Come trasformare Cagliari in Capitale della Cultura europea 2019: Le fontane del Mediterraneo, un’idea dal mare da amare
“Un’idea, un concetto; un’idea, se rimane un’idea, è soltanto un’astrazione” raccontava cantando Gaber, ma proviamo a immaginare una città costiera, capoluogo di un’Isola baricentrica nel mar Mediterraneo accogliere 23 fontane, opera di altrettanti paesi che si affacciano sul Mare Nostrum e la nostra idea incomincia a prendere forma e a non essere più un’astrazione.
L’idea pronta e servita è di un mio amico, Maurizio Loche, avvocato referente del Consolato britannico in Sardegna e rappresentante di uno studio associato londinese a Cagliari. Ricordo benissimo quando Maurizio, anni fa, mi chiese “sai mantenere un segreto?”, alla mia risposta affermativa mi consegnò un plico di appunti estremamente dettagliati: era il progetto de Le Fontane del Mediterraneo.
Dopo averlo letto, quel progetto mi piacque talmente che divenne anche un po’ mio e spronai Maurizio a presentarlo alle istituzioni e amministrazioni pubbliche di competenza, in particolare a Comune di Cagliari e Regione Sardegna. Ahimè all’epoca raccolse ben poca attenzione. Ma, nel tempo, e specialmente grazie al testardo cuore di Maurizio lanciato oltre l’ostacolo, alle orecchie da mercante delle istituzioni, si sono invece contrapposte durante questi anni, entusiastiche voci, molto autorevoli di noti esponenti della cultura, italiani e non.
Ma ora provo a esporre per capi generali l’idea di Maurizio Loche.
Il fulcro del piano d’azione è rappresentato dall’individuazione di tanti spazi attorno alla città quanti sono i Paesi che insistono sul Mediterraneo. Individuate le aree, possibilmente vicine al mare, il progetto si rivolge ai vari Paesi, a ciascuno dei quali viene proposta la realizzazione di una fontana alimentata dall’acqua marina, di cui disponiamo in abbondanza. A questo punto, ogni fontana diventerebbe il simbolo caratterizzante del Paese costruttore. Uno splendente biglietto da visita che potrebbe innescare un virtuoso circolo competitivo e un importante indotto per la nostra città nella cultura, nel turismo, nel commercio; in poche parole un volano per l’economia cittadina e della stessa Isola. Questi gli effetti pratici immediati.
Ma se proviamo a pensarla come Dostoevskji, che ne “L’idiota” afferma che il mondo sarà salvato dalla bellezza, allora ci potremmo rendere conto del pieno valore estetico e morale che l’idea delle Fontane del Mediterraneo racchiude.
Un sogno – per una volta realizzabile senza troppo dispendio di danaro e di energie umane – di una riqualificazione totale di forma e contenuti per una città fortunata, già di per se stessa toccata da Dio per la meravigliosa collocazione geografica, ma che potrebbe ancor più essere valorizzata da un insieme di opere che, oltre ad essere belle, siano portatrici di alcuni dei valori etici ed estetici più alti dell’umanità: l’unità tra i popoli, la tolleranza, l’arte, la circolazione della cultura e delle genti.
Penso che un sogno così potrebbe non tornare mai più se non lo acchiappiamo per la coda.
Ed è per tale motivo che ci permettiamo di chiedere alle Amministrazioni competenti un breve mezz’ora, solo mezz’ora della loro attenzione, per leggere l’idea di Loche.
Una proposta, la sua, che in questi anni è pian piano penetrata, prima tra noi amici e conoscenti poi, attraverso il sito web, ha iniziato a circolare tra gli addetti della cultura italiana e internazionale, ricevendo apprezzamento e sprone alla realizzazione, per giungere alla divulgazione tramite i social media (Facebook, Twitter), mezzo ancora più potente di comunicazione global.
A proposito di occasioni da non perdere, Maurizio Loche crede fermamente che “ il progetto dovrebbe essere presentato dall’Italia già all’Expo 2015 di Milano (e, aggiungo, sono sicuro che verrà davvero presentato), perché è vero che si deve realizzare a Cagliari, ma idealmente, tramite la nostra città, l’Italia accoglierebbe in modo permanente – e non si è mai visto nella storia dell’Umanità -tutte le nazioni che si affacciano sul Mediterraneo”, sottolineando con queste parole la valenza di universalità della proposta che potrebbe trasformare la nostra città e perciò una città italiana in un’eccellenza degna dell’Expo 2015.
Che aspettiamo allora a trasformare Cagliari nella capitale europea della cultura 2019?
Ci sono gli spazi, i contatti internazionali, i costi di realizzazione sono contenuti solo ai minimi interventi tecnici, dall’acqua di mare siamo circondati in abbondanza (la stessa aggregante acqua che unisce gli stati mediterranei di Europa, Asia e Africa); in tempi relativamente brevi si potrebbe partire col progetto.
Nel prossimo quinquennio a partire da quest’anno si potrebbero consultare gli Stati e raccogliere i progetti, poi si tratterebbe di predisporre i cantieri (assolutamente poco invasivi vista l’esiguità degli spazi) fino alla realizzazione delle opere.
Se dovesse esistere la volontà istituzionale, il tempo ci sarebbe ancora, visto anche l’entusiasmo che un’idea di tale portata potrebbe scatenare nella cittadinanza, non solo di Cagliari ma dell’intera Isola, per dimostrare una volta tanto che non siamo “pocos, locos y malunidos” e che siamo capaci di illuminare il momento storico critico che stiamo attraversando mettendo in gioco la creatività tipica dei momenti di criticità.
Ma ora basta dichiarazioni d’intenti, l’avvocato Loche ha descritto in modo minuzioso tutte le caratteristiche del progetto che va solo letto cliccando su questo link e messo in pratica.
A questo punto, come Gaber raccontava all’inizio, si tratta solo di trasformare l’astrazione in realtà: ovvero “ se potessi mangiare un’idea avrei fatto la mia rivoluzione”.
Allora scartiamola, cuciniamola, mangiamola questa idea e avremmo realizzato una magnifica, pacifica, bellissima rivoluzione.