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Mentre guidavo verso Sorso (Sassari) ieri mattina guardavo la campagna – anche la strada, certo, ma c’era pochissimo traffico – e rimanevo come sempre meravigliata dalla quantità di fiori che ricoprono questa terra.

Mi dicevo che sono proprio fortunata a viverci perché, anche se non c’è molto, è davvero bellissima. Beh, poco dopo, seduta in una sala al primo piano del recentemente ristrutturato Palazzo Baronale, nel centro storico di Sorso, dovevo ricredermi. Molto c’è! O, meglio, ci sarà, se il mondo girerà per una volta nel verso giusto.

Cinque coraggiosi: Giuseppina Angheleddu, Piero Careddu, Giovanni Fancello, Serena Pirastru, Mario Sechi – tutti con preparazione specifica, anche se forti di esperienze diverse – membri di un Comitato appositamente costituito, hanno spiegato a un pubblico di amici, simpatizzanti, appassionati e professionisti (e potenziali sostenitori) che intendono aprire l’Università del gusto del Mediterraneo.

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Un progetto ambizioso che troverebbe casa ideale a Sorso per diversi motivi. La Romangia è una regione storico-geografica della Sardegna particolarmente vocata all’agricoltura e all’allevamento della vite; nel nord Sardegna hanno sede grandi complessi scolastici (leggi Ipsar, Istituto Professionale per i servizi alberghieri e della ristorazione), ma l’offerta formativa professionale e universitaria nel campo dell’enogastronomia è invece carente; il Comune di Sorso ha aderito con entusiasmo al progetto proponendo di mettere a disposizione beni demaniali ed edifici storici del paese.

L’Università del gusto del Mediterraneo mira infatti ad avere il riconoscimento ufficiale dei corsi universitari da parte del Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca e a istituire tre corsi di laurea aperti a tutti; uno per la specializzazione in cucina e pasticceria, uno per la sommellerie, uno di giornalismo enograstronomico. I corsi saranno triennali e il primo anno verrà svolto un programma comune, così che i diversi aspetti delle professioni del settore siano ben chiari a tutti i partecipanti. In seguito ogni studente seguirà lezioni e seminari specifici.

Le tante lezioni pratiche si alterneranno a quelle teoriche, verranno insegnate tre lingue straniere, chimica e biologia degli alimenti, analisi sensoriale, i rapporti tra il territorio e la sua cucina, marketing e legislazione; i ragazzi (ma non solo a loro… pregusto già di partecipare almeno a qualche seminario!) saranno incoraggiati a portare a termine progetti in autonomia e, meraviglia delle meraviglie, ci sarà unGiardino Condiviso dell’Università” (o orto sociale)!

Il Comune di Sorso ha di fatto già messo a disposizione un terreno presso Platamona dove gli studenti potranno curare varietà di piante locali e rare, vedere e toccare con mano la bellezza della biodiversità, capire finalmente quanto costa (in termini di impegno e di fatica) avere prodotti freschi di stagione con tutto il loro carico di sapore, profumo e colore e, nel contempo, rendersi conto di quanto la materia prima sia importante per la cucina. Un progetto che non è nuovo all’estero, ma che in Italia si presenta come innovativo.

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Altra cosa che può parere obsoleta a occhi giovani, ma che invece ha per me un fascino e un’importanza assoluta, è la creazione di una biblioteca. Sì, una biblioteca di libri di carta, la Biblioteca del Gusto, che, unica nel suo genere, si prefigge di diventare un vero e proprio centro di documentazione sulla gastronomia e che dovrebbe aver sede in un altro edificio storico del centro di Sorso.

E altre case abbandonate o edifici già ristrutturati per l’ospitalità potrebbero essere adibiti a “ostello diffuso”, così che l’Università del gusto del Mediterraneo abbia un campus mediterraneo: non grandi edifici e spazi, viali e campi sportivi, ma viuzze, nonnine sulle soglie, negozietti e pietra, tegole e vista sul Golfo dell’Asinara. Cosa volere di più per passare tre anni di studio?

Invogliare i ragazzi a rimanere sull’isola per avere una preparazione universitaria dopo una scuola superiore che, per cauta ammissione dei presidi degli Ipsar presenti ieri e sempre alle prese con i noti problemi della scuola italiana, consegna al mondo giovani con una professionalità ancora in embrione, che spesso si perde se non adeguatamente coltivata. Ma anche attirare giovani dal resto del mondo.

Non solo emigranti e cervelli in fuga quindi, ma anche immigrati e cervelli disposti a rinunciare a qualche mondanità continentale per sporcarsi le mani nella terra della Romangia e imparare a cucinare e a comunicare il cibo del Mediterraneo.

Che dire? L’unico rimpianto è che questa iniziativa sia una proposta nata da privati cittadini e non invece parte di un programma attuato dalle pubbliche istituzioni, che pure dovrebbero avere a cuore il futuro dell’isola e dei giovani che ci abitano e che vorrebbero continuare a farlo. In ogni caso, ciò che conta ora è trovare finanziamenti. Presto partirà anche una azione di crowdfounding; metodo che ha dato spesso grandi risultati per iniziative analoghe e che, assicurando la massima partecipazione, coinvolge anche… sentimentalmente e rende possibile affezionarsi a un progetto e desiderabile vederlo prosperare.

Per ogni informazione rimando al sito https://universitagustomediterraneo.wordpress.com/ e all’indirizzo email di riferimento: accademiagustomediterraneo@gmail.com

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