’eco-mobilità.
Per intraprendere la strada della crescita è necessario rimuovere alcuni ostacoli di natura strutturale: la carenza di capitale umano e di competenze, la frammentazione del tessuto imprenditoriale, la debolezza delle reti infrastrutturali e la bassa qualità delle istituzioni. Occorre dare sostegno a nuovi modelli che soddisfino i bisogni sociali, in modo più efficace delle alternative esistenti, e che allo stesso modo creino relazioni e collaborazioni. All’origine di questi processi esistono pressioni sociali esercitate dall’esistenza di bisogni insoddisfatti, di risorse sprecate, di emergenze ambientali o sociali. La fornitura diretta di prodotti e servizi che soddisfano tali bisogni non è più garantita né dal mercato né dalle amministrazioni pubbliche. Questo vuoto politico è fallimentare per il mercato e apre il campo a risorse e forze del privato sociale, per ottimizzarne l’utilizzo, per garantire un miglioramento sociale, per realizzare soluzioni più soddisfacenti che rispecchiano i valori e le aspirazioni di noi tutti.
Monica Mureddu, 38 anni, sarda, determinata. Si occupa di giornalismo di innovazione, internazionalizzazione d’impresa e di promozione di nuovi modelli economici. Per quasi 10 anni responsabile comunicazione in RAI, nel 2010 fonda a Barcellona la società Media Haka (osservatorio sui fenomeni economico-sociali in Europa) e dà vita a Sardinia Innovation, il primo magazine sull’innovazione sarda.
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