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Sardegna 2050

è “un’associazione di promozione sociale, culturale e politica senza scopo di lucro” che propone di mettere insieme persone diverse per un obiettivo comune: costruire il cambiamento. Nata ufficialmente nel febbraio 2013, Sardegna 2050 è un laboratorio di politiche innovative e soprattutto territoriali. Per creare il nuovo modello di sviluppo ha capito che occorre innanzitutto motivare le persone alla partecipazione “leggera”, affiancata alla partecipazione “pesante”. “Il suo scopo è quello di trasformare i processi di innovazione materiale e immateriale in politiche attive che abbiano una ricaduta positiva sul territorio”.

Le persone che hanno deciso di fare rete in questa associazione, si sono messe in gioco in prima persona per avere un ruolo attivo nella costruzione di un futuro migliore per la propria isola. Ma chi sono queste persone che stanno mettendo a sistema esperienze, intelligenze, saperi, competenze e diversità? Da chi è coordinato questo incubatore di idee, questa “macchina per il cambiamento”?
I suoi ideatori, Nicola Pirina (esperto in politiche di sviluppo territoriale) e Gianfranco Fancello (ricercatore ingegnere trasportista dell’Università di Cagliari), lavorano come parte del network di un folto gruppo di persone “fuori dal comune”, (in quanto la generalità delle persone si accontenta di delegare, piuttosto che impegnarsi direttamente). Persone speciali, perché disposte a mettere gratuitamente a disposizione le proprie elevate professionalità per raggiungere il primo obiettivo dell’associazione, quello di costruire un programma di sviluppo per la propria isola, che possa essere realizzato attraverso processi partecipati ed azioni pubbliche, anche di tipo politico e, eventualmente, vestire i panni di programma elettorale. Un programma di sviluppo che viene costruito grazie a nove distinti laboratori a cui si partecipa in base alle competenze, al fine di dare contributi efficaci. Durante le periodiche assemblee plenarie ospitate simbolicamente a Ottana, (presso cui è attiva una delle iniziative concrete dell’associazione “adotta un’incompiuta” retedeldono.it), vengono condivise le proposte elaborate nei laboratori, per raccordare la complementarietà delle proposte e le criticità affrontate nei singoli gruppi di lavoro (ognuno con la sua piccola rete di collaboratori e simpatizzanti dell’associazione, incuriositi e pronti ad entrare in Sardegna 2050).

Ogni proposta, accompagnata dalla fattibilità economica basata sugli ultimi bilanci regionali, viene presentata e discussa per poi tornare ai laboratori che perfezionano il prodotto; in seguito sarà finalmente confezionato e pronto all’uso. E’ un grandissimo e faticosissimo lavoro, fatto di una grande mole di documenti che ogni partecipante raccoglie o produce e poi condivide attraverso la rete. A “dispetto” della eterogeneità delle provenienze geografiche (da tutta l’isola), della formazione e delle differenti visioni politiche dei partecipanti, il risultato che sta prendendo forma e corpo risulta un lavoro unitario e integrato tra le sue componenti, soprattutto grazie al sistema di coordinamento delle intelligenze.

Il tutto è ben sintetizzato nel manifesto di Sardegna 2050 che si articola intorno a pochi concetti chiave: Rinnovamento e metodo politico; fiducia, valutazione e processo decisionale; identità, programmazione e sviluppo; politiche attive; sostenibilità globale, scuola e welfare; meritocrazia è futuro; conoscenza è libertà. Del manifesto ci limitiamo a raccontare solo ciò che spiega il motivo del numero “2050” inserito nel nome dell’associazione No Profit: Programmazione. La Sardegna del presente deve guardare ora al futuro, ma non quello immediatamente prossimo dei soliti cinque anni di un qualunque programma elettorale, ma un orizzonte sufficientemente lungo per realizzare “concretamente” le proposte utili allo sviluppo del territorio e a risolvere le sue problematiche. Ecco, questo orizzonte minimo è individuato realisticamente nel 2050.

Lo scoraggiamento verso il futuro è purtroppo diffuso, perché si è convinti che nulla possa cambiare. E’, purtroppo, assodato che questo copione continui ad andare in scena sempre uguale a sé stesso, anche se con attori diversi. Questo meccanismo perverso è alimentato da due fattori che divengono criticità: l’abitudine, che tranquillizza, e il disimpegno, che attraverso una delega, talvolta sbrigativa talvolta obbligata, può dare l’illusione di aver tolto le castagne dal fuoco deresponsabilizzandoci. L’interruzione di questo “moto perpetuo” (perpetuo solo finché lo permettiamo), può avvenire con l’impegno materiale e fattivo a cambiare le cose per non lasciare che siano gli altri a decidere per noi. Sapere che gruppi di persone disinteressate pensano già alla Sardegna del 2050 e sono in cammino verso un futuro già in costruzione, riscalda il cuore, intorpidito da una politica sonnolenta e distratta.

Sardegna 2050 è un esempio di innovazione metodologica in ambito di programmazione economica e sociale, da parte ci quei privati che vogliono dare una mano anche alle amministrazioni pubbliche, impegnate quotidianamente nella risoluzione di problemi pratici di lunga data. In certi settori la Sardegna, come il resto del Paese, soffre di un deficit strutturale di politiche per lo sviluppo e l’innovazione. Mancano sicuramente le risorse umane all’interno delle amministrazioni, manca uno scambio continuo con i laboratori di idee che possono venire dall’esterno, manca una moderna razionalizzazione dei tempi.
Nonostante queste difficoltà la Sardegna è oggi un eccezionale laboratorio di innovazione, in ambito scientifico e tecnologico in primis, grazie all’esistenza sul territorio di aziende che fanno da traino e creano l’humus necessario per la diffusione di nuove imprese e progetti innovativi in tutti i settori principali dell’economia sarda.

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