Chi almeno una volta nella vita si è trovato immerso nella polvere dorata dell’Ardia di Sedilo, non può non ritrovare tutte le suggestioni ed emozioni che Santino Carta trasmette nella presentazione della mostra In Hoc Signo. La mostra, allestita a Cagliari nella Sede della Fondazione di Sardegna in via San Salvatore da Horta 2, è visitabile sino al 7 maggio, con ingresso gratuito, dal lunedì al sabato dalle 10 alle 20.
Per lui è l’infanzia, la famiglia, la devozione, il suo passato, ma anche il suo presente, il ricordo di un profumo e il sapore della festa. Ma anche per chi è solo spettatore è passione, forza, mistero.
Ai 16 artisti per i quali è stato un moderno committente, il Presidente della Fondazione Pio Alferano e Virginia Ippolito, ha chiesto di restituirne, con la loro arte e la loro sensibilità, la vitalità, l’ardore e la poesia. Non è importante se questi artisti siano mai stati all’Ardia, ma di sicuro ne raccontano l’anima, la devozione e la festa.
Ed ecco Nell’arco dell’Ardia: il signo, la croce rossa che quasi taglia la terra davanti al Santuario e sospinge la prima Pandela fuori dal quadro. Lino Frongia condensa tutti i simboli di questo momento tra sacro e profano, tra storia e legenda che il 6 e 7 luglio infiammano l’anima dei sedilesi e non solo.
Si prepara L’ultimo cavaliere di Mariano Chelo che getta il suo sguardo al Santuario e sopra le teste degli altri cavalieri. Chissà quali preghiere ed emozioni lo travolgono prima che si lanci nella folle corsa invocando Santu Antine.
Lungo il percorso che porta verso il santuario e la pista dove si svolgerà la corsa, vicino all’arco aspetta il Mendicante lacero e scheletrico di Cesare Inzerillo: perché questo rito festoso e magico è per tutti.
Nicola Caredda ci fa immedesimare nel ragazzetto in calzoni corti che stringe la pandela e scruta, in un’alba piena di speranza, il cielo con il desiderio di tutti i bambini di Sedilo: essere un cavaliere, essere la prima Pandela, gettarsi nella folle corsa per sciogliere un voto.
E poi finalmente L’Ardia con i cavalieri in groppa a cavalli infuocati che si lanciano intorno a sa muredda, i fucilieri e la folla che si accalca lungo il percorso. Il momento forse più emozionante di questa celebrazione con i suoi colori sgargianti e selvaggi lo troviamo nella tela di una donna, prima che un’artista: Liliana Cano.
Quasi un monocolore per la folla di cavalieri e fucilieri, fissi come maschere di legno, che riempiono la spianata davanti al Santuario, un azzurro che è tutt’uno con il cielo nella tela Sarà battaglia di Luigi Piras.
Indissolubile il legame tra il cavallo e il suo cavaliere durante la corsa sotto il sole e tra la polvere, ed eccoli però senza il loro cavaliere: il cavallo bianco di Alessandro Kokochinski che si staglia nell’oro di una piana che potrebbe essere quella davanti al santuario, e quello di bronzo, schiacciato da quel muro che tutti i cavalieri temono, opera di Antonio Nocera.
Fin qui la festa e la corsa e soprattutto la devozione e la fede, ma c’è anche la storia con Luisanna Atzei che nella tela Costantino e il suo popolo ci mostra l’Imperatore che aperte le porte e lasciata la battaglia alle sue spalle, vede la luce divina che appena compare nel buio.
Giovanni Gasparro ne Il sogno di Costantino ci fa entrare nell’intimità dell’imperatore, che prima della battaglia di Ponte Milvio è abbagliato, ma anche attratto dalla luce e dalla croce e si aggrappa con le unghie al letto, in un gioco di rimandi tra luci e ombre, tra sogno e realtà.
Si corre per fare un voto, o per ringraziare il santo imperatore e in un tabernacolo sono custoditi gli ex voto e il rosario in pasta di mandorle, zucchero e albume di Anna Gardu. Preziosi e leggeri, ma ricchi di significato, con le iniziali del Santo, ma anche del committente: grazie Santu Antinu meu.
Potenti e inquietanti gli ex voto di Tonino Mattu: sono braccia e gambe che un angelo a cavallo porta via con se, mentre fissa fiero e immobile il mondo oltre la tela.
La terza delle sculture è la Donna di Sardegna di Livio Scarpella: elegantemente è cinto il suo capo dal fazzoletto, che rende ancora più evidenti gli occhi dallo sguardo fiero e devoto. Chissà a cosa pensa: forse semplicemente aspetta con ansia il ritorno di un figlio o un marito di ritorno dalla corsa.
La giostra di Pino Navedoro racconta tutto il mondo dell’Ardia: Costantino con i simboli del potere imperiale, Santu Antine con la croce e l’aureola e 3 bambini sui cavalli a dondolo; nei loro pensieri si cela il desiderio di diventare cavalieri, di correre e vincere una battaglia e sciogliere un voto.
Solo apparentemente distanti tra loro le opere che aprono e chiudono il catalogo della mostra: S’ardia di Antonio Amore e Oltre l’arco la luce di Jacopo Scassellati. Le separano oltre 40 anni, ma nonostante questo e l’uso dei colori espressionisti di Amore e dei giochi di luce in bianco e nero di Scassellati, li accomunano la forza prorompente del binomio uomo e cavallo e il furore della battaglia.
Un luogo dell’infanzia, una suggestione e una passione e un voto: tutto questo è alla base della mostra In hoc signo a cura di Vittorio Sgarbi, corredata un da pregevole catalogo con saggi critici dello stesso Sgarbi, testi di Umberto Cocco e Tito Stagno e l’analisi delle opere e le schede biografiche di Anna Lia Pintau. La pubblicazione è arricchita da testimonianze e impressioni sull’Ardia di Giulio Angioni, Gianfranco Cabiddu, Cristiana Collu, Sebastiano Congiu, Marcello Fois, Paolo Fresu, Antonio Marras, Piero Marras, Filippo Martinez, Maria Antonietta Mongiu, Anthony Muroni, Salvatore Niffoi, Paolo Pillonca, Gigi Riva e Gavino Sanna.
L’esposizione è voluta e promossa dalla Fondazione Pio Alferano e Virginia Ippolito che è nata con la volontà di onorare e ricordare il generale Alferano, il quale ebbe un ruolo importante e determinante al comando del Nucleo Tutela Patrimonio Culturale dei Carabinieri, e a sua moglie. E’ stata realizzata con il patrocinio della Fondazione di Sardegna, del Presidente del Consiglio Regione Sardegna e del Comune di Sedilo.